Gran Bretagna: la scusa per chiudere l’ufficio UFO della Difesa

David Clarke è uno di quei rari ufologi che, invece di lamentarsi  della “congiura del silenzio”, hanno svolto un ruolo importante nella de-secretazione dei documenti ufologici dagli archivi militari.

Ufologo e giornalista, poi docente di giornalismo alla Sheffield University, proprio in virtù delle sue competenze è stato consulente del Ministero della difesa britannico (Ministry of Defence, MoD) nel processo di declassificazione che tra il 2008 e il 2013 ha portato al deposito di 210 dossier UFO (oltre 52.000 pagine) presso i National Archives, accessibili al pubblico.

Proprio Clarke – che fu ospite del CISU al congresso internazionale di Saint Vincent nel 2007  e raccontò la vicenda nel suo intervento – l’anno precedente aveva scoperto ed aveva ottenuto il rilascio  di un rapporto segreto frutto di uno studio commissionato nel 1996 dal MoD  sul database della casistica raccolta. Lo studio, denominato “Project Condign” e durato quattro anni,  si era concluso con la redazione di un rapporto in tre volumi (intitolato “Fenomeni Aerei Non-identificati nella regione della difesa aerea del Regno Unito”) a cura di un ex-ufficiale dell’intelligence, lui stesso testimone di un avvistamento negli anni ’50, quando era un pilota della RAF.

E proprio quel rapporto aveva fornito ai servizi segreti militari inglesi la scusa per chiudere alla fine del 2000 il loro “ufficio UFO” (all’interno del Defence Intelligence 55, in sigla DI55) che dal 1967 aveva raccolto ed analizzato le segnalazioni di avvistamento nel Regno Unito. Peraltro questa cessazione era avvenuta all’insaputa del pubblico, che neppure conosceva l’esistenza dell’ufficio, visto che le pubbliche relazioni  sugli UFO da parte del MoD erano gestite  da un altro ente (il Secretariat Air Staff 2, in sigla AS2), che le ha poi proseguite fino al 2009.

Sempre Clarke aveva avuto nel 2013 la promessa scritta dal ministero che i pochi files non ancora resi pubblici sarebbero stati rilasciati a breve. Le sue reiterate richieste però avevano prodotto solo scuse e rinvii, tanto che lo studioso aveva cominciato a pensare che fra quei documenti ci fosse qualcosa che il MoD tentava di non far conoscere.

Dopo quasi cinque anni, nel gennaio scorso Clarke ha infine ricevuto gli ultimi cinque faldoni per un totale di oltre 2.500 pagine, declassificate da “segreto” e in parte censurate per eliminare ogni riferimento a dati personali. L’analisi dettagliata dei documenti non è ancora terminata, ma sono già saltate fuori cose interessanti per la miglior comprensione della storia dell’ufologia ufficiale in Gran Bretagna.

Fra le carte, un memorandum del 16 aprile 1998, quando il “Progetto Condign” era ancora in corso. Ecco cosa scriveva lo stesso ufficiale incaricato:

La frase potrebbe causare un certo imbarazzo se in futuro fosse scoperto che il DI55 ha condotto una qualche ricerca. Mi riferisco in particolare a quella che sarà la raccomandazione che mi aspetto, cioè che il DI55 non dovrebbe più essere coinvolto nel monitoraggio degli UAP. Ipotizzando che la mia raccomandazione venga accolta, quando gli ufologi lo verranno a sapere qualcuno dovrà spiegare il perché […]

 

Da altri documenti ora declassificati si deduce che già da qualche tempo i responsabili dell’AS2 cercavano di liberarsi dal fastidio  degli UFO, ma che le loro controparti del DI55 facevano orecchie da mercante sul punto  perché temevano che l’opinione pubblica e gli ufologi reagissero alla chiusura dell’”UFO Desk” accusando il MoD di non aver studiato i dati in modo adeguato prima di giungere a una simile conclusione.

Il “Rapporto Condign” era quindi servito proprio a questo scopo: motivare una decisione già presa, ossia arrivare dapprima alla chiusura del back office e poi, dopo la declassificazione del rapporto stesso, alla chiusura anche del front office che il Ministero della difesa inglese aveva tenuto aperto per tanto anni.

La storia completa dell’ultimo rilascio di documenti militari britannici con i commenti di Clarke sarà pubblicata in un suo articolo esclusivo per il prossimo numero della rivista “UFO” del Centro Italiano Studi Ufologici.

[c] David Clarke  e per l’Italia Centro Italiano Studi Ufologici

 

 

I documenti sugli UFO della Guardia Costiera Usa raccolti dall’ufologo B. Greenwood

L’ufologo americano Barry J. Greenwood è uno dei maggiori storici della fenomenologia UFO e del suo contesto culturale.

Ha raccolto un colossale archivio documentario e giornalistico sui primi decenni della storia contemporanea della questione e ha scritto innumerevoli saggi. Pubblica anche una piccola rivista storiografica, la UFO Historical Revue (qui il numero più recente).

Di recente  l’ufologo spagnolo Vicente-Juan Ballester Olmos ha collazionato una serie di documenti reperiti nel passato da Greenwood (e da un altro studioso, Robert Todd). Grazie a lui è ora possibile apprezzare in modo unitario quanto un altro dei mille ambiti istituzionali che nel corso del tempo fu toccato dal problema UFO.

Questo perché nel giugno 2017 sul sito Academia.edu è stata resa disponibile una raccolta di ben centosessantuno pagine di fonti d’archivio a carattere ufologico provenienti dalla U.S. Coast Guard, la Guardia Costiera degli Stati Uniti.

Questi fogli coprono un periodo che va dal 1952 al 1989. Come detto, la loro conoscenza è dovuta in massima parte all’azione che Greenwood condusse tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ’80 del secolo scorso sulla spinta della Legge sulla Libertà d’Informazione (FOIA) statunitense.

Fra le testimonianze dirette di uomini della Guardia Costiera e le indagini dirette su casi ad essa segnalati spiccano i documenti relativi ad un super-classico dell’ufologia, l’avvistamento che il 5 novembre 1957 ebbe per testimone nel Golfo del Messico l’equipaggio del pattugliatore oceanico Sebago. 

Nel loro complesso queste fonti documentano in modo inequivoco da un lato la costante attenzione da parte di quell’amministrazione statunitense per il fenomeno, dall’altro il carattere non scientifico di quell’interesse, marcato invece dai compiti istituzionali di sicurezza, difesa dei confini marittimi e valutazione di possibili presenze aeree non identificate sopra le acque di immediata competenza marittima dell’Unione nordamericana.

 

 

L’ufologo David Clarke: le autorità aviatorie britanniche raccolgono ancora i casi UFO dei piloti, ma non li divulgano

L’ufologo, scrittore e folklorista inglese David Clarke, i cui studi abbiamo presentato qui anche di recente, è notoriamente uno dei massimi studiosi del processo di rilascio delle documentazioni sugli UFO accumulate dalle autorità pubbliche britanniche – militari e civili – nel corso di molti decenni e addirittura a partire dagli inizi del XX secolo, cioè da molto prima ancora che sorgesse il fenomeno dei dischi volanti.

Il 5 luglio Clarke ha presentato alla stampa popolare del suo Paese una novità proprio su questo punto e, purtroppo, non di novità positiva si tratta.

Infatti, sebbene il l’Autorità inglese per il traffico aereo civile (CAA) avesse chiuso il suo piccolo ufficio dedicato alle segnalazioni UFO nel 2009, è ora chiaro che fra il 2011 e il 2017 lo stesso ente ha continuato ad accumulare materiale relativo ad avvistamenti fatti da personale aeronautico britannico.

La cosa più discutibile, però, è che il materiale sino al 2009 era stato reso via via disponibile grazie alla Legge sulla libertà d’informazione, sicché poteva dirsi che – tranne eccezioni legate alla sicurezza nazionale – i documenti inglesi sugli UFO erano stati  ormai liberalizzati. Purtroppo, David Clarke ora ha chiarito che questo percorso ha subito una battuta d’arresto.

La Civilian Aviation Authority (CAA) ha infatti invocato un regolamento del 2014 dell’Unione Europea che lega il rilascio dei documenti da essa detenuti all’obiettivo del miglioramento della sicurezza del traffico aereo (dunque, in modo indiretto, anche alla presenza di oggetti volanti non identificati nello spazio aereo del Paese) e lo connette anzi proprio ad eventuali necessità di questo tipo (ossia: diteci, voi che chiedete le carte, a che cosa gioverebbe il loro rilascio dal punto di vista della sicurezza dei voli, e allora ve le trasmetteremo).

Clarke non ritiene che fra i motivi per questa presa di posizione vi sia, come sovente avvenuto nella storia dell’ufologia, la difesa della privacy dei testimoni – in questo caso del personale di volo o comunque di addetti al delicato settore aeronautico. Lo studioso non esclude invece che le imprese del settore del trasporto ritengano che sul piano dell’immagine non sia opportuno che a loro dipendenti siano attributi “avvistamenti di UFO”, con la possibile stigma sociale che da essi a volte potrebbe provenirne e che questa preoccupazione possa aver contribuito a far invocare la normativa europea da parte dei funzionari della CAA.

Nuova Zelanda: grandi quantità di documenti sugli UFO ancora da declassificare

Il 14 luglio l’ufologo australiano Paul Dean ha reso noto sul suo blog, UFOs – Documenting The Evidence, di aver scoperto nel mese di marzo, presso gli Archivi di stato della Nuova Zelanda, una gran quantità di documenti di organismi pubblici di quel Paese, in specie militari, relativi al fenomeno UFO e che finora risultano non accessibili al pubblico perché non declassificati.

E’ necessario precisare che una sostanziosa declassificazione di materiale ufologico da parte delle Forze armate neozelandesi era già avvenuto nel dicembre 2010 e che esso ha riguardato documenti relativi al periodo fra il 1952 e il 2009. Questo materiale, spiega Dean, colpiva anche per un motivo: perché mostrava un ampio coinvolgimento nel problema da parte di varie branche dell’amministrazione pubblica della Nuova Zelanda, e dunque dava per certo che molte parti delle fonti così create dovevano rimanere sconosciute, ancora inaccessibili.

Per ora, ha appurato Dean attraverso la consultazione per parole chiave, è possibile conoscerne solo gli estremi e intuirne da essi in maniera sommaria il contenuto, ma non di più. Lo studioso cerca di dedurne l’area interessata dai titoli e da altri riferimenti: si pensi che alcuni dei documenti ancora non disponibili risalgono agli anni della Seconda Guerra Mondiale, ma altri giungono sino agli anni ’80 del XX secolo.

Il problema – dunque – sottolinea lo stesso Dean è quello del persistere dell’impossibilità di fruire liberamente dei documenti, persino di quelli lontani nel tempo. Per capire meglio le cause di questo perdurante intoppo, invece che gridare al complotto e a chissà quali inconfessabili verità, il 6 aprile lo studioso ha scritto alla direzione degli Archivi di stato elencando i files cui desiderava accedere. La risposta è giunta quindici giorni dopo. L’archivista addetto ai servizi di ricerca, Nik MacDonald-Washburn ha spiegato che il processo di recupero dei files, di cancellazione delle parti relative alla privacy delle persone menzionate e di digitalizzazione è lento e costoso e che – inoltre – parte dei documenti sono tuttora di proprietà degli enti che li hanno prodotti o di quelli cui sono stati versati in prima istanza, NON degli Archivi di stato, che dunque ne sono semplici custodi.

Se si tratta di documenti classificati con restrizioni, essi debbono essere esaminati dagli addetti pagina per pagina, e l’archivista deve appurare presso gli enti che li hanno originati quali parti ritengono di dover rendere pubbliche, ecc.

Il processo, dunque, è lento e costoso in termini di ore lavoro/uomo, e non rientra certo fra le priorità più impellenti di questi organismi.

In altri termini: la pubblicazione ci sarà, ma richiederà pazienza da parte degli studiosi.

 

Le immagini UFO menzionate in un documento militare Usa

Sebbene il 17 dicembre del 1969 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, dopo ventidue anni d’interesse, avesse dichiarato conclusa la sua attività d’indagine sui fenomeni UFO in seguito ai risultati negativi della cosiddetta Commissione Condon dell’Università del Colorado, oggi sappiamo con sufficiente chiarezza che quell’interesse dei militari americani è proseguito in varie forme.

Oggi si dispone di una fonte documentaria attendibile che sostiene  ulteriormente quest’affermazione.

Ai primi di maggio l’ufologo australiano Paul Dean ha pubblicato sul suo blog UFOs – Documenting the Evidence la riproduzione di un breve paragrafo di un manualetto prodotto dallo staff del vice-segretario alla Difesa per gli affari pubblici del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti in una prima versione nell’aprile del 2001 e poi modificato nell’ottobre del 2002. In esso figurano cose rilevanti per il nostro problema.

Si tratta del DoD Instruction 5040.6, Life-Cycle Management of DoD Visual Information (VI), ossia dell'”Istruzione del Dipartimento della Difesa n. 5040.6 – Gestione del ciclo vitale dell’Informazione visiva del Dipartimento”. In altri termini, spiega in modo sommario come i militari americani devono gestire le immagini audio-video di loro competenza. E’ in documento annesso a questo, però, che si trova quello che ci riguarda, cioè nel DoD Manual 5040.6-M-1, Decision Logic Table Instructions For Recording And Handling Visual Information Material” (DoD Manual 5040.6-M-1), cioè il “Manuale del Dipartimento della Difesa 5040.6-M-1 – Tavole d’istruzione per la logica decisionale nella registrazione e il trattamento del materiale contenente informazione visiva”.

In sostanza,  insieme questi due documenti forniscono indicazioni su come si devono trattare le fotografie, i video e ogni altra forma di immagine digitale o tradizionale ripresa da militari di tutte le forza armate degli Stati Uniti, sia per quanto riguarda il salvataggio e l’archiviazione, la circolazione e la trasmissione a terzi.

Alla pagina 53 (capitolo 5, paragrafo 21) del secondo di queste due istruzioni si trova una tabella intitolata

“IMMAGINI RELATIVE AD OGGETTI VOLANTI NON IDENTIFICATI (UFO) E AD ALTRI FENOMENI AEREI.”

Ecco cosa spiega il testo. La tabella che segue riguarda immagini in cui siano stati registrati UFO e altri fenomeni aerei non immediatamente identificabili come velivoli convenzionali o missili. La tabella elenca pure la priorità assegnata ad ogni categoria di immagini e fornisce le relative istruzioni per il loro trattamento.”

Segue la tabella vera e propria, che ha il titoletto “Immagini di UFO e di altri fenomeni aerei”. E’ molto breve e formata da due piccole colonne. Quella di sinistra ha il titoletto “Descrizione dell’oggetto”, quella di destra “Istruzioni”.
A sinistra ci sono due tipi di eventi che potrebbero essere ripresi, ossia: Oggetti aerei non immediatamente identificabili come aerei e convenzionali e, di seguito, Fenomeni aerei (comprese luci in movimento e fenomeni simili).

La colonna di destra, che invece, come spiegato, deve riportare le priorità d’importanza per simili immagini e le istruzioni per il trattamento non pare assegnare speciale enfasi alla questione. La priorità infatti è “normale”, e le istruzioni consistono nel “fornire copie o duplicati a seconda delle necessità ai comandi locali e a quelli superiori. Trattare le immagini registrate con videocamera secondo quanto previsto dall’Appendice 2”.

Pur senza assegnare particolare rilievo alla faccenda, da questo documento emerge che il Dipartimento alla Difesa chiede che le immagini di presunti UFO e altri fenomeni aerei insoliti siano trasmesse dai membri delle Forze Armate ai loro comandi. Non è chiaro che cosa comporti questa catena di trasmissioni. Non vi è infatti alcuna indicazione circa ulteriori analisi e processi valutativi.

Anche se questo documento comporta per definizione la quasi certezza che negli ultimi decenni i militari americani hanno prodotto e archiviato documentazioni su eventi ufologici da loro osservati, documentazioni che restano per ora non di accesso generale agli studiosi e al pubblico, il fatto che queste brevi istruzioni siano state pensate dal Sottosegretariato agli affari pubblici  fa sospettare che le preoccupazioni relative ad un utilizzo cattivo o distorto di eventuali immagini insolite abbia giocato una parte nella loro genesi. Purtroppo, si tratta di un documento troppo laconico e isolato per poter asserire di più.

Declassificazione documenti UFO in Spagna: l’approccio serio

Il 24 ottobre questo sito aveva commentato le notizie spagnole che in sostanza avevano dato per nuova una declassificazione di documenti militari spagnoli in realtà avvenuta molti anni fa.
Come preannunciato, oggi lo studioso che a suo tempo  fu promotore di quella liberalizzazione e che collaborò in vista di essa col Ministero della Difesa del Paese iberico, Vicente-Juan Ballester Olmos, ha pubblicato sul sito della Biblioteca virtuale del Ministero (BVD) un documento che spiega in dettaglio la messa online dei documenti digitalizzati e scaricabili.
L’articolo, in spagnolo, s’intitola  Los expedientes OVNI desclasificados–Online  e costituisce la necessaria fonte introduttiva per un inquadramento corretto di quelle fonti e per una spiegazione razionale delle loro peculiarità, caratteristiche e limiti. 

Declassificazione documenti UFO: dalla Spagna una (non) novità

Sabato 22 ottobre 2016 un quotidiano madrileno importante, El Mundo, ha suscitato grande attenzione con un dettagliato articolo nel quale presentava una supposta novità relativa alla declassificazione di un certo numero di documenti su avvistamenti UFO prodotti da organismi del Ministero della Difesa spagnola fra il 1962 e il 1995.

Si tratta di fascicoli concernenti casi complessi e interessanti, ma in realtà – come subito hanno fatto notare studiosi spagnoli come Ricardo Campo e Vicente-Juan Ballester Olmos – in realtà di vere novità non si tratta.

Infatti, questi documenti sono stati declassificati già molti anni fa (tra il 1992 ed il 1999) e da allora sono stati resi disponibili agli ufologi ed al pubblico generale. La sola novità è che adesso sono stati digitalizzati e caricati online dagli uffici del Ministero della Difesa del paese iberico.

Li potete leggere qui, insieme ad altri.

Apprendiamo in anteprima che Ballester Olmos ha realizzato un articolo al riguardo e che esso sarà presto pubblicato sul sito web del Ministero della Difesa di Madrid.

La declassificazione di documenti di rilevanza ufologica di varia origine – civile e militare – prodotti da enti pubblici dei più vari Paesi del mondo è un processo ormai ben consolidato da decenni e in alcuni casi (Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna) ormai realizzato in larga misura.

Per il Centro Italiano Studi Ufologici e per il nostro Paese, dove questo processo è tuttora meno lineare, la questione è specificamente seguita dal Progetto OVNI / Forze Armate, coordinato dallo studioso Paolo Fiorino.

Gli archivi del CISU dispongono di migliaia di pagine di documenti di origine militare italiana relativi ad avvistamenti UFO e alla loro valutazione.

A questa pagina potete leggere un’intervista pubblicata nel  gennaio 1997 su UFO – Rivista di Informazione Ufologica ed opera di Paolo Toselli, del CISU, a Vicente-Juan Ballester Olmos, che di quella classificazione è stato promotore e consulente. Già allora presentava in maniera corretta e non sensazionalistica il processo di rilascio delle documentazioni in corso in Spagna da quasi venticinque anni.