Uno sguardo critico ad un libro su J. Allen Hynek, l’astronomo che si fece ufologo

Il 2017 ha visto la pubblicazione della prima vera biografia dell’astrofisico americano Josef Allen Hynek (1910-1986), che a cavallo fra gli anni ’70 e gli anni ’80 del secolo scorso assurse al ruolo di breve ma reale portavoce dell’ufologia del tempo conseguendo una visibilità pubblica internazionale senza precedenti per un ufologo.

Si tratta di The Close Encounters Man: How One Man Made the World Believe in UFOs, pubblicato dalle edizioni Harper Collins.

Ne è autore Mark O’Connell, uno sceneggiatore, scrittore ed ufologo americano, titolare del blog High Strangeness .

Il libro sta avendo un ampio riscontro non solo negli Stati Uniti, ma non tutte le recensioni sono uniformi.

E’ il caso di quella fatta dall’ufologo e docente universitario di studi religiosi David Halperin, che nella sua interezza potete leggere qui .

Halperin riconosce parecchi meriti al libro di O’Connell: è una narrazione coerente, ampia, che forse per la prima volta mette in luce i meriti di Hynek nella ricerca astronomica, di solito trascurati a fronte della popolarità assunta come studioso di UFO. Il lavoro pone anche un certo accento sul fatto che la trasformazione di Hynek da scettico radicale in convinto della realtà oggettiva del fenomeno fu assai lunga e che iniziò ben prima del 1966, l’anno in cui molti hanno fissato il momento del suo “salto”.

Ma poi per Halperin ci sono parecchie aree importanti non esplorate o appena toccate. Ad esempio: Hynek era un docente universitario. Ebbe tensioni con le istituzioni con le quali lavorò per via del suo crescente coinvolgimento nel problema UFO? Si tratta di vicende documentabili? E – questione assai controversa – gli interessi di Hynek per l’occultismo, sempre più evidenti col passar del tempo, influenzarono il suo approccio al problema? Quale rapporto vi fu fra le due cose? Hynek aveva sue convinzioni “private” sugli UFO e sull’occulto che non manifestò mai in modo del tutto aperto?

Il libro vale comunque senz’altro la pena di esser letto, perché apre in maniera sistematica una discussione seria su uno dei personaggi più significativi della storia ufologica contemporanea.

Senza intenti agiografici né demolizioni, tutto si può indagare e contribuire a chiarire.

A varie sfaccettature della personalità di Hynek il prossimo numero di UFO – Rivista di Informazione Ufologica dedicherà più di un intervento.

La biografia dello studioso Mark O’Connell su J. Allen Hynek, l’astrofisico che voleva una scienza dell’ufologia

Josef Allen Hynek (1910 – 1986) è stato un astrofisico americano di un certo rilievo. Ma, soprattutto, è stato un ufologo.

Non un ufologo qualunque: per chi oggi pensa che la concezione scientifica nell’approccio ai fenomeni UFO sia ineludibile, per molti versi Hynek è una figura di punta nella storia dell’ufologia.

Si tratta di un tempo trascorso per sempre, ma fra gli Anni 60 e gli Anni 80 del secolo scorso si era registrato un certo progresso della presa in considerazione dei nostri fenomeni da parte degli studiosi delle scienze naturali e delle scienze fisiche nel senso più ampio del termine.

Di quella stagione Hynek rappresentò la figura più nota al pubblico, tanto che per alcuni anni assurse allo status di rappresentante non ufficiale dell’analisi razionale degli UFO sia presso i suoi colleghi ufologi sia presso una comunità scientifica e ad ambienti colti che in qualche caso parevano guardare con interesse a quanto stava accadendo nei cieli.

Oggi l’interesse degli scienziati fisici per gli UFO è prossimo allo zero, mentre – al contrario – è ben avviato il dibattito accademico sulla questione fra gli studiosi di scienze umane.

Giunge perciò al momento opportuno la grande biografia intellettuale e umana di J. Allen Hynek realizzata di recente dallo sceneggiatore, blogger e ufologo americano Mark O’Connell.

Si tratta di The Close Encounters Man, che reca il sottotitolo How One Man Made The World Believe in UFOs (“Come un solo uomo fece credere agli UFO tutto il mondo”). E’ uscita il 13 giugno per la Harper Collins di New York, una delle maggiori case editrici del mondo.

L’ufologo australiano Bill Chalker ne ha scritto un’ampia recensione che vi consigliamo di scorrere con attenzione – prima di invogliarvi ad acquistare voi stessi il volume. La recensione di Chalker esamina il contenuto del testo capitolo per capitolo mostrando come esso consideri sia la biografia umana e la gioventù dell’uomo, sia la dimensione propriamente scientifica del suo lavoro di astrofisico, sia tutte le sfaccettature del suo interesse per gli UFO, che in varie forme si estese dal 1948 al 1985, senza omettere il lato – poco noto e poco documentato – dell’interesse che Hynek coltivò per il pensiero esoterico.

Hynek fu in Italia più volte fra il 1978 e il 1984 ed ebbe rapporti anche con i giovani del Centro Ufologico Nazionale che poi, nell’85, lo lasciarono per dar vita al Centro Italiano Studi Ufologici. Visitò anche quella che poi diventò, a Torino, la prima sede del CISU, scrivendone parole d’elogio sull”International UFO Reporter”. Dunque, ebbe rapporti con l’ufologia italiana allora in fase di rapida evoluzione proprio negli anni in cui fu – non è chiaro quanto suo malgrado – il leader mondiale dell’ufologia “seria”.

Forse allora troppo precoce per misurarne appieno la statura, oggi quella generazione di fondatori del CISU sa bene ciò che deve  ad Hynek e agli scienziati come lui, e sa che la sua persona fra gli Anni 70 e i primi Anni 80 del XX secolo fu riferimento ineludibile per chiunque volesse occuparsi di UFO senza doversene vergognare.

Quello che anche noi, nel 2017, con molti limiti, cerchiamo di offrire agli italiani.