STEVE non è un UFO, però…

STEVE non è un UFO.

Però STEVE è un fenomeno ottico dell’alta atmosfera, a quanto pare nemmeno troppo raro, di cui fino a poco tempo fa nessuno si era reso pienamente conto, malgrado le innumerevoli osservazioni, esperimenti e studi di fisica atmosferica condotte ogni anno.

STEVE è sigla delle parole Strong Thermal Emission Velocity Enhancement, usate per descrivere un fenomeno luminoso prodotto  da gas atmosferici che si trovano a circa 300 chilometri di altezza e la cui temperatura si aggira sui 3000 °C .

E’ in quella zona dello spazio circonvicino alla Terra sopra le regioni del mondo poste alle latitudini del Canada centrale che sono stati visti formarsi gli STEVE, grandi fasce luminescenti che si muovono a circa sei chilometri al secondo.

STEVE è largo 25-30 chilometri, si distende sempre in direzione est-ovest e può esser lungo molte centinaia di chilometri. Può durare anche un’ora e d’inverno non è visibile. A volte presenta una forma che ricorda una staccionata.

Quel che interessa dal punto di vista dell’ufologia scientifica sono le modalità con le quali si è giunti a verificare l’esistenza di STEVE e – poi – a spiegarla nell’ambito dei modelli  correnti della fisica dell’alta atmosfera.

Alcune persone raccolte intorno all’Alberta Aurora Chasers, un gruppo di  canadesi appassionati di astronomia e in modo particolare di aurore boreali ha cominciato a registrare le osservazioni visive di questo strano fenomeno che genera luci verdi e rossastre. In un primo momento pensarono a una manifestazione speciale delle cosiddette aurore boreali di protoni, ma questo fenomeno non è mai risultato visibile ad occhio nudo e la possibilità di ricondurlo ad esse decadde.

A questo punto, nel 2016, la diffusione attraverso il gruppo Facebook  dell’Alberta Aurora Chasers delle notizie sulle osservazioni richiamò l’attenzione di altri appassionati di aurore e di vari astrofili. Furono così raccolte almeno cinquanta testimonianze dettagliate di questo nuovo fenomeno.

In questo modo la cosa è giunta all’attenzione della NASA, dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Calgary (Canada). In questo modo è stato possibile impiegare i tre satelliti del cosiddetto progetto SWARM destinato allo studio del campo magnetico terrestre per validare l’esistenza del fenomeno descritto in un primo tempo in modo casuale e intermittente.

Non è ancora del tutto chiaro se STEVE debba essere considerato una variante dell’aurora boreale o qualcosa di diverso da essa, ma quel che colpisce l’ufologo di orientamento scientifico è questo:

osservazioni ottiche di tipo empirico, non strutturate, fatte nell’ambiente naturale e non in un contesto di laboratorio da parte di gruppi di persone con adeguata capacità di descrizione e registrazione dei dati hanno attirato l’attenzione del mondo accademico, che ha messo a disposizione risorse, competenze e modelli teorici per cercare di verificare la natura di quelle osservazioni e di valutare se fosse necessario considerarli indizi di un fenomeno finora ignorato.

Questo circolo virtuoso pare aver prodotto ciò che l’ufologia scientifica ritiene possibile (non certo, al momento): un ampliamento (anche di portata contenuta) delle nostre conoscenze nelle scienze della natura a partire da osservazioni incidentali di fenomeni atmosferici.

E’ possibile che quanto sta accadendo con STEVE possa un giorno avvenire anche per i cosiddetti fenomeni UFO?

Nell’attesa, ecco STEVE in tutta la sua bellezza in una serie di video e foto. Nell’immagine in evidenza qui sopra, il fenomeno ripreso il 29 giugno 2016 a Kakwa, nell’Alberta canadese, dal mineralogista Catalin Tappardel. Credit: CalgaryHerald.com)

 

 

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