Niente UFO in Danimarca (dice il ministro della difesa)

Il 2 Dicembre 2021 il Ministro della Difesa della Danimarca Trine Bramsen ha rilasciato una dichiarazione sugli UFO nello spazio aereo del paese, in risposta alla seguente domanda, posta dal parlamentare conservatore Niels Flemming Hansen all’attenzione della commissione parlamentare per la difesa:
“Nel giugno 2021 il Dipartimento della Difesa americano ha annunciato di aver osservato almeno 143 oggetti volanti che non sono potuti essere spiegati. Il Pentagono dichiara che gli oggetti fisici osservati in volo si muovevano in diversi casi in modi che non potevano essere giustificati. In 80 casi gli oggetti furono osservati tramite diversi strumenti di monitoraggio simultaneamente, ad esempio tramite radar. Il Pentagono afferma che questi fenomeni possono rappresentare un rischio per la sicurezza. Può il Ministro confermare se le forze armate danesi hanno, negli ultimi dieci anni, osservato fenomeni simili nello spazio aereo danese o in quello di altri paesi, e può inoltre confermare se qualunque fenomeno di questo tipo sia stato documentato tramite strumenti di monitoraggio come i radar o simili, e se il Ministro condivide l’opinione del Pentagono che tali fenomeni possono rappresentare una minaccia per la sicurezza?”
Risposta del Ministro della Difesa Trine Bramsen:
“In risposta alla richiesta, lo Stato Maggiore ha dichiarato che nel periodo in questione la Difesa non ha registrato alcun rapporto di incidente, sia visuale che tramite radar, che abbia coinvolto oggetti volanti il cui comportamento e origine fossero inspiegati.
Lo Stato Maggiore ha inoltre affermato che le richieste di informazioni da parte di civili saranno inoltrate alla SUFOI (Scandinavisk UFO Information), alla quale la Difesa ha rilasciato nel 2009 tutti i suoi documenti esistenti.
Lo Stato Maggiore ha concluso che oggetti volanti la cui altitudine, intenzione e origine non sono conosciute possono teoricamente costituire un rischio per la sicurezza generale del traffico aereo, e che per questa ragione non possiamo escludere la possibilità che oggetti volanti non identificati pongano una minaccia alla sicurezza”
E’ la prima volta che gli UFO sono stati discussi nel Parlamento danese dal 1946, anno di un dibattito sui cosiddetti “razzi fantasma”.

Nuovo numero della rivista “UFO”

È uscito il n. 45 di UFO – Rivista di informazione ufologica del CISU, che vede innanzitutto il cambio di direttore responsabile (come già segnalato) ed alcuni avvicendamenti nel gruppo redazionale. заявка потребительский кредит банк

Il fascicolo si apre con un articolo/editoriale di Paolo Fiorino ricco di riflessioni e ragionamenti sul come approcciare il fenomeno UFO o, meglio, su quanto ci si può spingere a inquadrare in schemi qualcosa che per sua natura risulta sfuggevole.

“Un ’laboratorio del vuoto’ per gli UFO. Lo stupor oltre e al di là della capacità negativa” non è però (o non solo) un articolo teorico e filosofico sull’ufologia: Fiorino fa emergere i suoi pensieri dallo studio degli avvistamenti, dalla sua ultraquarantennale esperienza sul campo, a contatto con i testimoni, e il discorso rimane sempre legato alla concretezza, alla fattualità degli avvenimenti.

Un altro articolo importante, questa volta legato all’attualità, è l’analisi della vicenda dei filmati della Marina militare statunitense che sono diventati, nel bene e nel male, uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi anni. Marco Orlandi, da esperto appassionato di aeronautica, non si limita a ricostruire in modo minuzioso i termini della vicenda, ma la inquadra nel contesto prettamente militare nel quale si è sviluppata.

Ancora Fiorino completa la sua serie di articoli sulla ricerca ufologica “ufficiale” in Italia concentrandosi sul periodo 1971-1977, ossia gli anni che hanno preceduto la commissione creata in seno ai servizi di intelligence dell’Aeronautica militare, attiva ancora oggi. Si tratta di un testo  che dettaglia in modo preciso gli avvenimenti di quegli anni contestualizzandoli grazie ai ricordi in prima persona e ai documenti e alle testimonianze di quelli che, tra ufologi e militari, sono stati i protagonisti di quel periodo. L’articolo è accompagnato da una poderosa parte bibliografica, frutto del lavoro di costruzione di un imponente archivio sull’argomento: leggendo le note si rivive il clima estremamente vivace che ha accompagnato per tutti gli Anni 70 il crescendo di segnalazioni ufologiche, di appassionati che si avvicinavano alla ricerca e di interesse degli organi governativi. E soprattutto, nel ricostruire la storia dei fatti, l’autore fa piazza pulita una volta per tutte dei miti e delle dietrologie che sul coinvolgimento ufficiale in Italia sono state propagandate per troppo tempo.

Completano il numero (oltre ad aggiornamenti vari) un articolo di Bruno Mancusi sul folklore dei “dischi infuocati” e un intervento dell’ufologo spagnolo Josè Antonio Caravaca sulla “teoria della distorsione”, una riproposizione di un’ottica parafisica dopo cinquant’anni da Passport to Magonia. Come dimostrano le ultime uscite di Jacques Vallée, forse la teoria parafisica non è mai del tutto tramontata, ma lo scopo di riparlarne oggi, negli Anni Duemila, è quello di coglierne gli aspetti intriganti  e speculativi senza però dimenticarne i limiti, soprattutto dal punto di vista scientifico.

Aeronautica italiana e OVNI

Una sola nuova segnalazione di UFO è stata riportata nel mese di gennaio all’Aeronautica Militare Italiana. интернет заявки на дебетовую карту

Il Reparto Generale Sicurezza continua infatti la sua attività di raccolta e analisi delle segnalazioni di oggetti volanti non identificati (OVNI) che di solito vengono pubblicate annualmente sotto forma di breve elenco sul sito web www.aeronautica.difesa.it.

Come abbiamo già rilevato in passato, a differenza di altri Paesi i totali annuali dei casi UFO ricevuti dall’ente pubblico italiano sono sempre stati di gran lunga inferiori a quelli raccolti dalle associazioni ufologiche. In teoria l’ufficio dell’Aeronautica dovrebbe essere il referente per le osservazioni di provenienza militare,  aeronautica in particolare. Nella pratica, i pochi casi raccolti ogni anno giungono dalle fonti più diverse, e le analisi preliminari effettuate (controllo della presenza di velivoli in volo o di palloni meteorologici lanciati dalla stessa Aeronautica) sembrano il più delle volte inadeguate o addirittura inutili, in quanto svolte al di fuori di un processo di studio complessivo degli avvistamenti.

D’altra parte è questo una sorta di “peccato originale” che l’RGS si porta dietro fin da quando nel 1979 l’arma aeronautica venne  incaricata di raccogliere i casi, non di studiarli, non essendo neppure mai stata dotata delle necessarie risorse.

Negli ultimi anni, il 2017 ha registrato il record negativo in assoluto: zero casi nell’annata, cosa mai accaduto prima. Gli anni successivi si sono invece allineati a quelli precedenti: 5 segnalazioni nel 2018, 6 nel 2019 e solamente 2 nel 2020.

Perlopiù si tratta di osservazione di luci. Delle 13 segnalazioni sopra indicate solo due sono da parte di testimoni militari, e nessuna è pervenuta da personale operativo presso siti militari o da piloti in volo.

Tutti gli avvistamenti sono archiviati con la formula «Sulla base dei dati raccolti presso gli Enti preposti alla forza armata, l’evento non è associato ad attività di volo o di radiosondaggio ed è stato pertanto catalogato come O.V.N.I».

Non bisogna però (o comunque?) lasciarsi trarre in inganno da queste parole: il fatto che siano espletate queste due  verifiche di routine (sempre le stesse) ci dice ben poco sull’effettiva identificabilità o meno dei singoli avvistamenti.

Quando ad esempio la descrizione è palesemente riferibile ad un lancio di “lanterne cinesi”, sulla base della semplice descrizione testimoniale, il controllo delle rotte aeree o dei lanci delle radiosonde è completamente irrilevante, per non dire fuorviante.

 

La risposta all’interrogazione: su Corio c’era un (solo) Tornado…

E’ arrivata giovedì 2 agosto alla Camera dei Deputati,  nel corso del question time della Commissione Difesa, la risposta all’interrogazione presentata al ministro dagli onorevoli Francesca Bonomo e Davide Gariglio lo scorso 18 giugno e poi ripresentata (a firma di Alberto Pagani e Francesca Bonomo) il 1° agosto nella più stringente forma di “interrogazione a risposta immediata”. займ на 12 месяцев на карту мгновенно круглосуточно без отказа

Il Sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi ha dato lettura del seguente testo:

«Lo Stato Maggiore dell’Aeronautica, a seguito dei dovuti accertamenti, ha escluso la presenza di velivoli all’orario e nell’area indicata; tuttavia, ha comunicato che lo scorso 6 giugno, intorno alle 23 locali, nell’area del Comune di Corio è transitato un velivolo Tornado, in missione addestrativa notturna regolarmente pianificata che prevedeva un avvicinamento all’aeroporto di Torino-Caselle. Il bagliore e il boato percepiti dalla popolazione potrebbero ricondursi alla manovra di normale avvicinamento alla pista eseguita dal velivolo e, più in particolare, alla “ri-partenza” che prevede, per poter effettuare la salita in totale sicurezza, l’uso della massima potenza del motore, incluso l’impiego del postbruciatore.

È il caso di sottolineare che tali manovre sono state condotte nel totale rispetto della normativa vigente e delle limitazioni in materia, così come tutte le attività addestrative ed esercitative sono compiutamente disciplinate e regolamentate da specifiche direttive di Forza armata, finalizzate a minimizzare i disagi agli abitanti. L’utilizzo degli spazi aerei è programmato dall’Aeronautica militare giornalmente e ogni pianificazione è comunicata anche alle competenti autorità dell’aviazione civile che devono conoscere l’entità del traffico aereo militare e i dettagli del piano di volo, sia per esigenze organizzative che di sicurezza.

Quanto all’informazione preventiva, da parte delle autorità militari, nei confronti della popolazione in occasione dello svolgimento di attività addestrative con velivoli, è già prassi di Forza armata dare pubblico preavviso di ogni esercitazione di rilievo, così come di ogni evento che preveda la contestuale partecipazione di più aeromobili. Nel caso in esame, si è trattato di una missione addestrativa di un singolo velivolo che ha utilizzato le normali traiettorie di volo che non ricade nelle casistiche sopra esposte. Sugli aspetti legali alla sicurezza e al rispetto delle norme vi è la massima attenzione, affinché l’indispensabile esigenza addestrativa riduca al minimo l’impatto sui residenti nelle aree interessate da esercitazioni di volo. Proprio per questo motivo, oltre che per evitare interferenze con il traffico civile, sono previsti stringenti limiti procedurali, temporali, geografici e di quota per tutte le attività sia addestrative che esercitative».

Non entriamo per ora nel merito di questa nuova risposta e della sua compatibilità con quanto descritto dai testimoni circa la rotta (da valle a monte lungo la Val Malone), la quota (bassissima), gli effetti non solo sonori, ma ci fermiamo a considerare le varie dichiarazioni e spiegazioni, in parte contraddittorie, finora fornite dall’Aeronautica Militare italiana.

Sembrerebbe che l’estensore della risposta presentata ieri dal Governo all’interrogazione parlamentare si sia attenuto alla prima versione fornita ai giornalisti dai portavoce dell’A.M. già lo scorso 7 giugno: un solo Tornado (all’epoca transitato “ad altissima quota”, ora invece  “in avvicinamento all’aeroporto di Caselle”). Versione poi smentita da quanto la stessa Aeronautica avrebbe invece risposto il 20 luglio al procuratore della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando, ovvero che a bassa quota su Corio quella sera c’erano effettivamente due aerei, che avevano avuto un problema tecnico, causa del boato anomalo (ora non più menzionato nella “manovra di normale avvicinamento”), come abbiamo già riferito.

Nessuna menzione, invece, per la terza luce, quella che secondo diversi testimoni aveva preceduto l’arrivo dei caccia, che sembravano al suo inseguimento. Almeno su questo punto, le varie dichiarazioni dei militari sono coerenti: silenzio assoluto. In attesa della prossima puntata di questa telenovela

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Nella foto in evidenza: riunione della Commissione Difesa della Camera in data 1 agosto 2018.
Nella foto piccola: il Sottosegretario alla Difesa, Raffaele Volpi.

Corio, l’Aeronautica ora ammette: c’erano aerei militari

Dopo un mese e mezzo, l’Aeronautica Militare italiana ha fornito una nuova e differente versione circa le luci e i forti rumori aerei che nella tarda serata del 6 giugno scorso hanno allarmato gli abitanti di Corio e di altri comuni della Val Malone, in provincia di Torino, come abbiamo già  suo tempo riferito. тарифы рко

In un primo momento, da Roma i portavoce dell‘Ufficio Pubblica Informazione avevano detto ai giornalisti che non c’erano aerei militari in volo, tranne  «un Tornado in addestramento ad altissima quota, addirittura superiore a quella usuale. Nessun nostro aereo ha sorvolato la zona di Corio a bassa quota ed escludiamo che potesse trattarsi di velivoli sperimentali» (come riportato da Claudio Neve sul quotidiano Cronaca Qui). O ancora: «L’unico mezzo in addestramento nel Torinese, a circa 5 mila metri di quota, era un Tornado, è stato verificato sui radar. Quindi non è sicuramente passato poco sopra i tetti delle case» (Gianni Giacomino sul quotidiano La Stampa).

Ne erano seguite facili quanto ingiustificate ironie sulle decine di persone che invece avevano testimoniato di aver sentito un forte e crescente rombo scuotere finestre e perfino pareti delle case, e delle decine che (trovandosi all’aperto o avendo avuto il tempo di correre fuori da casa) avevano riferito di aver visto passare a bassissima quota quelli che tutti avevano preso per due aerei militari.

Erano poi arrivate le due interrogazioni parlamentari, annunciate e poi presentate alla Camera dei Deputati dall’onorevole Francesca Bonomo e al Senato da Mauro Marino, e parallelamente l’avvio di un’indagine da parte del Procuratore della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando, che il 12 giugno aveva annunciato di aver aperto un fascicolo (senza indagati e senza ipotesi di reato per il momento), affidando ai Carabinieri della stazione di Venaria l’incarico di interpellare i vertici dell’A.M. «al solo scopo di chiarire, se necessario, tutta la vicenda».

Alle interrogazioni non risulta che il Ministero della difesa abbia ancora dato risposta, ma per intanto il 21 luglio la Procura della Repubblica eporediese ha fatto sapere che l’Aeronautica Militare le ha risposto ammettendo infine che sì, su Corio quella sera c’erano due aerei militari, per la precisione due Tornado impegnati in un’esercitazione e che anche il boato era reale ed era stato causato da un non meglio precisato “guasto tecnico” che avrebbero procurato “un rumore anomalo”.

Nessun riferimento invece alla forte luce bianca, prima in movimento lento, poi ferma sopra il crinale, infine scomparsa all’arrivo dei caccia. Ma tanto è bastato a giornali e siti Internet per titolare, “Spiegato il mistero dell’ufo”, “Niente ufo, quelli sono Tornado”  o addirittura “l’Aeronautica smentisce la presenza di Ufo”, quando in realtà della prima luce bianca (l’UFO in senso stretto di questa storia) i militari nulla hanno detto e se l’Aeronautica ha smentito qualcosa ha smentito le proprie dichiarazioni di un mese fa.

Mentre la Procura prosegue gli approfondimenti e i parlamentari aspettano che il Governo dica qualcosa, è appena il caso di far sommessamente notare che, ancora una volta, si conferma la serietà e l’attendibilità dei testimoni e delle testimonianze che il nostro Centro raccoglie sistematicamente. Non si trattava di una “bufala” ma della sincera e precisa descrizione di ciò che effettivamente era presente in cielo: due rumorosi aerei militari a bassa quota.

Partendo da questo primo ed importante dato di fatto, non ci resta che attendere di aver accesso ai particolari comunicati dall’Aeronautica per cercare di capire se si trattava davvero di un’esercitazione, di un volo di addestramento oppure di qualche altra operazione aeronautica dai contorni ancora poco chiari. E continuare a chiedersi cosa fosse l’altra luce. Tutto ciò, come abbiamo detto sin dal primo momento, non significa avallare ipotesi fantasiose o fantascientifiche, ma semplicemente cercare, con mente aperta e razionale, la spiegazione di quanto accaduto.

 

 

– nella foto in evidenza: un testimone mostra il punto esatto in cui si era fermata la luce sopra i boschi di Corio, prima di scomparire all’arrivo degli aerei (indagine di Edoardo Russo, CISU);
– nella foto in alto: l’Ufficio Pubblica Informazione dell’Aeronautica Militare Italiana a Roma (fonte: U.P.I.A.M.
);
– nella foto in basso: un Tornado in volo notturno (fonte: N.S.M.)

UFO inseguito dai caccia militari nel Canavese?

Nel giro di tre giorni è passato da notizia locale a questione di stato l’avvistamento di una luce nei cieli del Canavese.

I fatti: la sera di mercoledì 6 giugno, poco prima delle ore 23, decine di residenti nei comuni di Corio, Rocca e Levone (in provincia di Torino) sono stati allarmati da un forte e lungo boato che ha fatto tremare i vetri e pensare che un aereo stesse per cadere sulle case. Molti, usciti di casa o già all’aperto, hanno osservato e poi descritto il passaggio a bassa quota di due aerei militari, che secondo alcuni dei testimoni sembravano inseguire una luce bianca che si muoveva in cielo.

Come ormai è frequente, le testimonianze si sono riversate sui social network a partire dalla mattina seguente, e per i primi giorni sono state riprese solo dai giornali locali (Sentinella del Canavese, Torino Cronaca Qui), mentre ENAV ed Aeronautica Militare smentivano la presenza di aerei a bassa quota in quella valle a quell’ora.

La deposizione ai Carabinieri di uno dei testimoni e l’intenzione annunciata da due politici eletti in Piemonte di voler presentare un’interrogazione in Parlamento hanno però rilanciato la notizia a livello nazionale, con un comunicato dell’ANSA domenica sera, ripreso da molti giornali e mass media il giorno successivo.

Nel frattempo, il Centro Italiano Studi Ufologici aveva aperto un’inchiesta, lanciando un appello ai testimoni, e ha finora rintracciato e preso contatto con una dozzina di testimoni che, oltre al boato e agli aerei, hanno osservato l’oggetto luminoso in cielo.

Le indagini sono ancora in corso ed è ancora presto per raggiungere conclusioni circa il fenomeno osservato e la dinamica degli eventi, fino a che non sarà completata la raccolta dei dati, incrociando le testimonianze e i rilievi sul posto.

Il CISU è interessato a qualsiasi testimonianze di oggetti o fenomeni aerei insoliti, e invita come sempre i testimoni a raccontare le loro esperienze, garantendo la massima riservatezza e il rispetto della privacy.

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In alto: foto di un oggetto volante scattata a Corio Canavese (Pian Audi) il 29 agosto 1962

Argentina: sette anni di commissione ufficiale sugli UFO

Il 6 maggio scorso ha compiuto sette anni la Comisión de Estudios de Fenómenos Aeroespaciales (CEFAe) istituita nel 2011 in seno alla Fuerza Aerea Argentina (FAA) per il preciso scopo di “organizzare, coordinare e svolgere in forma metodica l’indagine delle possibili cause degli avvistamenti di oggetti non identificati nello spazio aereo nazionale, che siano stati espressamente denunciati, pubblicando il risultato di quei casi sui quali si sia arrivati ad una conclusione certa e precisa”.

La nascita del CEFAe fu a suo tempo salutata con entusiasmo dagli stessi ufologi, in Argentina e all’estero, in quanto fra i collaboratori erano stati ammessi anche studiosi appartenenti al mondo dell’associazionismo, che si sentirono così “ufficializzati”.

 

 

In realtà, nei primi quattro anni della sua esistenza la commissione non svolse quasi nessuna attività. Il cambiamento di rotta ci fu nel gennaio 2015, quando a dirigere il CEFAe fu chiamato il colonnello Rubén Lianza, un ufficiale pilota in congedo, laureato in ingegneria aerospaziale, già responsabile dell’ufficio stampa dell’Aeronautica.

A partire da quel momento, la Comisión de Estudios de Fenómenos Aeroespaciales ha cominciato a pubblicare un rapporto annuale che presenta i casi ricevuti e il risultato delle indagini eseguite. Deve trattarsi di segnalazioni pervenute direttamente dai testimoni, a condizione che abbiano riempito un questionario dettagliato e il caso sia corroborato da qualche elemento di prova oggettiva analizzabile come foto, filmati o tracce. Nel 2015 il rapporto comprendeva 10 casi, nel successivo anno 2016 i casi ricevuti (e tutti spiegati “con cause di origine conosciuta”) erano diventati 40 [ne abbiamo già parlato qui]. Per l’anno 2017, il CEFAe ha dettagliato 19 indagini, tutte coronate da una spiegazione.

 

Il malumore degli appassionati argentini si è quindi fatto palpabile e – come è avvenuto tutte le volte che un governo ha accolto le annose richieste di rilasciare al pubblico i dati raccolti sugli UFO senza però che emergesse quel che in molti speravano di trovarci – il CEFAe è stato accusato di essere un semplice paravento che nasconde o che neppure riceve i casi “scottanti”. Accuse acutizzate dal fatto che il 29 novembre 2016 con una disposizione dello Stato Maggiore Generale dell’Aeronautica rivolta alla Commissione è stato ordinato di includerne fra i membri e consulenti solo “persone con profili professionali e con titoli universitari, tecnici o scientifici, con o senza legami con l’Aeronautica militare”, con conseguente estromissione degli ufologi argentini che si erano fatti vanto del loro ruolo “ufficiale”.

 

In realtà, l’attività e l’attivismo della commissione sono dovuti all’impegno personale di Rubén Lianza che, cosa nota a pochi, già da molti anni era interessato all’argomento, tanto da aver partecipato negli anni ’80 ad attività ufologiche e perfino a indagini “sul campo” (Nella foto qui accanto si riconosce Rubén Lianza insieme all’ex ufologo italo-argentino Alejandro Agostinelli nel corso dell’indagine sul famoso caso della traccia sul Monte Pajarillo, nel febbraio 1986).

E se si scorre la lista aggiornata dei consulenti esterni vi si trovano ancora  nomi di ufologi di provata reputazione e serietà (i francesi François Louange e Antoine Cousyn, lo spagnolo Vicente-Juan Ballester Olmos, l’uruguayano Milton Hourcade). Nessuno di loro però è argentino.

 

Non sembra quindi un caso che questo weekend (2-3 giugno) si tenga a Victoria (nello stato argentino di Entre Rios) un congresso internazionale centrato proprio su “La investigacion oficial en Latinoamerica”, organizzato dalla CEFORA (Comision de Estudio del Fenomeno Ovni de la Republica Argentina, un’associazione creata nel 2009 per richiedere al governo argentino di aprire i suoi archivi ufologici come altri paesi sudamericani hanno già fatto): al congresso è stata annunciata la partecipazione di esponenti delle varie commissioni militari sugli UFO di Cile, Perù e Uruguay, ma nessuno dal CEFAe, a conferma che tutto il mondo è paese e… nessuno è profeta in patria!

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Nella fotografia di apertura, in alto: il direttore del CEFAe, Rubén Lianza (foto Alejandro Agostinelli).

Confermata da CUN e A.M. la diminuzione di avvistamenti

Dopo la pubblicazione dei dati del CISU circa le segnalazioni UFO raccolte nel 2017, anche il Centro Ufologico Nazionale ha pubblicato i suoi dati relativi agli avvistamenti ricevuti l’anno scorso (110 in tutto), che confermano il trend discendente non solo rispetto al 2016 ma anche nell’intero decennio precedente, a differenza di alcuni annunci sensazionalistici diffusi da alcuni mass media italiani ai primi di gennaio.
Benché meno significativo, risulta invariato il numero delle segnalazioni (22 nel 2016, 22 nel 2017) pervenute dall’Italia al Mutual UFO Network (MUFON) attraverso il Case Management System che offre il più noto sistema di raccolta diretta on line al mondo (7.686 avvistamenti l’anno scorso), ma la barriera linguistica ne fa un indicatore molto parziale per i paesi non anglofoni.
Anche il Reparto Generale Sicurezza dell’Aeronautica Militare Italiana ha rilasciato il consueto riepilogo delle segnalazioni di oggetti volanti non identificati (OVNI) ricevute nel corso del 2017 e per la prima volta dal 1979 (quando venne istituzionalizzato questo servizio) ai militari italiani non risulta arrivata nessuna notizia di avvistamenti in Italia per l’intero anno. Come già rilevato in passato, in Italia – a differenza di altri paesi – i totali annuali dei casi UFO ricevuti dall’ente pubblico sono sempre stati di gran lunga inferiore a quelli raccolti dalle associazioni ufologiche, ma un totale pari a zero fa comunque effetto.
L’andamento delle segnalazioni di avvistamento non è costante nel tempo e nello spazio, ma aumenta e diminuisce secondo dinamiche le cui cause non sono note. Un trend discendente degli ultimi anni sembra caratterizzare l’Europa, ma siamo ancora in attesa di completare i dati delle altre organizzazioni ufologiche che partecipano alla rete continentale EuroUfo.net per poter fornire dei numeri precisi nelle prossime settimane.

Un anello fatto di nuvole nel cielo di Forlì? Com’è possibile?

La mattina di giovedì 16 marzo in parecchi hanno notato nel cielo di Forlì e hanno poi commentato con stupore sui social network la presenza di un anello di nuvole rimaste a lungo a disegnare delle forme ad anello quasi perfetto nel cielo limpidissimo.

Non sono mancate le ipotesi fantasiose e – inevitabilmente – quelle concernenti il passaggio di un UFO.

In realtà il fenomeno era dovuto alla scia di condensazione di aerei dell’Aeronautica decollati dalla base di Cervia (Ravenna) per delle esercitazioni e che avevano manovrato a lungo sul forlivese.

L’occasione però è stata buona perché il sito locale ForlìToday ha dato un esempio di giornalismo serio cogliendo l’occasione per interpellare il meteorologo Pierluigi Randi, di Meteocenter ed Emilia Romagna Meteo, che ha spiegato in sintesi i complessi meccanismi fisici di formazione delle scie dei velivoli e in particolare le differenze fondamentali rispetto alla nascita delle nubi di origine naturale.

Randi ha anche illustrato i motivi per i quali alcune scie dovute a velivoli di passaggio durano per brevissimi periodi di tempo ed altre invece permangono quasi inalterate assai a lungo, magari disegnando sagome sorprendenti come nel caso forlivese del 16 marzo.

Qui sopra vedete una foto tratta dall’articolo pubblicato da “ForlìToday” lo stesso 16 marzo.

Il fenomeno è stato comunque notato anche da varie parti della Romagna.

Citiamo qui Randi per la completezza delle sue parole e lodiamo “ForlìToday” per la volontà di illustrare al suo pubblico le cose senza cedere a tentazioni pseudoscientifiche di sorta:

“Le diverse modalità di “comportamento” delle scie nasce dal fatto che per potersi avere la loro formazione è indispensabile che la quantità di vapore acqueo presente negli strati d’aria attraversati dal velivolo sia sufficientemente vicina al punto di saturazione calcolato rispetto all’acqua liquida. Per avere scie persistenti è importante che la quantità di vapore acqueo presente sia in eccesso rispetto alla quantità necessaria per renderla satura rispetto al ghiaccio. Molti studi hanno mostrato come l’esistenza di moti verticali nei volumi d’aria dove avviene il rilascio dei gas di scarico favorisca in maniera significativa (dal 16% all’84 % dei casi) la formazione, persistenza ed espansione delle scie di condensazione; inoltre la relativa abbondanza di vapore acqueo nell’ambiente ove i gas di scarico vengono rilasciati sia di notevole importanza per permettere la formazione e la persistenza delle scie di condensazione; infine la dinamica dei vortici d’aria che si creano nella scia degli aerei in volo permette di spiegare l’intermittenza nel tessuto delle scie di condensazione. Quindi nulla di anomalo o di strano, le condizioni termodinamiche della troposfera erano alquanto favorevole alla formazione di tali scie”.

 

 

Solo quattro segnalazioni O.V.N.I. raccolte dall’Aeronautica Militare Italiana per l’anno 2016

Come ormai consuetudine e stavolta con notevole solerzia, il Reparto Generale Sicurezza dello Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, che ha il compito di raccolta e verifica delle segnalazioni di Oggetti Volanti Non Identificati (O.V.N.I.) provenienti da civili tramite le stazioni locali dei Carabinieri oppure da personale delle Forze Armate, ha appena reso noto il bilancio dei casi raccolti per l’anno 2016.

Confermando una tendenza ad una progressiva riduzione, il documento indica appena quattro episodi, sunteggiati in un documento in formato pdf che tutti possono scaricare.

Un caso si riferisce al mese di febbraio e giunge da Pieve d’Alpago (Belluno), il secondo ad agosto e giunge da Misano Adriatico (Rimini), il terzo al mese di settembre e viene dalla cittadina di Spinea (Venezia), esattamente come l’ultimo, il 4 dicembre. Una sommaria impressione è che non si tratti di episodi di speciale rilievo.

Nell’ultimo numero di UFO – Rivista di Informazione Ufologica, uscito nella prima metà di marzo, avevamo già commentato la costante diminuzione dei casi disponibili all’Aeronautica (otto per il 2014, due per il 2015) e il fatto che nessun evento pare ormai arrivare da personale in divisa. Tutti sono dovuti a privati cittadini.