Il flap del 23 giugno 2024

di Roberto Labanti

Domenica 23 giugno alle 17:15 UTC (corrispondenti alle 19:15 CEST, l’ora estiva italiana) dal Cape Canaveral Space Launch Complex 40 (SLC-40) in Florida è stato lanciato un razzo multistadio Falcon 9 B5 (l’F9-348) che aveva come carico lo Starlink Group 10-2, uno dei tanti gruppi di mini-satelliti per le comunicazioni che, a partire dal 2019, l’omonima azienda di Elon Musk sta dislocando in orbita.

Un primo tentativo di lancio del gruppo di 22 satelliti era avvenuto senza successo il 14 giugno precedente e, in preparazione di questo, la società aerospaziale ha sostituito il booster primo stadio B1073 con il B1078.11. Come previsto, quest’ultimo, riutilizzabile, dopo il lancio è atterrato con successo sull’Autonomous spaceport drone ship, una piattaforma operativa fuori Port Canaveral, sempre in Florida, che ha il curioso nome di  “A Shortfall of Gravitas” (ASOG).

Due ore dopo, intorno alle 21:15 CEST (19:15 UTC) dall’Italia centro-meridionale e insulare, dalla Tunisia, dalla penisola balcanica meridionale e dalla Turchia è stato invece osservato uno strano fenomeno luminoso di una certa durata, seguito, in un qualche caso da un bagliore verde persistente.

Ecco qualche video o immagine condivisi, nell’immediatezza, su X (ex Twitter):

Sud del Lazio:

 

Palermo:

 

Isola di Creta:

 

Al Centro Italiano Studi Ufologici sono arrivate numerose testimonianze da varie regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia), tramite l’apposito questionario on line, a mezzo e-mail o nei vari profili  del CISU sui social network.

Si è quasi subito ipotizzato che quanto osservato fosse dovuto al lancio avvenuto in Florida poche ore prima. Per averne conferma abbiamo chiesto una valutazione al dott. Marco Langbroek, astrofilo specialista in rientri satellitari e attualmente lecturer in Space Situational Awareness (SSA) ottica presso la facoltà di Ingegneria aerospaziale, sezione astrodinamica e missioni spaziali della Technische Universiteit Delft dei Paesi Bassi:

Starlink G10-2 e lo stadio superiore del Falcon 9 [quello responsabile del corretto collocamento in orbita dei satelliti, non recuperabile, Nda] sono passati sopra il Mediterraneo alle 19:15 UTC [21:15 CEST, Nda], poco dopo la fine della prima rivoluzione, due ore dopo il lancio. Quello che [si è] visto è la nube di scarico e lo sfiato del carburante in eccesso dello stadio superiore del Falcon 9 durante il deorbit burn [manovra di deorbitazione, Nda], in preparazione al rientro sopra l’Oceano Indiano

Langbroek aggiunge che lo “sfiato del carburante viene effettuato per evitare che lo stadio del razzo esploda prematuramente durante il rientro”.

 

Traiettoria e posizione dello Starlink Group 10-2 (e del vicino stadio del Falcon) alle 19:15 UTC del 23 giugno 2024 (credit: M. Langbroek)

Parere in sostanza analogo è giunto sempre nella giornata successiva al fatto dall’ingegnere aerospaziale Claudio Paris, docente presso la Scuola di Ingegneria aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma e socio del CICAP. Così Paris è stato citato su X da Giuseppe Stilo:

quello che si vede sono l’accensione del motore per il rientro (deorbit burn) e la luce del Sole che illumina la ‘plume’.  E probabilmente anche del propellente espulso per le procedure di rientro. Le condizioni molto particolari di orario, col Sole basso, hanno permesso di rendere visibile questa fase del lancio: fosse passato sull’Italia qualche ora prima o dopo non si sarebbe visto niente

Un evento simile, il 7 aprile 2021, aveva provocato un flap di segnalazioni sulla Sicilia, come allora ci aveva ci aveva spiegato, insieme a Salvatore Foresta,  il coordinatore siciliano del CISU Antonio Rampulla sempre su questo sito. Anche in quel caso il lancio era avvenuto da SLC-40.

Collaborazione di Arcangelo Cassano, Salvatore Foresta, Gian Paolo Grassino, Stefano Innocenti, Marco Langbroek, Sofia Lincos, Maria Letizia Pellegrino, Edoardo Russo, Giuseppe Santamaria, Giuseppe Stilo

Gli effetti causati da lanci di missili: altri casi e caratteristiche generali

Con una notizia pubblicata su questo sito il 26 gennaio ci eravamo occupati dei complessi fenomeni causati dal lancio nell’alta atmosfera o verso lo spazio esterno di vari tipi di razzi e di vettori missilistici.  Ci eravamo però soffermati in particolare sugli studi concernenti fatti di questo tipo risalenti ai decenni passati, sino a risalire agli anni ’60 del secolo scorso.

Oggi torniamo sull’argomento per aggiornarvi sugli studi di ultima generazione. Vi forniamo altri strumenti di valutazione per eventuali fatti futuri e diverse analisi concernenti il quadro di questi ultimi anni.

Dobbiamo ancora una volta al ricercatore aerospaziale americano James Oberg tutti questi sussidi, che come ufologi di orientamento scientifico vi invitiamo a scaricare senza indugio.

Cominciamo con uno studio reperibile qui. Prende spunto da un caso recente di questo genere, quello che la sera del 7 novembre 2015 ha avuto per scena la costa pacifica degli Stati Uniti. E’ però un documento che va oltre l’episodio contingente, perché fornisce molti elementi generali concernenti la dinamica di questi tipi di eventi, ad esempio quelli riguardanti la geometria dei lanci (esempio: perché i missili, al contrario delle aspettative, non vanno in linea retta verso l’alto?)

Un saggio ulteriore di Oberg riguarda l’osservazione di una “spirale ascendente” comparsa nel cielo della regione russa di Tomsk nel 2006. Esso è occasione per spiegare le modalità con le quali si formano le “spirali”, questo genere di effetti sconcertanti che possono dar luogo a spettacoli di grande bellezza e di quasi assoluta perfezione di forme.

Un altro scorcio speciale è quello offerto dalla presentazione di ciò che accadde nei cieli della Siberia nel pomeriggio del 23 dicembre 2011, quando il grande satellite per telecomunicazioni russo Meridian 5 non riuscì ad entrare in orbita e si disintegrò nell’atmosfera con il suo vettore. Alcuni rottami ricaddero al suolo. Il disastro spaziale provocò avvistamenti da un’area vastissima.

Uno studio più recente di Oberg offre una prospettiva ancora più particolare: l’osservazione, il 10 ottobre 2013, degli effetti del lancio sperimentale di un missile balistico russo da parte dell’equipaggio della ISS, la Stazione spaziale internazionale in orbita nell’atmosfera terrestre.

Il 17 novembre 2015 dal poligono di Kapustin Yar, nella zona di Astrakhan, i russi lanciavano un missile balistico RS-12 Topol M (in codice NATO SS-27 Sickle B) generando ancora una volta una miriade di testimonianze. L’interesse precipuo del lavoro  su questo fatto sta nella spiegazione dei motivi per i quali i test di questo gruppo specifico, che avvengono dal 2005 e sono denominati KY-SS (il lancio di quel giorno era siglato KY-SS 12) risultano particolarmente vistosi per gli osservatori posti al suolo.

L’ultimo caso in ordine cronologico è oggetto del lavoro concernente le osservazioni da terra, dalla ISS e da parte di aerei in volo delle conseguenze del lancio noto come TMA-19M della stazione orbitale russa Soyuz, avvenuto dal poligono di Baykonur il  15 dicembre 2015.

Uno dei pochi casi italiani della categoria di cui ci siamo qui occupati si verificò la sera del 21 dicembre 1968, ebbe per teatro la parte settentrionale del Paese e fu dovuto al lancio dell’Apollo 8 statunitense in volo verso l’orbita lunare.

Si noti che nessuno dei casi studiati da Oberg sembra aver generato testimonianze dal nostro territorio.

 

****************

AGGIORNAMENTO DEL 20 FEBBRAIO 2017

Quasi in contemporanea con la pubblicazione di questo articolo, James Oberg ha prodotto un nuovo saggio sugli effetti dei lanci di vari generi di missili e razzi. In questo lavoro, datato 11 febbraio, si sofferma in modo speciale su un altro aspetto di questa categoria di eventi: motivi, tecnologie, tipi di materiali ed effetti specifici dovuti agli scarichi di carburanti da parte di velivoli in fase di lancio o di orbita. Uno degli eventi descritti è lo scarico di gas e carburanti dovuti all’Apollo 8, quello che – come detto – fu osservato anche dal nostro Paese.

 

Nella foto sopra, l’incredibile spettacolo offerto dalla “spirale” ripresa nel cielo norvegese il 9 dicembre 2009. Erano gli effetti del fallimento del lancio di un missile russo SS-NX-30.

 

Fenomeni luminosi causati da lanci missilistici: le analisi

Esiste una categoria molto particolare di avvistamenti di presunti UFO dovuta a una causa che in Italia si riscontra di rado – ma fu più presente in passato – e che invece oggi riguarda diverse aree del mondo.

Si tratta di quegli avvistamenti, di solito di grande spettacolarità, causati dal lancio di missili balistici pensati per usi scientifici o militari oppure di razzi destinati a raggiungere le zone dell’atmosfera più distanti dal pianeta.

Attualmente nella gran parte dei casi si tratta di vettori che servono a mettere in orbita satelliti artificiali.

Gli indicatori generali di questo tipo di causa come spiegazione per gli avvistamenti sono:

  • la presenza di segnalazioni su vasta o vastissima scala geografica in un arco di tempo massimo di un’ora circa (quella che in ufologia si chiama condizione di flap);
  • la vistosità notevole dei fenomeni, che possono avere dimensioni apparenti tali da impressionare i presenti;
  • la permanenza in cielo per tempi prolungati di nubi e di fumi (anche un’ora) e di luminosità (diversi minuti);
  • la varietà e mutabilità delle forme dei corpi, che comunque in molti casi vedono la descrizione da parte dei testimoni di “spirali” o di “anelli” e di “cerchi” magari in espansione;
  • il ripetersi degli eventi in aree geografiche (sia pur grandi) ma tutto sommato predicibili perché molte volte legate alla posizione in cui giacciono rispetto ai poligoni dai quali sono effettuati i lanci.

In Italia un grande evento del genere si verificò il 21 marzo del 1989, quando alla sera in tutta la parte nord-occidentale del Paese ed in Francia si ebbero avvistamenti di un fenomeno luminoso posto verso occidente la cui presenza mise in allarme migliaia di persone. Fu dovuto al lancio sperimentale di un missile balistico francese a raggio intermedio tipo S-3 fatto partire dal poligono della zona del Plateau d’Albion. Il periodico del CISU, UFO – Rivista di Informazione Ufologica se ne occupò nel suo numero di giugno 1989: leggetelo a questa pagina.

In testa alla notizia vi mostriamo una foto di quel fenomeno come fu visto da Acqui Terme (Alessandria).

Più in generale, da noi i numerosissimi lanci di vari tipi di missili e razzi effettuati fra il 1961 ed il 1975 dal poligono sardo di Salto di Quirra  (per non dire di quelli fatti in Tunisia e in Algeria) furono responsabili di casi ufologici di ogni genere in specie lungo le coste delle regioni tirreniche centro-meridionali e nell’intero territorio siciliano. In larga misura ne furono responsabili razzi inglesi di tipo Skylark, del quale vedete un’immagine del tempo scattata proprio a Salto di Quirra.

sounding_rocket_node_full_image_2

Un elenco dei test dal poligono sardo con la loro data di effettuazione è reperibile qui, mentre notizie generali sono sul sito dell’ESA (European Space Agency), dal quale è tratta anche la foto qui sopra.

Adesso lo scettico americano James Oberg, che è soprattutto un giornalista e scrittore che  si occupa di astronautica e di missilistica ma che da decenni scrive di ufologia ha messo a disposizione sul web tre suoi lavori che costituiscono ottime risorse sulla questione.

Il primo, aggiornato alla fine del 2016, è uno scritto di 116 pagine che potete scaricare qui.  Tratta un aspetto particolarmente clamoroso di questo genere di eventi, ossia le manifestazioni che si ebbero nei cieli del continente americano fra il 1971 ed il 1996 a causa dei lanci sovietici fatti con missili della serie Molniya che mettevano in orbita vari tipi di carichi paganti (anche militari) producendo grazie ai loro gas ionizzati enormi nuvole luminose. A causa delle modalità di lancio  e di salita in quota si rendevano particolarmente visibili dal Sudamerica.

Il secondo saggio, invece, è un’analisi recente dell’incredibile fenomeno spiraliforme visto, fotografato e ripreso nei cieli della Norvegia il 9 dicembre 2009. Quella volta la responsabilità fu  il fallimento del lancio sperimentale di un missile balistico intercontinentale navale russo “Bulava 30”, quelli che la NATO definisce SS-NX-30.

Nel suo lavoro, che è qui, Oberg fa notare come il quadro nel quale si colloca una testimonianza recente come quella norvegese sia decisamente diverso da quello dei fatti sudamericani degli anni ’70-’80 del secolo scorso. Videocamere, wifi, smartphone, app di messaggeria istantanea permettono il recupero efficiente dei dati e dunque l’identificazione delle cause degli eventi in tempi assai più brevi rispetto ad allora. Le nostre capacità analitiche hanno dunque subito un miglioramento senza precedenti.

Infine, nel terzo saggio – anch’esso assai esteso (144 pagine in formato ppt) – è presentata parte dei casi di un’ondata classica della storia dell’ufologia, quella verificatasi nel 1967 nell’Unione Sovietica a causa dei test di un sistema missilistico segretissimo e vietato per trattato, il cosiddetto FOBS (Fractional Orbit Bombardment System) con il quale si mettevano in orbita veicoli in grado di manovrare e di rientrare in modo autonomo nell’atmosfera portando con loro testate nucleari.

Uno studio specifico della casistica italiana di questo tipo sarebbe altamente auspicabile anche per le sue implicazioni per la storia della tecnica, della politica internazionale e di quella della scienza. E’ sempre possibile, inoltre – anche se ad un ritmo assai lento – che episodi del genere si ripetano anche nei nostri cieli.