Il Centro di Studi Strategici Begin-Sadat dell’Università Bar-Ilan in Israele ha pubblicato oggi (30 novembre) uno studio di 58 pagine intitolato “The Pentagon’s UAP Task Force” (La task force del Pentagono sui fenomeni aerei non identificati). займ только по паспорту на карту
L’autore è Franc Milburn, un ex ufficiale dell’intelligence britannica, ora analista e consulente su problemi di geopolitica e sicurezza, collaboratore del BESA Center che pubblica questo articolo in una collana di studi su sicurezza e politica in Medio-Oriente.
Milburn prende spunto dalla recente istituzione da parte del Pentagono (il ministero della difesa americano) di un nuovo gruppo di lavoro sugli UFO (ribattezzati Unidentified Aerial Phenomena, in sigla UAP), inquadrandola in uno schema interpretativo di analisi strategica e ponendosi varie domande non banali: “Perché i corsi universitari di strategia, sicurezza nazionale e storia moderna internazionale non trattano gli UAP quando le principali potenze se ne sono occupate per decenni?” O ancora: perché l’ente preposto a questo nuovo studio non è l’Aeronautica Militare (USA) ma l’Office of Naval Intelligence (i servizi segreti della Marina)?
L’autore esamina la relazione della Commissione ristretta sull’intelligence del Senato americano, che il 17 giugno scorso ha approvato lo stanziamento di fondi nel bilancio del 2021 per coordinare la raccolta di dati su fenomeni che possano essere collegati a potenze straniere ostili e costituire minacce alla sicurezza americana.
Milburn riprende alcune delle tematiche e delle argomentazioni diffuse da Luis Elizondo, John Alexander, Eric Davis, Chris Mellon, Jack Sarfatti e altri studiosi, più o meno collegati alla TTSA (To the Stars Academy of Arts & Science, diretta da Tom De Longe), nell’intensa campagna di informazione promossa negli ultimi anni: i “cinque osservabili” del fenomeno, i materiali derivanti da presunti schianti (crash) al suolo, l’aspetto degli UFO come minaccia, l’incontro aereo col cosiddetto “tic-tac” nel 2004, il rapporto su quel caso da parte della SCU (Coalizione Scientifica per Ufologia), il precedente studio dei servizi militari di intelligence britannici declassificato nel 2000, i presunti documenti sovietici del “Thread 3”.
Milburn cita un’affermazione di Mellon (ex vice-segretario aggiunto alla difesa americana, ora consulente di TTSA): “Questi non sono veicoli americani, russi o cinesi”. Ma in un’ottica di analisi strategica e geopolitica, pur lasciando aperta la porta se “possiamo definirla tecnologia esotica americana, struttura nemiche quasi pari alle nostre, o qualcosa di completamente diverso”, proprio sui quasi-competitori degli USA conclude che, nel loro intento di sottrarre agli USA qualsiasi tecnologia avanzata, “i cinesi seguiranno il lavoro di Davis e dell’UAPTF, apparentemente hanno già avvicinato Jack Sarfatti, e il DI55 britannico aveva notato il loro interesse per gli UAP già vent’anni fa”.
La conclusione è per certi versi sorprendente: partendo da un’affermazione condivisa da Davis, Mellon e Alexander, secondo i quali esiste un certo grado di resistenza contro l’argomento da parte di alcuni vertici militari e politici perché condizionati da un’educazione religiosa fondamentalista che vede gli UFO come manifestazioni sataniche, la chiusura strategico-geopolitica è: “Sarebbe tragicomico se scoprissimo che alcuni di questi oggetti erano russi o cinesi e noi non li avevamo indagati perché qualcuno pensava che fossero demoni”.
Secondo l’ufologo australiano Keith Basterfield, che è stato il primo a segnalare la pubblicazione del paper di Milburn sul suo blog UFO – Scientific Research, “nell’insieme è un articolo importante, che riassume una varietà di sotto-argomenti nello studio degli UAP, specialmente se si fa caso a dove è stato pubblicato e a chi ci si aspetta che siano i suoi lettori. Dobbiamo congratularci con Milburn per aver scritto questo testo e dobbiamo ringraziare il BESA Center per averlo pubblicato”.
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Ha collaborato Sveva Stallone