La NASA scopre che gli UAP esistono

di Baptiste Friscourt

 

Il 31 maggio 2023, la NASA ha tenuto il primo incontro del suo gruppo di studio indipendente sui fenomeni anomali non identificati (Unidentified Anomalous Phenomena Independent Study Team, UAPIST). Creato nel 2022, il team mira a identificare «i dati disponibili, il modo migliore per raccogliere dati futuri e in che modo la NASA può utilizzare tali dati per far progredire la comprensione scientifica degli UAP». Lo studio fungerà da «forum interdisciplinare basato sulla comunità per sollecitare e coordinare analisi e dati in ingresso e fornire consigli».

La creazione dell’UAPIST – per un’attività della durata limitata di un anno – ha preso il via dall’amministratore della NASA ed ex senatore Bill Nelson, nonché dall’amministratore associato per la direzione della missione scientifica, il dott. Thomas Zurbuchen. È interessante notare che, in un’intervista per il Center for Politics dell’Università della Virginia, Bill Nelson ha dichiarato di aver parlato con i piloti coinvolti nel caso Nimitz del 2004, dichiarando che né lui né loro sono riusciti a identificare il velivolo di tipo avanzato che avevano incontrato. Alla domanda sulla possibile origine del velivolo, ha risposto: «Chi sono io per dire che il pianeta Terra è l’unico luogo di una forma di vita civilizzata e organizzata come la nostra?». Oggi il team è sotto la responsabilità della dott. Nicola Fox e del dott. Daniel Evans ed è guidato dall’astrofisico David Spergel.

Durante l’ultima conferenza CAIPAN organizzata dal Gruppo di informazione e studio sui fenomeni aerei non identificati (GEIPAN) dell’Agenzia spaziale francese (CNES), l’Assistente vicedirettore associato per la ricerca Daniel Evans ha presentato così il lavoro in corso dell’UAPIST: una «piccola percentuale sembra dimostrare una tecnologia di propulsione estremamente avanzata e, oltre a ciò, gli UAP rappresentano chiaramente un problema di sicurezza del volo». Ha continuato spiegando che il team era costituito da 16 esperti accademici , tra i quali:

  • L’astronauta Scott Kelly
  • Anamaria Berea, professore associato di Computational and Data Science, affiliata al SETI, la cui ricerca è incentrata sull’«emergere della comunicazione nei sistemi viventi complessi e sulle applicazioni della scienza dei dati in astrobiologia, per la scienza sia delle firme biologiche che delle tecnofirme».
  • Reggie Brothers, ex sottosegretario per la scienza e la tecnologia presso il Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti e vice segretario aggiunto alla difesa per la ricerca presso il dipartimento della Difesa
  • Warren Randolph, vicedirettore esecutivo del dipartimento di indagine sugli incidenti e prevenzione per la sicurezza aerea della Federal Aviation Administration (FAA)
  • Walter Scott, vicepresidente esecutivo e chief technology officer di Maxar, una società di tecnologia spaziale specializzata in intelligence terrestre e infrastrutture spaziali che ha recentemente ottenuto un contratto di 10 anni dal National Reconnaissance Office
  • Shelley Wright, ricercatrice e strumentista SETI.
Nasahttps://science.nasa.gov/uap
NASA, Unidentified Anomalous Phenomena Independent Study Group, group photo 1, Under Fair Use For Information

Il problema delle molestie

Anche se il team verificherà le risorse della NASA sugli UAP, l’Agenzia spaziale americana insiste sul fatto che le sue attività non sono correlate ai suoi programmi di astrobiologia sulla ricerca della vita oltre la Terra e alla sua «ricerca basata sullo spazio che si concentra sulle firme tecnologiche, ovvero i segni di tecnologia avanzata su altri pianeti».

Secondo il Team Leader David Spergel, UAPIST «identificherà quali dati esistono presso enti civili, governo, organizzazioni non profit, aziende, e cos’altro dovremmo cercare di raccogliere e come analizzarlo al meglio».

Dopo aver ringraziato la commissione e reso omaggio al sergente maggiore dell’aeronautica a riposo Sam Sato, che «ha svolto un ruolo fondamentale nell’analisi UAP», Daniel Evans ha dichiarato che sette membri dell’UAPIST sono stati oggetto di molestie durante l’anno dello studio e che «qualsiasi forma di molestia nei confronti dei nostri relatori serve solo a sminuire il processo scientifico, che richiede un ambiente rispettoso e aperto».

Questo punto è stato ulteriormente sottolineato da Daniel Evans:

«Le molestie portano solo a un ulteriore discredito del campo UAP, ostacolando in modo significativo il progresso scientifico e scoraggiando altri dallo studio di questo importante argomento. Le molestie ostacolano anche il diritto del pubblico alla conoscenza».

Questo punto sarà ripetuto da quasi tutti i relatori durante la conferenza ed è una delle rare volte in cui l’amministrazione statunitense ha riconosciuto che lo stigma sugli UAP impedisce l’indagine scientifica e deve essere combattuto. Un cambiamento significativo, dopo molti decenni di discorsi ufficiali denigratori sull’argomento UFO/UAP. In un recente articolo, UAPCheck ha rintracciato una possibile fonte dello stigma. Evans aggiunge che «è obbligo di questa nazione determinare se questi fenomeni pongono potenziali rischi per la sicurezza dello spazio aereo».

Photo by Matheus Bertelli

Sicurezza aerea

A poche ore dal convegno, proprio sul tema della sicurezza dello spazio aereo si è verificato uno sviluppo interessante. Il tenente Ryan Graves, il primo pilota della Marina a menzionare pubblicamente l’esistenza di personale militare che incontra quotidianamente UAP nei cieli americani, ha lanciato ufficialmente la sua organizzazione senza scopo di lucro Americans for Safe Aerospace (AFSA). Il consiglio direttivo dell’AFSA comprende i piloti Alex Dietrich e Dave Fravor, che hanno assistito all’incidente della Nimitz nel 2004. Il suo comitato consultivo comprende un’altra serie di persone interessanti:

  • Tim Gallaudet, ex ammiraglio e Capo dell’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica;
  • Bryan Bender, ex redattore della difesa per la rivista Politico;
  • Avi Loeb, capo della rete di osservatori a terra UAP di Harvard del Progetto Galileo;
  • Christopher Mellon, ex vice assistente segretario alla difesa per l’intelligence e suggeritore degli articoli del New York Times nel 2017;
  • Garry Nolan, professore di patologia di Stanford;
  • Terry Virts, ex colonnello e astronauta della NASA.

L’esistenza di un tale elenco di persone, che lavorano pubblicamente per sensibilizzare l’opinione pubblica e il governo sui pericoli associati all’UAP, sembra mostrare che lo stigma stia diminuendo ad una velocità inaspettata.

NASA, https://science.nasa.gov/about-us/leadership/dr-daniel-evans, Daniel Evans
NASA, Daniel Evans, Under Fair Use For Information

L’introduzione di Daniel Evans

Tornando alla conferenza della NASA, per quanto riguarda il rapporto finale UAPIST, Evans aggiunge che le loro raccomandazioni saranno pubblicate in un report pubblico quest’estate. Più tardi durante la conferenza, il leader UAPIST David Spergel aggiungerà che il rapporto è previsto per il 1° agosto.

Daniel Evans insiste quindi sulla mancanza di dati affidabili e sottolinea che i resoconti dei testimoni oculari non possono fornire prove conclusive a supporto del riconoscimento e dell’analisi dell’UAP.

Conclude la sua introduzione osservando che UAPIST lavorerà solo con dati non classificati e che la trasparenza sarà della massima importanza. Queste argomentazioni sono state ripetute più volte da quasi tutti i relatori durante la giornata della conferenza.

Evans infine spiega l’architettura di UAPIST. Lungi dall’essere un gruppo consultivo politico governativo, il team è un comitato di verifica sotto l’autorità dell’Earth Science Advisory Committee (ESAC), che non include alcun personale attivo della NASA. Aggiunge che solo l’ESAC «dibatterà le raccomandazioni e trasmetterà formalmente il rapporto al governo». Sarà interessante vedere l’influenza dell’ESAC sull’esito del rapporto dell’UAPIST di questa estate.

Tra gli altri tecnicismi, osserva che il passaggio da “Aerial” ad “Anomalous” per la definizione di UAP estende drasticamente l’ambito dello studio, includendo tutti i tipi di fenomeni. La stessa analisi è stata proposta da JD Daniel Sheehan durante un’intervista con Chrissy Newton di The Debrief, anche se la conclusione di Sheehan è diversa. Secondo lui, si tratta di una tattica per aumentare artificialmente il numero di casi facilmente spiegabili nel set di dati. Abbasserebbe matematicamente la percentuale di casi di UAP presumibilmente causati da apparecchi avanzati. In tal modo si ridurrebbero le risorse destinate specificamente allo studio di velivoli sconosciuti, come spiegato in questo rapporto di UAP Check.

NASA, Dr. Nicola Fox, Under Fair Use For Information
NASA, La dott. Nicola Fox, Under Fair Use For Information

Dott. Nicola Fox

L’amministratore associato per la direzione della missione scientifica, la dott. Nicola Fox, aggiunge:

«L’UAP Independent Study Team è stato incaricato di creare una tabella di marcia per la NASA su come utilizzare gli strumenti della scienza per valutare e classificare la natura dei futuri UAP».

Quindi, anche se la conferenza è solo all’inizio, Fox propone una conclusione per l’incontro giornaliero (indicato come “riunione di lavoro”).

«In questo momento esiste un numero molto limitato di osservazioni di alta qualità e cura dei dati sugli UAP. I dati esistenti disponibili dai resoconti dei testimoni oculari sono spesso confusi e non possono fornire prove conclusive che supportino il riconoscimento e l’analisi degli UAP. […] Questa mancanza di dati di alta qualità rende impossibile trarre conclusioni scientifiche sulla natura degli UAP».

Tale conclusione sarà ripresa da quasi tutti i relatori nel corso della riunione.

Il dottor Fox chiede quindi l’uso di dati non classificati, invitando i ricercatori a setacciare il database della NASA, dichiarando che i dati classificati non possono essere condivisi liberamente e aggiungendo che «questo studio si basa su dati aperti», insistendo sul fatto che qualsiasi contenuto pubblicato sul il sito web è stato accuratamente verificato e calibrato, a meno che non sia specificato come “Quick Look Data”.

Un’altra categoria di informazioni assente dal discorso del dottor Fox: le informazioni declassificate. Un’omissione intrigante, considerando che le risorse militari – la principale fonte di dati declassificati – hanno sempre finanziato e aiutato la ricerca scientifica. Per citare solo un esempio, la scoperta nel 2014, da parte di Amir Siraj e Avi Loeb, della prima meteora proveniente da un altro sistema solare a colpire la Terra è stata convalidata nientemeno che dallo US Space Command, il comando unificato di combattimento del Dipartimento di Difesa. Ancora più interessante, un po’ più tardi il primo relatore a presentare una sua analisi alla conferenza è stato il dott. Sean Kirkpatrick, che ha mostrato lo stato delle sue indagine sugli UAP all’interno del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, presentando informazioni declassificate dall’All-domain Anomaly Resolution Office (AARO). Per quanto riguarda la sovraclassificazione di tali informazioni, sottolineata di recente dal direttore della National Intelligence, Avril Haines – e contrariamente a quanto molti pensano -, il presidente degli Stati Uniti non ha tutti i poteri in materia di declassificazione delle informazioni. Ad esempio:

«Alcuni segreti, come le informazioni relative alle armi nucleari, sono gestiti separatamente in base a uno specifico schema statutario che il Congresso ha adottato ai sensi dell’Atomic Energy Act. Quei segreti non possono essere declassificati automaticamente dal solo presidente e richiedono, per legge, un’ampia consultazione con le agenzie del ramo esecutivo».

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Il coordinatore David Spergel

La conferenza continua con il leader dell’UAPIST, il dott. David Spergel, che inizia la sua presentazione sottolineando che l’AARO del Dipartimento della Difesa è incaricato di «guidare l’intera iniziativa sugli UAP del governo». Segue il riferimento allo stigma, ma sottolinea che uno degli obiettivi della NASA sarebbe quello di rimuoverlo dallo studio UAP. Alla domanda della dott. Paula Bontempi su come calibrare correttamente i sensori per UAP, spiega che una parte dello studio degli UAP comporterebbe l’elenco di tutti i possibili effetti artefatti che si verificano sui telescopi per annullare i falsi positivi. Continua, spiegando che il problema è ancora peggiore con tutti i filmati catturati con strumenti obsoleti.

In un’interessante metafora, Spergel spiega poi come alcuni Fast Radio Burst, grandi emissioni di segnali radio ancora inspiegabili, fossero falsi positivi provenienti da forni a microonde vicino a rilevatori radio. Questo non ha spiegato il vero ed enigmatico FRB, ma ha ridotto il numero di segnali di fondo per poter indagare ulteriormente.

Questa strategia di elencare tutte le possibili ipotesi esplicative – siano esse fenomeni rari o artefatti strumentali – è stata utilizzata per mezzo secolo da altri gruppi investigativi governativi, come il GEIPAN francese, ma presenta un grosso inconveniente. Procedendo per eliminazione, induce una visione critica, sostanzialmente incriminante, dei casi inspiegabili denunciati dai testimoni. Dà l’impressione che tutto ciò che si sta cercando di fare sia ridurre il numero di casi inspiegabili; e infatti la loro percentuale diminuisce proprio perché ci si dedicano tempo ed energie. Alla fine, tutto ciò che resta è meno del 3,5% dei casi inspiegabili (in Francia).

E poiché tutte le attenzioni sono destinate all’indagine (raccolta e ricerca di ipotesi esplicative note), le risorse e le  energia non sono concentrate sulla ricerca e l’analisi dei fenomeni più affidabili – eventi con un alto grado di stranezza – segnalati dai piloti militari come apparecchi tecnologicamente avanzati.

Per risolvere questo problema servirebbe un programma specifico per studiare casi veramente anomali, di cui non si è nemmeno parlato nelle cinque ore di discussione.

Questo problema è lo stesso riscontrato dall’AARO, che ha scelto la stessa strategia e ora si trova con un numero molto elevato di casi inspiegabili a causa della mancanza di informazioni.

NASA, Department of Defense, AARO, Sean Kirkpatrick, UAP Reporting Trends 1996-2023 Under Fair Use For Information

AARO, lo stato dell’arte

Ciò è stato reso evidente dalla presentazione dell’attuale direttore dell’All-domain Anomaly Resolution Office del Dipartimento della Difesa, il dott. Kirkpatrick, che ha tenuto la prima presentazione nella riunione della NASA. È interessante notare che, come notato in precedenza, mentre la NASA è un’agenzia indipendente e l’UAPIST un gruppo di studio indipendente, Daniel Evans sottolineerà che l’AARO è la principale agenzia del governo degli Stati Uniti per quanto riguarda gli UAP.

Kirkpatrick ha iniziato definendo la NASA un «partner inestimabile», dichiarando che il ruolo della NASA è quello di utilizzare dati non classificati, mentre il ruolo dell’AARO è quello di utilizzare dati classificati.

Durante la sua presentazione, Kirkpatrick osserva che il numero di casi è arrivato a 800, con un numero da 16 a 40 considerati veramente anomali. A proposito della sfera filmata in volo sopra l’Iraq, mostrata durante l’audizione pubblica del Senato USA, ha anche spiegato:

 «Questo è un globo sferico, metallico […] li vediamo in tutto il mondo e li vediamo fare manovre apparenti molto interessanti […] Questo è un oggetto reale, assolutamente»

Questo è un notevole cambiamento rispetto alla sua presentazione alquanto poco brillante al Congresso degli Stati Uniti, dove ha semplicemente spiegato che stavano cercando dati per spiegare definitivamente il caso. Una simile affermazione proveniente da un personaggio riservato come il dott. Kirkpatrick è una delle principali sorprese emerse dalla riunione della NASA.

Poi mostra un altro caso, 3 luci che si muovono in modo sincronizzato su uno sfondo statico di punti bianchi. Ha dichiarato che il movimento era dovuto a un tremolio della fotocamera, ma quando in seguito gli è stato chiesto perché lo sfondo dei punti bianchi fosse statico mentre c’era il tremolio della fotocamera, ha dichiarato:

«Non sono sicuro al 100% di quella risposta, potrebbe essere solo un mucchio di polvere su quel sensore. O è uno sfondo stabilizzato o è solo spazzatura».

Continua, spiegando che ora stanno cercando di organizzare campagne di monitoraggio 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con piattaforme di sensori dedicate e in grado di essere attivate quando un pilota segnala un avvistamento. Aggiunge che le piattaforme di osservazione nell’ambito della scienza pubblica potrebbero essere collegate in modo da rispondere allo stesso tipo di attivazione per aumentare la copertura, in particolare con l’aiuto della NASA.

Raccomanda inoltre che, contrariamente a quanto affermato in precedenza dall’amministrazione della NASA in merito alla difficoltà di cercare UAP nei propri archivi, la NASA potrebbe utilizzare l’intelligenza artificiale per cercare le “cose più semplici”.

Questa idea è stata proposta anche dal dottor Jacques Vallée durante l’ultimo CAIPAN, dove ha posto la stessa domanda a Daniel Evans, ed Evans ha risposto che potrebbe essere possibile, ma stavano cercando risorse grado di attivarsi in tempo reale per trovare traccia degli eventi UAP in corso.

NASA, Department of Defense, AARO, Sean Kirkpatrick, Spherical UAP, Under Fair Use For Information

Durante le domande e risposte, Kirkpatrick fa alcune osservazioni interessanti, osservando che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti «può puntare il più grande apparato di raccolta dell’intero globo in qualsiasi punto desideriamo. Serve solo sapere dove vogliamo puntarlo». Quindi aggiunge: «Alla maggior parte delle persone, incluso il governo, non piace l’dea di focalizzare il nostro intero apparato di raccolta nel cortile di casa loro». Questa è un’affermazione interessante quando tutti gli altri relatori e lui stesso hanno ripetuto numerose volte durante la conferenza che mancavano i dati affidabili. Naturalmente, ci sono delle limitazioni per le attività di intelligence nei confronti dei cittadini statunitensi. Ma i cittadini statunitensi rappresentano solo il 4,1% della popolazione terrestre e il territorio statunitense l’1,9% della sua superficie. Ciò lascia molto spazio al dottor Kirkpatrick per verificare la presenza di UAP. Ciò ricorda anche l’affermazione dell’ex direttore del National Intelligence, John Ratcliffe,«Si vedono con i satelliti».

Continuando le domande e risposte, il dottor Berea pone nuovamente la domanda sull’uso dell’intelligenza artificiale per i filmati d’archivio del Dipartimento della Difesa. Kirkpatrick risponde che mancano filmati definiti come UAP per addestrare un’intelligenza artificiale a identificarli. In una domanda successiva, Mike Gold chiede quale definizione di “anomalo” usi Kirkpatrick. Il direttore di AARO ha risposto:

«In realtà abbiamo sviluppato alcune definizioni per tutti questi aspetti. Penso che ne siano state inserite parti nel testo di legge sia alla Casa Bianca che al Congresso. Ma essenzialmente anomalo è tutto ciò che non è facilmente comprensibile dall’operatore o dal sensore».

Aggiunge poi che per quanto riguarda il caso dell’UAP che sembra andare sott’acqua, «abbiamo dimostrato che non è così, che in realtà si tratta di un’anomalia del sensore che ora abbiamo compreso; pubblicheremo tutto». Si potrebbe pensare al caso Omaha riguardo a tale affermazione. Nel luglio 2019, la Marina degli Stati Uniti ha incontrato sciami di oggetti non identificati. I giornalisti Jeremy Corbell e George Knapp hanno pubblicato nel giugno 2021 un video presumibilmente girato su una nave in cui un presunto oggetto che mostra all’infrarosso una forma sferica che sembrava andare sott’acqua. Inoltre, per il “rivelatore” David Grusch, in una recente intervista, quello specifico oggetto era davvero anomalo.

NASA, Department of Defense, AARO, Sean Kirkpatrick, Three UAP, Under Fair Use For Information

Tornando alle domande e risposte, sulla cooperazione internazionale, Kirkpatrick spiega:

«Ho appena tenuto il nostro primo forum Five Eyes su questo argomento. […] Abbiamo avviato discussioni con i nostri partner sulla condivisione dei dati su:

  • Come vengono redatti i rapporti
  • Con che tipo di analisi possono aiutarci
  • Con che tipo di calibrazione possono aiutarci?
  • In cosa possiamo aiutarli a nostra volta?

Stiamo organizzando tutto questo proprio ora. Alla fine ci invieranno le loro informazioni e i loro dati per alimentare la ricerca secondo le modalità stabilite».

The Five Eyes è un’alleanza a livello di intelligence tra Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito. A proposito di quest’ultimo, il giornalista Christopher Sharp, indagando sui legami tra Stati Uniti e Regno Unito sugli UAP, ha dichiarato che il Ministero della Difesa britannico (MoD) «non è disposto a commentare la riunione Five Eyes UAP menzionata da Sean Kirkpatrick di AARO all’evento NASA di ieri».

È interessante notare che Nick Pope, che ha lavorato per il Ministero della Difesa britannico, ha commentato: «Fino a poco tempo fa, il Ministero della Difesa del Regno Unito si rifiutava di commentare se stessero o meno impegnandosi con AARO, secondo il mandato della NDAA (ovviamente lo erano). La dichiarazione di ieri del dott. Kirkpatrick ha fatto calare il velo e ha reso insostenibile il ‘no comment’».

Inoltre sull’Australia ha aggiunto: «L’Australia potrebbe non volersi impegnare, ma il National Defense Authorization Act impone agli Stati Uniti di collaborare con gli alleati internazionali, quindi è una casella che il dottor Kirkpatrick deve spuntare, e un forum Five Eyes è un buon meccanismo per questo. Quindi sì, qualcuno in Australia si sta impegnando!».

Per quanto riguarda il Canada, il giornalista Daniel Otis ha recentemente pubblicato un articolo di approfondimento che mostra che ha effettivamente partecipato a un briefing riguardante gli UAP:

«Sebbene i dettagli dell’incontro rimangano riservati, può essere definito come condivisione di informazioni sull’argomento UAP e al momento non è possibile condividere ulteriori dettagli».

Photo by SevenStorm JUHASZIMRUS

Mike Freie della FAA

La mattinata si è conclusa con la presentazione di Mike Freie della FAA che ha spiegato che se la maggior parte del territorio è coperta da radar, alcune aree sono coperte solo da uno o addirittura da nessuno, in particolare sopra la parte settentrionale degli Stati Uniti. Ha aggiunto che spesso i radar sono di competenza militare e non possono fornire informazioni al pubblico.    

Interrogato dai membri dell’UAPIST, ha spiegato che i controllori del traffico aereo hanno un protocollo di segnalazione UAP, sebbene non vi sia alcuna comunicazione al riguardo per promuoverne l’uso e che a sua conoscenza non si sta facendo nulla per quanto riguarda i piloti civili.

Ha comunicato che sull’intero territorio degli Stati Uniti l’ATC raccoglie da 8 a 10 UAP al mese, ma quel numero è balzato a 68 a febbraio, a causa delle notizie sull’incidente del pallone cinese e sugli altri tre oggetti che sono ancora oggi non identificati, come mostrato di recente in un rapporto di Christopher Sharp per Liberation Times. Poi ha dichiarato che i rapporti ATC vengono inoltrati al Domestic Event Network. Ci si può chiedere quanti rapporti UAP l’ATC produrrebbe se il loro sistema di segnalazione fosse conosciuto meglio.

Mike Freie ha concluso spiegando che la FAA non memorizza i dati radar non filtrati perché sarebbe poco pratico e i dati filtrati vengono conservati solo per pochi mesi. Ciò ricorda molto gli oggetti di febbraio che sono stati rilevati nei cieli americani solo dopo che il filtro è stato abbassato a causa del rilevamento visivo del pallone cinese da parte della popolazione civile e della protesta pubblica per questa violazione dello spazio aereo degli Stati Uniti

NASA, FAA, Mike Freie, Radar Line of Sight Coverage Above Ground Level, Under Fair Use For Information
NASA, FAA, Mike Freie, Radar Line of Sight Coverage Above Ground Level, Under Fair Use For Information

Tavola rotonda

Il pomeriggio è stato dedicato alle presentazioni e alle discussioni dei relatori. La dott. Nadia Drake è stata la prima a parlare. Giornalista scientifica, è la figlia del famoso astrofisico Frank Drake, noto per aver formulato la sua omonima equazione per stimare il numero di civiltà disposte a comunicare utilizzando segnali radio convenzionali nella Via Lattea. Ha iniziato a riassumere il lavoro svolto dalla commissione durante il suo anno di attività, spiegando il suo lavoro si è concentrato sui fenomeni aerei nonostante il cambiamento in “anomalo” nella definizione dell’oggetto. Ha spiegato che l’UAPIST riconosce che c’è un enorme interesse da parte del pubblico e che «molti testimoni credibili hanno riferito di aver visto oggetti non identificati nel cielo». Ha aggiunto: «Come corollario, fino a oggi, nella letteratura scientifica con referee, non ci sono prove conclusive che suggeriscano un’origine extraterrestre per UAP». Ha quindi differenziato l’attività di AARO e NASA: «Cosa possiamo raccomandare che la NASA possa fare che il DoD non possa?».

Infine, ha concluso chiedendosi «Cosa sono gli UAP?» Ha affermato che devono prima definire cosa cercare:

 «Molte scoperte scientifiche sono radicate in fenomeni inizialmente inspiegabili e bizzarri. Quindi, scrutando attentamente il cielo, o riusciamo a definire adeguatamente il nostro spazio di ricerca oppure, con il contributo di altre discipline, è probabile che comunque impariamo cose nuove sul nostro pianeta».

La commissione si è poi confrontata sui diversi possibili significati di “Anomalous”. Il leader dell’UAPIST David Spergel conclude:

 «Alla fine, è proprio questo la NASA, guardare in alto, verso la maggior parte del sistema solare e verso la nostra galassia».

La dott. Paula Bontempi, professore di oceanografia presso l’Università del Rhode Island, ha fatto quindi una presentazione sul ruolo che la NASA può avere negli studi UAP. Ha ricordato al pubblico i 60 anni di esperienza della NASA nelle scienze osservative, sia nello spazio sia sulla Terra, in tutti gli ambiti. Ha poi spiegato come la reputazione della NASA può combattere il discredito:

«La NASA ha una fiducia pubblica di lunga data. Questo è essenziale per comunicare al pubblico le scoperte su questi fenomeni. E poiché ciò è stato menzionato più volte, è molto importante destigmatizzare le segnalazioni e aumentare la consapevolezza delle barriere culturali e sociali per farlo».

Ha sottolineato che la NASA ha una forte tradizione di ricerca interdisciplinare, una necessità per gli studi UAP, soprattutto se si deve fare ricerche nei vasti archivi della NASA. Poi ha spiegato come il pubblico può essere coinvolto in un’indagine scientifica su UAP riducendo ulteriormente lo stigma lavorando sulla piattaforma della NASA.

Photo by SpaceX

La dott. Federica Bianco, Deputy Project Scientist per l’Osservatorio Vera C. Rubin, inizia la sua presentazione spiegando quanto i dati disponibili sull’UAP fossero finora inaffidabili da un punto di vista scientifico. Ha dato la stessa possibile soluzione a questo problema di David Spergel, con lo stesso inconveniente:

«L’approccio alternativo nel rilevare le anomalie richiede una comprensione accurata e profonda di ciò che è normale e usuale, per individuare ciò che è insolito». […] «Quello che è normale, come ad esempio palloni, aerei e fenomeni atmosferici sono eventi naturali che conosciamo e ciò che è insolito, ciò che è un’anomalia, è tutto ciò che non è coerente con il modo in cui queste cose appaiono nei nostri dati».

Bianco non ha ignorato le difficoltà, affermando:«È una sfida estremamente complicata» e ha continuato:

«I dati di cui idealmente vorremmo poter disporre sarebbero raccolti con modalità multisensore, multipiattaforma e multisito»

È interessante notare che durante l’intera giornata dell’incontro, non è stato mai menzionato il Progetto Galileo di Harvard, guidato dal dott. Avi Loeb. Pochi giorni prima della conferenza, il Progetto Galileo aveva pubblicato 8 articoli peer-reviewed sul Journal of Astronomical Instrumentation riguardanti l’osservazione di UAP da terra utilizzando una rete di osservatori, e ha creato il suo primo osservatorio sul tetto di Harvard solo pochi mesi fa.

Sebbene quasi tutti i relatori, gli amministratori della NASA e i funzionari abbiano richiesto dati scientifici affidabili, è strano che durante la conferenza non sia stato fatto riferimento al Progetto Galileo. Lo stesso silenzio è stato notato dal dott. Avi Loeb, che ha pubblicato un articolo nei giorni successivi, spiegando come, dall’inizio del suo studio UAP, la NASA sia rimasta chiusa al dialogo, e che questa sia stata la ragione per cui ha originariamente avviato il Galileo Progetto. Questa è una situazione paradossale, con numerosi relatori durante la conferenza che chiedono la collaborazione sul campo con altri organismi.

Durante il dibattito, Bianco ha ampliato l’idea della raccolta dati spiegando come i telefoni cellulari possono essere utilizzati come strumenti per le indagini in crowdsourcing, un’idea che sarà successivamente supportata dal dott. Spergel.

Photo by Pixabay

Il dottor David Grinspoon, uno scienziato senior presso il Planetary Science Institute di Tucson, in Arizona, ha preso la parola e ha spiegato come gli strumenti e i metodi utilizzati in astrobiologia potrebbero essere usati per studiare gli UAP affermando che questo campo sta già cercando anomalie «che potrebbero tradire la presenza della vita» negli archivi di dati. Ha poi affrontato l’ipotesi di un’origine extraterrestre degli UAP:

«La NASA sta anche supportando alcune ricerche che studiano le firme tecnologiche, sebbene al momento non ci siano prove di cui siamo a conoscenza che suggeriscano una fonte extraterrestre per gli UAP. Questi programmi della NASA sono rilevanti per la questione degli UAP in almeno due modi: si tratta di un fenomeno naturale noto o sconosciuto? Ha caratteristiche tecnologiche? Si tratta di tecnologia terrestre conosciuta? In secondo luogo, se riconosciamo una fonte extraterrestre, per quanto improbabile, come una possibile spiegazione per gli UAP, allora questi oggetti devono aver viaggiato attraverso il sistema solare per arrivare qui. All’interno della comunità scientifica, c’è una credenza diffusa, ma non universale, che esistano civiltà extraterrestri. La stessa logica, che supporta l’idea che le civiltà extraterrestri possano esistere e possano essere rilevabili, supporta anche l’idea che trovare artefatti extraterrestri nel nostro sistema solare sia almeno plausibile.

La NASA è l’agenzia principale per l’esplorazione del sistema solare. Ha già un programma attivo per il rilevamento di oggetti nel nostro sistema solare, utilizzando sia strutture terrestri che spaziali  e potrebbe sfruttare queste capacità per cercare oggetti nello spazio con movimento anomalo, traiettorie anomale, curve di luce insolite, rilevazioni spettrali anomale o altre caratteristiche».

Ancora una volta, nessun riferimento al Progetto Galileo, che ha anche un programma per cercare oggetti in stile ‘Oumuamua, oggetti anomali provenienti dall’esterno del sistema solare che accelerano in modo non convenzionale. Grinspoon ha concluso:

«La maggior parte del sistema solare non è stata oggetto di ricerche per artefatti o anomalie. E semplici programmi di analisi dei dati potrebbero potenzialmente essere applicati a missioni planetarie presenti e  future. La Galassia non si ferma ai margini del sistema solare e il sistema solare non si ferma al limite dell’atmosfera terrestre. È tutto un continuum di possibilità degne di indagine. Se la NASA applicherà nei confronti degli UAP la stessa metodologia rigorosa che applica allo studio della possibile vita extraterrestre, allora impareremo qualcosa di nuovo e interessante, qualunque sia la spiegazione ultima di quei fenomeni».

Durante la discussione Grinspoon ha dato una risposta interessante riguardo allo stigma nella ricerca astrobiologica:

 «Le firme tecnologiche sono state in qualche modo gestite e tenute a distanza per lungo tempo dalla NASA a causa del discredito e, in definitiva, non possono essere tenute lontane per sempre. Se sei un’agenzia guidata dalla curiosità, che cerca di capire l’intero universo, devi andare oltre alle censure e provare solo a guardare onestamente qualunque prova ci sia. E quindi penso che in senso lato, la stessa lezione dovrebbe applicarsi agli UAP».

Ha fatto seguito il dott. Karlin Toner, Senior Advisor for Data Policy Integration presso la Federal Aviation Administration, ribadendo la necessità di rimuovere lo stigma «incoraggiando gli aviatori militari a rivelare anomalie», e continuando con uno sguardo alle attività dell’UAPIST durante il suo anno di attività:

«Il nostro team in realtà ha visionato solo poche immagini non classificate di UAP […] E credo che abbiamo ascoltato solo un singolo resoconto di prima mano da un ex pilota militare».

In un commento successivo, ha aggiunto che «non abbiamo fatto una catalogazione solida, abbiamo esaminato le fonti, segnalato le fonti che riteniamo possano essere rilevanti, ma forse con uno sforzo più consistente, la catalogazione sarebbe un punto di partenza abbastanza buono».

Toner ha concluso la sua presentazione consigliando alla NASA «di valutare più a fondo le barriere culturali e sociali allo studio e alla segnalazione di UAP e di attuare un piano per sfruttare l’immagine del proprio nome per iniziare a rimuovere questi ostacoli».

NASA, Pr. Joshua Semeter, Go Fast, Determination of object velocity

Mentre quasi tutti i relatori hanno chiesto alla NASA di utilizzare dati non classificati, il docente di ingegneria Joshua Semeter ha tenuto una presentazione sul caso “Go-Fast” utilizzando dati parzialmente declassificati: «E in questo caso, l’oggetto si è spostato di circa 390 metri in 22 secondi e ciò corrisponde a una velocità di appena 40 miglia all’ora».

Questo caso è stato reso celebre dagli articoli del New York Times del 2017 e dal lavoro di analisi svolto dal giornalista e analista Marik Von Rennenkampf, che ha appena pubblicato un articolo sull’analisi di Semeter:

«Mentre il membro del team di studio della NASA che ha analizzato il video ha utilizzato una semplice trigonometria per concludere che l’oggetto sferico ‘Go-fast’ stava viaggiando relativamente lento (circa 40 miglia all’ora), scienziati civili – sia scettici sugli UFO sia ‘agnostici’ – hanno costruito modelli tridimensionali che ricreano l’effetto del forte vento di quella sera».

«Se si tiene conto del vento, che può alterare in modo significativo tali ricostruzioni geometriche, le analisi attuali mostrano che l’oggetto ‘Go-fast’ dovrebbe viaggiare molto più velocemente, a circa 115 (e non 40) miglia all’ora. Inoltre, l’UAP ‘Go-fast’, simile a un globo, si muoverebbe potenzialmente ancora più rapidamente se un valore-chiave alla distanza non fosse corretto, come ritengono probabile alcuni piloti ed ex piloti.

Si spera che, attingendo alla profonda esperienza scientifica della NASA, il mistero delle ‘sfere metalliche’ osservate a livello globale possa essere risolto in modo soddisfacente».

Uno sviluppo interessante è stato riportato nell’ultimo articolo di Christopher Sharp per Liberation Times, nel quale un portavoce della NASA dichiara:

  «È importante ricordare che il team UAP è un gruppo di esperti esterni indipendenti dalla NASA. […] Il team non ha avuto accesso ai dati grezzi del sensore né ha parlato con i piloti che ne sono stati testimoni. L’analisi del nostro team si è basata esclusivamente sulle informazioni contenute nel video rilasciato pubblicamente».

Nelle seguenti domande e risposte, Mike Gold ha fatto un commento interessante:

«Ho preso parte a troppe commissioni e studi che finiscono su uno scaffale. Non voglio che questo sia uno di questi. Possiamo discuterne ulteriormente, ma chiederei e raccomanderei un ufficio permanente all’interno della NASA per supportare questa attività, anche piccolo.

Raccogliamo queste notizie, raccogliamo questi dati per archiviare le informazioni e agire come la controparte aperta e disponibile rispetto a Sean e all’AARO. Penso che allora potremmo continuare e favorire le segnalazioni, superare i problemi di discredito che sono stati sollevati e potremmo farlo in modo relativamente sostenibile. Perché, lo ripeto, non voglio che tutto il nostro lavoro finisca per essere vano.

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Domande e risposte

Successivamente, Jen Buss, CEO del Potomac Institute of Policy Studies Buss ha letto la una dichiarazione che avrebbe dovuto rispondere a ciascuna delle 8 domande proposte dal pubblico e selezionate dalla NASA. Ecco le domande complete e una selezione di risposte dal gruppo.

1- Quali tipi di dati scientifici attualmente raccolti e archiviati dalla NASA o da altri enti governativi civili dovrebbero essere sintetizzati e analizzati per far luce potenzialmente sulla natura e sulle origini dei fenomeni anomali non identificati (UAP)?

«La commissione ha esaminato fonti di dati, strumenti analitici, architetture di dati di NASA, NOAA, FAA, enti commerciali e altri. Le informazioni che abbiamo a disposizione non sono state raccolte allo scopo di identificare UAP, il che pregiudica i dati raccolti. Anche se la quantità di dati disponibili è immensa, è di difficile accesso e i sensori utilizzati non erano ben calibrati per identificare fenomeni anomali».

2- Quali tipi di dati scientifici attualmente raccolti e archiviati da organizzazioni no profit e aziende dovrebbero essere sintetizzati e analizzati per far luce potenzialmente sulla natura e sulle origini degli UAP?

«Esistono molte organizzazioni per monitorare gli avvistamenti di fenomeni anomali nell’atmosfera terrestre, sia senza scopo di lucro, sia a scopo di lucro e altro; il gruppo di studio ha concluso che gran parte degli input raccolti da queste organizzazioni non sono considerati dati scientifici e non contengono informazioni imparziali. Non sono ripetibili».

3- Quali altri tipi di dati scientifici dovrebbero essere raccolti dalla NASA per migliorare il potenziale di sviluppo della comprensione della natura e delle origini degli UAP?

La tavola rotonda ha risposto elencando alcune idee, come coordinamenti satellitari e campagne di osservazione a lungo termine, ma ha affermato di aver faticato a risolvere il problema dell’uniformità della raccolta dei dati quando sono state utilizzate piattaforme già esistenti col supporto dell’intelligenza artificiale. 

4 – Quali tecniche di analisi scientifica attualmente disponibili potrebbero essere impiegate per valutare la natura e le origini degli UAP? Quali tipi di tecniche di analisi dovrebbero essere sviluppate?

«[…] Esistono pochissime tecniche di analisi credibili attualmente disponibili per valutare la natura e le origini degli UAP».

5- Considerando i fattori di cui sopra, quali vincoli fisici di base possono essere posti sulla natura e sulle origini degli UAP?

Jen Buss rimanda alla diapositiva del dott. Kirkpatrick, mostrata in precedenza, e all’analisi di Joshua Semeter sulla velocità apparente dell’oggetto filmata nel video “Go Fast”.

6- Quali dati dello spazio aereo civile relativi agli UAP raccolti dalle agenzie governative sono disponibili per l’analisi per a) fornire dati alle iniziative per comprendere meglio la natura e le origini degli UAP e b) determinare il rischio creato degli UAP per lo spazio aereo nazionale (NAS)?

Jen Buss fa riferimento alla presentazione di Mike Freie; ha aggiunto, in merito alla valutazione del rischio:

«Qualcosa che non conosciamo potrebbe avere un grave impatto sui piloti e sul loro piano di volo ecc. e questo potrebbe davvero creare problemi in tutto lo spazio aereo degli Stati Uniti. E quindi essere in grado di comprendere e identificare quali sono questi fenomeni aiuterà a ridurre i rischi per la sicurezza del volo aereo nello spazio aereo nazionale».

7- Quali attuali protocolli di segnalazione e sistemi di acquisizione dati di gestione del traffico aereo (ATM) possono essere modificati per acquisire dati aggiuntivi su UAP passati e futuri?

Buss fa ancora una volta riferimento alla presentazione di Freie sul protocollo di rapporto UAP della FAA per l’ATC.

8- Quali potenziali miglioramenti alle future attività di sviluppo dell’ATM possono essere raccomandati per acquisire dati riguardanti i futuri UAP segnalati per comprendere meglio la natura e l’origine degli UAP?

«I potenziali miglioramenti, il filtraggio automatico dei casi noti sono diventati un punto di discussione. Questi sono aspetti specifici per l’acquisizione di dati, la messa a punto di quelle piattaforme di sensori, la raccolta dello spettro multimodale e la possibilità di contrassegnare data e ora o geo posizionare ciascuno di essi per corroborare gli avvistamenti».

Discussione

David Spergel ha quindi avviato la tavola rotonda. La signora Shelley-Wright ha notato che vede «un grosso problema con la frequenza dei fotogrammi. Se si vogliono catturare oggetti in rapido movimento, occorre scattare immagini veloci. Per ottenere questo risultato con dimensioni e risoluzioni molto piccole, a seconda dell’altitudine, sia che si stiano riprendendo immagini dalla terra sia dallo spazio, la NASA dovrà probabilmente aumentare la frequenza di scatto dei suoi rilevatori». Walter Scott aggiunge che «le apparecchiature attuali della NASA sarebbero in grado di osservare solamente qualcosa come dei grandi pagliai che si muovono molto lentamente».

Domande del pubblico

L’incontro è poi passato alla parte dedicata alle domande del pubblico.

D: Disponiamo di dati multisensore o di oggetti che eseguono manovre che sembrano veramente anomale? Abbiamo foto, video?
R: David Spergel ha risposto che il ruolo di UAPIST era quello di creare una tabella di marcia, che sono stati informati di alcuni eventi, ma che «non hanno certamente fatto uno studio storico completo in un archivio».

D: La NASA ha mai interrotto una sua trasmissione TV in diretta per qualcosa di anomalo?
R: Dan Evans ha risposto: “Per quanto ne so, la NASA non ha mai tagliato intenzionalmente un programma in diretta per nascondere qualcosa. E questo include gli UAP. Certo, a volte ci sono interruzioni nelle nostre trasmissioni, ma questo è semplicemente perché lo spazio è un luogo complesso.
R: Scott Kelly aggiunge: «Nella mia esperienza presso l’Ufficio Astronauti per 20 anni, non c’è mai stata alcuna discussione formale o informale su UAP o UFO o qualcuno che riferisse qualcosa che suggerirebbe qualcosa al di là il nostro pianeta».
R: David Grinspoon conclude: «Voglio solo sottolineare che non c’è modo che tutti gli scienziati possano accordarsi per cercare di nascondere qualcosa perché semplicemente non è nella nostra natura. Se qualcuno mi dicesse di provare a nascondere qualcosa, come scienziato questo aumenterebbe soltanto la mia intenzione di disobbedire e di renderla nota».

D: Stiamo studiando anche corpi subacquei come UAP?
Paula Bontempi: «Penso che il dott. Kirkpatrick abbia dichiarato questa mattina che, in base alla sua conoscenza, e penso anche alla nostra, non c’è nulla che sia stato segnalato sotto la superficie dell’oceano».

D: Cosa si sta facendo per risolvere il discredito che circonda lo studio degli UAP?
R: Karlin Toner: «Penso che il fatto che la NASA ci abbia riuniti qui come commissione per esaminare questo problema, che la NASA stia ospitando un incontro pubblico in cui abbiamo sentito affermare chiaramente: ‘Siamo qui per essere trasparenti’, sia il primo passo per cercare di normalizzare davvero lo studio degli UAP. E abbiamo parlato prima di come rendere credibile riportare le segnalazioni».
R: Mike Gold: «Penso che la NASA possa sfruttare la sua eccellente reputazione, sia a livello nazionale sia all’estero per aiutare a respingere quello stigma. Penso che sia importante farlo non solo per la scienza e la scoperta, ma anche per la sicurezza nazionale, visto che tutti abbiamo visto cosa è successo con i palloni di nazioni rivali. Non vogliamo che il discredito sia un punto di vulnerabilità di cui nazioni nemiche possano trarre vantaggio».
R: Daniel Evans: «Ciò implica la collaborazione di tutto il governo, incoraggiando un dialogo aperto e promuovendo una rigorosa indagine scientifica. I modo principale per farlo è essere veramente scrupolosi e impiegare una metodologia basata sull’evidenza in tutto ciò che facciamo. […] Questo, a sua volta, ci aiuterà a legittimare gli studi UAP».

D: Con chi stiamo lavorando?
A: Jen Buss : «Le attività fondamentali della NASA sono condivise con partner internazionali. Quindi le informazioni che i nostri partner raccolgono sono generalmente disponibili anche per la NASA». 
R: Federica Bianco: «NSF, DOD e NASA devono lavorare insieme, condividere dati, condividere strutture e strumenti».
R: Dan Evans: «Come contribuenti, ci si dovrebbe aspettare perlomeno che il governo lavori in modo efficace attraverso diverse unità che agiscono insieme. Detto questo, è anche importante riconoscere qual è la prospettiva della NASA, in questo studio, e riconoscere che il Dipartimento della Difesa e la Comunità dell’Intelligence agiscono in modo molto diverso sullo studio degli UAP. E hanno interessi diversi. Il nostro è puramente scientifico».

D: Ci sono prove che gli UAP siano stati creati da intelligenze non umane?
A: Anamaria Berea: «Non possiamo assolutamente fare quel tipo di affermazioni straordinarie, per qualsiasi tipo di grande materia scientifica, che si tratti di UAP, che si tratti di firme biologiche, che si tratti di firme tecnologiche, questa domanda se siamo soli nell’universo è probabilmente una delle più grandi domande nella storia della scienza e nella storia dell’umanità».
A: David Spergel: «Voglio in qualche modo integrare questa eccellente risposta notando che non abbiamo visto le prove straordinarie, giusto?»

D: A quanto ammonta il budget assegnato dalla NASA allo studio degli UAP?
R: Dan Evans: «Il budget per questo gruppo di studio indipendente è molto coerente con qualsiasi altro dei nostri gruppi di revisione esterni che introduciamo nello Science Mission Directorate su base annuale. […] e dà copertura anche ora non avendo la NASA istituito un programma relativo agli UAP. Il modo in cui la NASA, in particolare la NASA Science, preferisce lavorare è anticipare e attendere indicazioni da gruppi indipendenti come questo. E dobbiamo aspettare le raccomandazioni finali per poi fare una valutazione. Quindi è troppo presto per dirlo».

D: Cosa farebbe la NASA se venisse scoperta la vita extraterrestre?
R: David Grinspoon: «Un grande evento, in realtà, nella storia dell’astrobiologia è stato negli Anni 90, quando alcuni scienziati pensavano di aver scoperto dei fossili in un meteorite proveniente da Marte. E quello che succede è che non viene annunciato immediatamente, ci si assicura di aver provato a verificare di essere nel giusto, perché nessuno vuole creare falsi allarmi e annunciare qualcosa, e poi … ‘oops, scusa, ci siamo sbagliati». È stata un’analisi sbagliata. Quello che è successo è stato che, quando gli scienziati sono stati sicuri di avere ragione, c’è stata una grande conferenza stampa con il presidente Clinton e la NASA. Ed è stato un grande annuncio pubblico. Ed è quello che accadrebbe».

Conclusione del presidente

David Spergel ha concluso:

  • L’AARO è l’agenzia di riferimento [della NASA] per gli UAP […] il ruolo dell’AARO è quello di essere la fonte principale per comprendere queste cose.
  • La NASA può aiutare a rimuovere il discredito, la NASA può essere maggiormente attrattiva per la comunità scientifica”.
  • Ciò che la NASA può aiutare a fare è fornire standard di alta qualità per i dati.
  • Questo gruppo è rimasto colpito dalla natura limitata dei dati, dal fatto che molti eventi avevano dati insufficienti. E che per ottenere una migliore comprensione, avremo bisogno di dati di alta qualità.
  • Penso che la NASA abbia il prestigio e la visibilità per sviluppare un’app o lavorare con le aziende per sviluppare app che possano raccogliere dati in modo uniforme e centralizzato.
  • “Un altro aspetto importante è di andare sempre a caratterizzare molto bene ciò che è conosciuto. E questa è la parte di molta scienza che, penso,  sembra arida e noiosa, ma è la calibrazione e la comprensione degli eventi quello che ci si aspetta di vedere.

L’incontro con la stampa

Alla conferenza ha fatto seguito una teleconferenza con i media di un’ora. Ecco alcune risposte interessanti fornite da UAPIST e NASA, sintetizzati per facilitarne la lettura

D: Sono solo molto curioso di sapere se avete discusso su cosa fare se scopriste davvero che gli UAP sono extraterrestri.
R: Spergel: «Domanda affascinante ma non di nostra competenza».
A: Grinspoon: «E c’è un consenso praticamente totale in questa comunità sul fatto che ciò che si farebbe è condividere quell’informazione con il mondo».

D: Perché non li chiamate semplicemente UFO?
A: Evans: «Penso a causa dello stigma associato agli UFO. Questa è una cosa seria. Mi pare che molti esperti ci abbiano parlato dei potenziali rischi per la sicurezza dello spazio aereo statunitense».

D: Quali potrebbero essere gli ostacoli sul percorso?
R: Spergel: «Abbiamo una comunità di persone assolutamente convinte dell’esistenza degli UFO. E abbiamo una comunità di persone che pensa che affrontare l’argomento sia ridicolo perché gli UFO possono essere tutti spiegati. E quindi per me, questo è il più grande ostacolo che dobbiamo affrontare».

D: Quando si dice che ci sono eventi che semplicemente, dopo aver escluso le cose ovvie, oggi non possono essere compresi, che cosa significa in realtà?
R: Bianco: «Non si può dire qualcosa di definitivo con i dati attuali. È molto probabile che con dati migliori verranno ricondotti  ad un fenomeno noto».

D: Potete dirci di più sulle molestie online ricevute?
A: Evans: «Non entrerò nei dettagli, ma faccio notare che se guardate il collegamento  YouTube della NASA di questo pomeriggio e osservate la chat dal vivo che si trova a lato di quel pannello, potete vedere che cosa si recupera online. Questo è davvero solo la punta dell’iceberg».

D: Pensate che la NASA dovrebbe considerare lo studio e l’analisi di UAP come un modo per cercare prove della vita oltre la Terra?
R: Grinspoon: «Se i dati ci portassero a capire che hanno qualcosa a che fare con la vita extraterrestre, ovviamente, ne rimarremo colpiti e affascinati e vorremo approfondirli. Ma a questo punto, non abbiamo davvero alcun dato esplicito che ci suggerisca che esiste una connessione tra gli UAP e la vita extraterrestre».

D: La chat on-line per il live streaming era chiusa, almeno su YouTube. Quindi mi chiedevo se poteste essere un po’ più espliciti sul tipo di molestia.
R: Bontempi: «Uno dei resoconti davvero interessanti che abbiamo ricevuto in prima persona è stato quello di un pilota che aveva assistito a un evento anomalo e lo aveva segnalato. E l’unica cosa che questa persona si è domandata è stata quante persone avrebbero voluto contattarlo per raccontare ciò che avevano vissuto a loro volta? Questo è causa del discredito sui rapporti, queste erano persone che avevano una storia da raccontare e non sapevano dove raccontarla o non si sentivano al sicuro nel raccontarla».

D: Fino a che punto un fenomeno così imprevedibile ed effimero come gli UAP può davvero inserirsi in un quadro scientifico, dato che non possiamo prevedere quando o dove apparirà?
A: Spergel: «Questo è quello di cui ho parlato citando nelle discussioni i Fast Radio Bursts (FRB). Si tratta di qualcosa a cui siamo abituati in astronomia, alcune delle cose più interessanti sono queste esplosioni che si verificano in momenti imprevedibili e luoghi imprevedibili».

D: Chi è il nuovo consulente scientifico della NASA che si sta incorporando in AARO?
R: Evans: “Sì, presto invieremo un ufficiale di collegamento al Dipartimento della Difesa presso l’AARO. Si tratta di Mark McInerney. È seduto tra il pubblico. È un grande esperto di gestione dei dati su larga scala.

D: Il termine è UAP, quindi potrebbe non avere nulla a che fare con la possibilità che altri esseri vengano a visitarci?
R: Mike Gold: «Quello che stiamo cercando di fare con questo gruppo è essere agnostici, obiettivi, e guardare a questo problema puramente da una prospettiva scientifica, senza pregiudizi. Quindi credo che quello fosse l’intento. Se ha avuto successo o meno valutatelo voi. Ma penso che sia stato un contributo prezioso».

D: Per quanto riguarda l’intera questione della trasparenza,  perché il sito web della NASA Astrobiology, il sito web della NASA Citizen Science e il sito web della NASA Education non fanno menzione di questo comitato o della riunione di oggi? O dell’argomento in discussione? Come potete davvero farlo seriamente se non volete collegare l’evidente interesse pubblico con il programma del comitato? L’astrobiologia è stata istituita per cercare la vita nell’universo. 
A: Evans: «Voglio sottolineare in modo forte e deciso che non ci sono assolutamente prove convincenti per la vita extraterrestre e neppure associate agli UAP, niente del genere».

D: Avete programmi per analizzare gli altri video del Pentagono e spiegare perché potrebbero essere illusioni ottiche o cose del genere?
A: Kirkpatrick: «Questo è in definitiva il nostro obiettivo all’AARO: faremo quel tipo di analisi, quel livello di approfondimento scientifico di tutti i casi man mano che li otterremo e potremo lavorarci sopra con la comunità scientifica con la comunità dell’intelligence, per ridurli in modo accettabile perché possano essere declassificati e pubblicati sul sito web affinché le persone possano vederli insieme a tutte le analisi relative».

D: Quindi le vostre conclusioni non arriveranno prima della fine di luglio? O non otterrete finanziamenti nel budget federale per l’anno 2024 per la prosecuzione del lavoro? E, dottor Evans, lei guiderà la collaborazione, qualsiasi tipo di collaborazione, con l’agenzia spaziale britannica?
R: Evans: «Abbiamo un processo lungo per l’ottenimento di fondi. In questo momento, questa agenzia sta svolgendo i preparativi interni per la richiesta di budget per l’anno 2025. Alla sua domanda sul coinvolgimento con l’agenzia spaziale del Regno Unito. No, non abbiamo avuto nessuno, anche se, come ha detto il dott. Kirkpatrick, la scorsa settimana abbiamo avuto un breve incontro con i Five Eyes in cui ho partecipato più come osservatore esterno che in un ruolo in qualche modo riconosciuto.

D: Mi pare di avervi sentito dire che la FAA potrebbe rendere obbligatorio per i piloti fare rapporti sugli UAP. Ho capito bene?
R: Toner: «Credo che la FAA non imponga ai piloti di riferire, ma contemporaneamente,  esiste un sistema di segnalazione su base volontaria e chiedo a Warren di chiarirlo».
R: Randolph: «Non ci sono piani e non ci sono richieste per l’obbligo di segnalazione di UAP» .

Immagine principale: Pixabay

[Pubblicato originariamente sul sito UAP Check]
[traduzione di Gian Paolo Grassino]

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