La biografia dello studioso Mark O’Connell su J. Allen Hynek, l’astrofisico che voleva una scienza dell’ufologia

Josef Allen Hynek (1910 – 1986) è stato un astrofisico americano di un certo rilievo. Ma, soprattutto, è stato un ufologo.

Non un ufologo qualunque: per chi oggi pensa che la concezione scientifica nell’approccio ai fenomeni UFO sia ineludibile, per molti versi Hynek è una figura di punta nella storia dell’ufologia.

Si tratta di un tempo trascorso per sempre, ma fra gli Anni 60 e gli Anni 80 del secolo scorso si era registrato un certo progresso della presa in considerazione dei nostri fenomeni da parte degli studiosi delle scienze naturali e delle scienze fisiche nel senso più ampio del termine.

Di quella stagione Hynek rappresentò la figura più nota al pubblico, tanto che per alcuni anni assurse allo status di rappresentante non ufficiale dell’analisi razionale degli UFO sia presso i suoi colleghi ufologi sia presso una comunità scientifica e ad ambienti colti che in qualche caso parevano guardare con interesse a quanto stava accadendo nei cieli.

Oggi l’interesse degli scienziati fisici per gli UFO è prossimo allo zero, mentre – al contrario – è ben avviato il dibattito accademico sulla questione fra gli studiosi di scienze umane.

Giunge perciò al momento opportuno la grande biografia intellettuale e umana di J. Allen Hynek realizzata di recente dallo sceneggiatore, blogger e ufologo americano Mark O’Connell.

Si tratta di The Close Encounters Man, che reca il sottotitolo How One Man Made The World Believe in UFOs (“Come un solo uomo fece credere agli UFO tutto il mondo”). E’ uscita il 13 giugno per la Harper Collins di New York, una delle maggiori case editrici del mondo.

L’ufologo australiano Bill Chalker ne ha scritto un’ampia recensione che vi consigliamo di scorrere con attenzione – prima di invogliarvi ad acquistare voi stessi il volume. La recensione di Chalker esamina il contenuto del testo capitolo per capitolo mostrando come esso consideri sia la biografia umana e la gioventù dell’uomo, sia la dimensione propriamente scientifica del suo lavoro di astrofisico, sia tutte le sfaccettature del suo interesse per gli UFO, che in varie forme si estese dal 1948 al 1985, senza omettere il lato – poco noto e poco documentato – dell’interesse che Hynek coltivò per il pensiero esoterico.

Hynek fu in Italia più volte fra il 1978 e il 1984 ed ebbe rapporti anche con i giovani del Centro Ufologico Nazionale che poi, nell’85, lo lasciarono per dar vita al Centro Italiano Studi Ufologici. Visitò anche quella che poi diventò, a Torino, la prima sede del CISU, scrivendone parole d’elogio sull”International UFO Reporter”. Dunque, ebbe rapporti con l’ufologia italiana allora in fase di rapida evoluzione proprio negli anni in cui fu – non è chiaro quanto suo malgrado – il leader mondiale dell’ufologia “seria”.

Forse allora troppo precoce per misurarne appieno la statura, oggi quella generazione di fondatori del CISU sa bene ciò che deve  ad Hynek e agli scienziati come lui, e sa che la sua persona fra gli Anni 70 e i primi Anni 80 del XX secolo fu riferimento ineludibile per chiunque volesse occuparsi di UFO senza doversene vergognare.

Quello che anche noi, nel 2017, con molti limiti, cerchiamo di offrire agli italiani.