Il 30 novembre scorso è morta a Krasnodar, in Russia, Marina Popovich, veterana dell’aviazione sovietica e appassionata di UFO. Aveva 86 anni.
Marina Lavrentyevna Vasylieva decise di diventare pilota militare a 14 anni, quando la sua famiglia dovette fuggire davanti all’avanzata nazista. Non glielo impedirono gli ostacoli burocratici, la bassa statura e l’età, riuscì ad entrare in accademia e negli anni divenne una leggenda come ufficiale dell’aeronautica e collaudatore, guidando aerei sperimentali, battendo vari record di velocità ed entrando perfino nel piccolo gruppo di cosmonaute donne candidate ad andare nello spazio.
Interessatasi agli UFO dopo un suo avvistamento personale, nel 1991 scrisse un primo libro sull’argomento (“UFO Glasnost”, poi tradotto anche in tedesco), sostenendo che i governi degli USA e dell’URSS nascondessero le prove che si trattava di velivoli extraterrestri. In seguito scrisse altri libri e partecipò a conferenze ed iniziative ufologiche nel suo paese e all’estero, la più famosa delle quali a San Francisco nel 1991, sostenendo che la sonda spaziale Phobos 2, prima di scomparire misteriosamente, aveva fotografato un oggetto misterioso nelle vicinanze del satellite di Marte.
Marina fu a lungo sposata con il cosmonauta Pavel Popovich, dal 1984 vice-direttore della commissione ufologica costituita in seno all’Accademia sovietica delle scienze e successivamente presidente dell’associazione ufologica russa SoyuzUfotsentr.