Campagna CISU 2022

Il Centro Italiano Studi Ufologici ha lanciato la consueta campagna CISU 2022, per il suo 37° anno di attività.
Il CISU è infatti un’associazione culturale, basata sul volontariato dei propri soci e collaboratori. Chiunque sia interessato ad un approccio razionale e scientifico al problema UFO può contribuire.
Esistono vari ambiti nei quali ciascuno può partecipare, più o meno attivamente, a seconda delle proprie inclinazioni e disponibilità: indagini su segnalazioni di avvistamento locali, ricerche d’archivio, aree specifiche di approfondimento e studio, di solito in coordinamento con i responsabili locali dell’associazione.
Esistono gruppi di lavoro e diverse mailing list di collegamento fra i volontari interessati o attivi su tematiche specifiche. I principali progetti di catalogazione e ricerca in corso sono indicati qui
Dal 1986, il CISU organizza annualmente un convegno, che a volte è aperto al pubblico ed a volte riservato agli iscritti (l’ultimo in forma tradizionale si è tenuto a Bologna nel 2019, mentre quelli del 2020 e del 2021 si sono svolti da remoto su Zoom Meeting; l’elenco dei precedenti è consultabile qui).
Da 36 anni il Centro Italiano Studi Ufologici pubblica una rivista (attualmente semestrale) che, senza lasciare spazio al sensazionalismo, offre una panoramica ragionata dello studio ufologico in Italia e nel mondo, ed è affiancata da una collana di monografie (Documenti UFO) e dai libri tecnici pubblicati dalle Edizioni UPIAR. Agli iscritti è inoltre riservata la circolare “Notizie CISU” che riporta le attività in corso da parte dei soci e dei collaboratori.
Soci e collaboratori del CISU hanno poi diritto ad uno sconto del 15%-20% sull’acquisto di tutti i libri pubblicati o distribuiti sul sito UPIAR Store.
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Il Manuale di metodologia d’indagine ufologica è scaricabile qui.
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Peter Kolosimo com’era

Conversazione con Caterina Kolosimo

di Stefano Bigliardi

Lo scrittore Peter Kolosimo (1922-1984) ha contribuito alla diffusione e discussione di numerosi temi attinenti al misterioso, all’insolito e al paranormale. Tra questi si annoverano l’interazione tra extraterrestri ed esseri umani in tempi remoti, e l’esistenza, sempre in epoche lontanissime, di Atlantide e Mu, continenti distrutti da immani catastrofi dopo che le loro civiltà avevano raggiunto uno sviluppo tecnologico avanzato.

La bibliografia kolosimiana è molto ricca, contando diciassette libri tradotti in (almeno) dodici lingue, e una miriade di articoli, tra cui quelli apparsi su Pi Kappa, mensile dalla vita breve ma intensa (novembre 1972 – ottobre 1973), che fu fondato e diretto dallo stesso Kolosimo. I suoi scritti non vertono solo su argomenti misteriosi e controversi; Kolosimo si è dedicato anche alla divulgazione scientifica (particolarmente cara gli era la storia dell’esplorazione spaziale), alla psicoanalisi, all’educazione sessuale e alla narrativa, sia fantascientifica, sia umoristica.

Avvicinandosi il centenario della nascita dello scrittore (il cui vero nome era Pier Domenico Colosimo), ho sentito il desiderio di conoscerlo meglio. Se è vero che nel tempo molti autori hanno seguito le orme di Kolosimo (e alcuni lo avevano preceduto sugli stessi sentieri), è altrettanto vero che il suo stile e la sua visione del mondo hanno caratteristiche uniche, e meritano un’attenzione speciale. A questo si aggiunge che l’affascinante biografia di Kolosimo presenta ancora alcuni misteri.

Essenziale, per capire Kolosimo “com’era davvero”, è stata la conversazione con Caterina Kolosimo, che come moglie, collaboratrice e co-autrice è stata al fianco di Peter per più di vent’anni [1].

– – –

Stefano Bigliardi: “Signora Caterina, cominciamo con una domanda che può sembrare bizzarra ma che ha senso, considerando sia che la nostra conversazione circolerà in forma scritta, sia che vogliamo mettere insieme un ritratto il più corretto possibile di Peter. Mi conferma che lui pronunciava ‘Peter’ alla tedesca, non all’inglese?”

Caterina Kolosimo: “Sì, certo, alla tedesca”.

SB: “Bene… Il tedesco ci ricorda allora Bolzano, dove vi siete conosciuti. Quando e come è successo? Lui, all’epoca, chi era? È nato prima l’amore, o la collaborazione, o sono stati, per così dire, fenomeni simultanei? E com’era lavorare con Peter?”

CK: “Ci siamo conosciuti nel 1961. Lui aveva già pubblicato, nel 1959, Il pianeta sconosciuto, con l’editore cattolico di Torino S.E.I., dopo avere collaborato a un quindicinale per ragazzi, sempre della S.E.I., Giovani, in cui già proponeva i suoi articoli, che, pur trattando tesi molto avanzate per l’epoca, erano visti favorevolmente da quegli esponenti della chiesa cattolica. Il libro era andato benino, come eco e come vendite, e Peter stava lavorando a Terra senza tempo, che sarebbe stato pubblicato nel 1964 dalla casa editrice Sugar di Milano, con cui non so bene come fosse venuto in contatto. Terra senza tempo avrebbe avuto un buon risultato, tanto che l’editore avrebbe consigliato a Peter di mantenere la sua scrittura in quel filone, dedicandosi alla stesura di libri, cosa che lui avrebbe fatto, facendo seguire Ombre sulle stelle nel 1966 e Non è terrestre del 1968, libro che avrebbe avuto una diffusione incredibile, vincendo il Premio Bancarella l’anno seguente a quello di pubblicazione.

Noi avevamo vent’anni di differenza esatti. Lui mi aveva convocata per un lavoro. Io in quel periodo ero una giovane diciottenne alla ricerca di un impiego che mi consentisse di mettere in pratica la conoscenza della lingua tedesca. La mia famiglia è di origine veneta: in tempo di guerra era emigrata a Bolzano, perché il fascismo, come si sa, cercava di mandare gli italiani in quella zona per italianizzare l’Alto Adige. Facevo quindi parte della comunità italiana e il tedesco, che serviva a trovare un buon lavoro, lo avevo imparato a scuola, ma ero stata per tre anni in Germania, dove avevo frequentato i corsi, per cittadini stranieri, dell’Università di Colonia. Avevo risposto a un’inserzione su un giornale, il quotidiano dell’Alto Adige, in cui si cercava una corrispondente italo-tedesca che sostituisse Peter. Mi sono presentata io, e tra me e Peter è scattato subito un colpo di fulmine. Immediato: tant’è che una settimana dopo lui mi ha chiesto subito di sposarlo. È stata una cosa rapidissima.

Peter voleva trasferirsi da Bolzano a Torino, dove aveva passato, in gioventù, degli anni belli: subito dopo la guerra aveva lavorato per il giornale Sempre avanti!, che, cosa a cui lui teneva in modo particolare, lo aveva mandato ad assistere alla fondazione della Repubblica Democratica Tedesca. A Torino aveva anche dei lontani parenti da parte della madre, che era nordamericana, ma con radici piemontesi. A Bolzano stava bene, ma era tagliato fuori dal mondo editoriale.

Lavorare con lui era molto appassionante, intanto per via di tutti quegli argomenti di cui parlava, spaziando dalla parapsicologia alla vita su altri mondi. Era un personaggio sbalorditivo per Bolzano, considerato da parenti e amici una mente geniale, aperta, e dunque aveva tutte le caratteristiche per ammaliare una giovane sprovveduta… Ed è capitato a me. Non è capitato per caso, però, perché io comunque consideravo Bolzano un ambiente un po’ piccolo, un po’ fuori dal mondo, e sognavo di andare via.

Peter aveva bisogno di trovare una corrispondente, perché lui a quel tempo lavorava part time in una ditta tedesca in Alto Adige che aveva bisogno di qualcuno che parlasse e scrivesse bene in italiano, e lui cercava una sua sostituta, che poi appunto sono diventata io; solo che ho finito per trasferirmi con lui quando se n’è andato da Bolzano, visto che nel frattempo ci eravamo sposati. Nel giro di sei mesi è uscito da quella casa farmaceutica, però non siamo partiti subito per Milano, ma cinque anni dopo. Io sono rimasta prima a lavorare per quella ditta, poi sono stata impiegata presso un’altra, sempre a Bolzano, ma nel frattempo mi dedicavo anche a lavorare agli articoli per Peter e per me. Nei primi tempi io mi occupavo soprattutto della sfera giornalistica mentre lui lavorava ai suoi libri”.

SB: “Però anche lei è arrivata ad avere una sua produzione di libri sul paranormale e simili?”

CK: “Quando ho conosciuto Peter abbiamo subito cominciato a lavorare insieme. Lui aveva riconosciuto in me il desiderio di dedicarmi alla scrittura. Devo dire che non sapevo ancora bene che cosa mi sarebbe piaciuto fare. Il giornalismo non era nei miei piani, però con lui ho capito che era quello che alla fine volevo. Nel giro di poco tempo lui si è dedicato molto all’archeologia misteriosa e al cosmo, mentre per me è stato quasi naturale che mi occupassi più dei sogni e della parapsicologia”.

SB: “Come scriveva Peter? Mi riferisco sia alla preparazione del materiale, sia ai suoi ‘rituali’ di scrittura”.

CK: “Lui lavorava di notte, faceva le tre o le quattro del mattino. Una vita notturna che ha finito con il coinvolgere anche me, dopo il 1966, quando abbiamo lasciato Bolzano e siamo andati a vivere insieme. Prima non era possibile, io avevo il mio lavoro part time diurno, vivevo in famiglia e avevo gli orari classici. Tutto sommato è stato facile accettare il nuovo ritmo, la vita notturna, la vita un po’ ‘capovolta’ mi piaceva moltissimo.

Ho scoperto in seguito che il suo modo di scrivere è stato imitato dalle persone che hanno avuto occasione di vederlo. Non essendoci Internet o nulla di simile, lui archiviava tutto, scriveva tutte le cose che gli interessavano su delle piccole cartelline che intestava con il nome, per esempio ‘Atlantide,’ ‘Mu’ e così via. Erano cose che traeva da libri, dalle sue esplorazioni nelle biblioteche europee. Peter ogni uno o due anni faceva il giro dell’Europa e andava a cercare le fonti per i suoi libri nelle biblioteche europee: Parigi, Londra, Stoccolma, Danimarca, Germania… Faceva questi giri e metteva insieme il materiale che gli sarebbe stato utile per i suoi libri”.

SB: “Questi viaggi li faceva a carico suo oppure era supportato dal suo giornale?”

CK: “No, in gran parte erano finanziati da un giornale per cui in quegli anni scriveva moltissimo, un giornale di cronaca che, infatti, si chiamava proprio così, Cronaca. Pubblicava soprattutto articoli di argomento psicosessuale, il che era uno dei suoi temi originali, in tempi in cui non si parlava di sesso, tant’è che, nel 1962/1963, su Novella, un settimanale poi diventato Novella 2000 e credo tuttora nelle edicole con questo nome, aveva pubblicato una ventina di articoli sul sesso che avevano avuto una eco vastissima. Per un certo periodo erano stati seguiti da una rubrica in cui lui forniva consulenza in campo sessuale, con il suo nome, e sarebbe arrivato a pubblicare un libro dal titolo Psicologia dell’eros.

Tornando al metodo di scrittura: Peter si appuntava tutto a mano su queste cartelline scritte fitte fitte con una scrittura regolare, poi quando si metteva alla macchina per scrivere aveva già in mente il suo piano di lavoro”.

SB: “Kolosimo si dedicava alle sue ricerche mosso da grandissima curiosità. Ma quali erano il suo retroterra culturale, i suoi studi, il suo bagaglio intellettuale, a partire dalle lingue straniere che parlava? E queste ultime come le aveva imparate? Aveva nozioni di scienze naturali?”

CK: “Qui in parte andiamo a toccare argomenti che mi rimangono sconosciuti. Tante cose di Peter effettivamente non le ho mai sapute a fondo. Per esempio, quando ci siamo conosciuti lui conosceva bene, oltre all’italiano, il tedesco e l’inglese. Quest’ultimo si spiegava con la madre americana, e con il fatto che lui da giovanissimo era stato negli Stati Uniti. Sicuramente era portato per le lingue. Leggeva correntemente anche le lingue nordiche come lo svedese, il danese, l’olandese, la cui comprensione è agevolata dalla conoscenza del tedesco. La sua conoscenza del francese mi risultava più misteriosa. Lo leggeva bene, lo capiva, anche se in francese l’ho sentito parlare poco. Mi stupiva, visto che l’origine della lingua era diversa da quella delle altre, con cui non aveva affinità. Tornando al tedesco, però, come mai lo conoscesse bene, io, francamente, non lo so. Io l’ho studiato essendo nata e cresciuta a Bolzano, lui invece era nato a Modena e, a causa del padre, che era ufficiale, si era spostato in diverse città italiane, ma il tedesco non rientrava tra le lingue dei luoghi in cui era cresciuto… Non lo so, una volta o due, quando mi è capitato di chiederglielo, mi ha detto di avere avuto un istruttore, ma, onestamente, io non ho approfondito, lui neppure, e ho dato per scontato che lo conoscesse, parlandolo fluentemente e scrivendolo anche molto bene, perché eravamo in Alto Adige.

Per quanto riguarda gli studi, lui aveva studiato filologia in Germania, e poi aveva fatto l’equiparazione della laurea a Venezia, però evidentemente era un uomo dalla curiosità assoluta. Si occupava di tutto un po’, di tutto quello che aveva attinenza al mistero e sfuggiva alle leggi scientifiche, che allora avevano una visuale piuttosto ristretta. Per quanto riguarda le scienze naturali, io so che in Svezia si era letto Linneo, per esempio, e che aveva trovato tanto materiale nelle biblioteche svedesi per quanto riguardava la natura, le piante, temi che erano rilevanti anche per la discussione della vita extraterrestre.

Quanto agli studi superiori, mi risulta, anche se l’ho saputo solo a un certo punto della sua vita, che lui avesse fatto le magistrali, a cui era stato indirizzato non pensando che dovesse fare l’università. Sua madre era insegnante, e immagino che abbia pensato che anche suo figlio avrebbe potuto fare l’insegnante, ma poi lui dalle magistrali si iscrisse all’università, dunque dedicandosi allo studio delle lingue. È anche vero che per studiare all’università in Germania il tedesco occorreva saperlo già, però, appunto, non so come lo sapesse.

Lui aveva fatto la guerra con l’esercito tedesco, ma abitava già a Bolzano ai tempi in cui era scoppiata la guerra. A quei tempi, chi abitava in Alto Adige aveva facoltà di scegliere tra l’esercito italiano e quello tedesco, e lui aveva scelto quello tedesco. Avrà avuto sedici-diciassette anni all’epoca in cui era arrivato a Bolzano, e mi risulta che fino a quel momento lui stesse altrove, tra Torino e Emilia Romagna, dove dovrebbe aver finito le magistrali, ospite per due anni da un collega di suo padre, Silvestri. Chi ha letto il volumetto del 2007 di Alberto Silvestri Peter Kolosimo. Dall’Atene di Romagna all’archeologia spaziale sa qualcosa di quel periodo, che è poi quello che ho saputo io in tempi successivi. Suppongo che fosse andato a Bolzano perché lì c’era la madre, e c’era anche un suo cugino. Forse, ma è solo un’ipotesi che faccio io, si erano trasferiti per motivi di guerra, passando da Torino a Bolzano”.

SB: “Come avete lavorato insieme, alle opere scritte a quattro mani?”

CK: “Diciamo che avveniva così: lui mi preparava i pezzi sui quali lavoravo e mi dava il materiale da elaborare, e poi o io o lui o tutti e due insieme ci suddividevamo le parti e alla fine ci commentavamo a vicenda il risultato finale”.

SB: “Tra i propri libri, ce n’era uno che preferisse? Ce n’era qualcuno di cui era meno contento?”

CK: “Devo dire che io l’ho sempre visto entusiasta di tutti. Sicuramente dei primi. Al Pianeta sconosciuto era molto affezionato, perché era stato il suo primo libro, che era andato bene, al punto da incoraggiarlo a proseguire in quella direzione. Senz’altro Terra senza tempo. A me è sembrato più portato per gli argomenti relativi al passato, l’archeologia misteriosa, e non a caso il Premio Bancarella l’ha vinto con Non è terrestre. Per quanto riguarda la vita su altri mondi, come Fratelli dell’infinito, questo libro rispecchiava più che altro la sua ideologia positiva, un ‘vogliamoci tutti bene’…”

SB: “Ho l’impressione che il vostro I misteri dell’universo (1982), purtroppo anche il suo ultimo libro, contenga meno riferimenti agli antichi astronauti, cioè che sia un libro più di divulgazione astrofisica di quanto non siano gli altri. Questo si deve alla collaborazione a quattro mani, a suoi ripensamenti…?”

CK: “No, quel libro avrebbe dovuto esser seguito da I misteri della terra e I misteri dell’uomo. Doveva essere una trilogia, che poi è stata interrotta perché lui si è ammalato. A questo si doveva il taglio speciale. La Mondadori ci aveva chiesto un libro sempre del ‘genere Kolosimo’ ma un po’ diverso”.

SB: “Ci sono state teorie, idee, punti, su cui si può dire che Peter si è corretto, si è pentito, ha cambiato idea…? Nel corso di una lunga produzione, d’altro canto, è normale”.

CK: “No, credo che non abbia avuto il tempo, perché la maggior parte delle sue teorie sono valide ancora oggi. Per quanto riguarda Atlantide, o la mini-Atlantide, che sarebbe esistita undicimila e cinquecento anni fa, ancora adesso non si sa di preciso. Secondo Peter, in quell’epoca era avvenuto un grande cataclisma che aveva cambiato la civiltà sulla terra. L’Atlantide era quella di cui parlava lui o ce n’era stata una precedente? In fondo mi sembra che l’argomento su cui si potrebbe oggi lavorare meglio è questa catastrofe di undicimila e cinquecento anni fa, che è ancora un mistero oggi”.

SB: “In altre parole, le sue teorie erano aperte allora e sono aperte tutt’oggi”.

CK: “Sì, anche per quanto riguarda la vita nel cosmo ci sarà qualche teoria che può essere stata superata dalle scoperte, ma per esempio lui già allora parlava di buchi neri; vero che l’astrofisica è andata molto avanti, ma molte domande restano ancora tali”.

SB: “Una caratteristica che colpisce, in Kolosimo, e in particolare se lo si paragona ad altri autori dai temi simili, è la qualità della scrittura e dei riferimenti culturali. Per esempio, si vede che aveva una particolare predilezione per il poeta cileno Pablo Neruda (1904-1973). Perché Neruda, che cosa significava per lui?”

CK: “Posso dire che io sono stata una scarsa lettrice di poesie, e da quel che mi risulta anche lui, però la poesia gli piaceva, e quando ci siamo conosciuti lui già citava versi di Neruda, che era uno dei suoi poeti preferiti, e in seguito ha trovato questi versi che ben si adattavano al suo pensiero”.

SB: “E poi c’è la letteratura, specie quella fantascientifica, di cui Peter era imbevuto”.

CK: “Sì, eravamo entrambi lettori accaniti di Urania, ci siamo letti tutti i fascicoli usciti fino all’inizio degli anni settanta, e ce n’erano di stupendi, che facevano veramente volare il pensiero. Quanto al suo livello alto di scrittura, devo dire che allora la cultura media era molto meno diffusa di adesso. Solo che la cultura media di adesso è standardizzata. Lui aveva una grande cultura e una scrittura brillante”.

SB: “Una prosa molto chiara e con tanti lampi di umorismo”.

CK: “Sì e questo fa la differenza rispetto ad altri autori ‘magici’, che in confronto sono piuttosto piatti. Lui faceva sognare. Il suo stile ha influenzato anche altri, per esempio lo scrittore Maurizio de Giovanni. Quando ancora non lo conoscevo, ho letto una sua intervista in cui diceva di essersi ispirato allo stile di Kolosimo. Ho comperato un suo libro, chiedendomi come potesse, un giallista, essere ispirato da Peter. Poi un giorno ho avuto occasione di conoscerlo, gliel’ho chiesto, e lui mi ha spiegato che si trattava dello stile. Ogni capitolo di Kolosimo iniziava con una storiella accattivante per acchiappare i lettori”.

SB: “Il cinema era importante per Kolosimo? Trovo che nei libri ci siano meno riferimenti a film che a racconti e romanzi”.

CK: “Siamo stati appassionati di cinema, lui era appassionato a partire dai cartoni animati. Gli piaceva tantissimo Topolino. I film di fantascienza gli piacevano moltissimo. Mi ricordo che avevamo visto e rivisto insieme, parecchie volte, Il pianeta proibito. E poi in genere gli piacevano moltissimo i film muti, in particolare Stanlio e Ollio, che soddisfacevano il suo senso umoristico, con loro si faceva sempre delle grandi risate. Gli piacevano i film tra la fiaba e la realtà. Gli piaceva Peter Ustinov. Siamo stati tantissimo al cinema, era un vivo sostenitore di Kubrick”.

SB: “E i fumetti?”

CK: “Ah sì, amava i fumetti di Mandrake, Alan Ford, Flash Gordon, Jeff Hawke, Valentina,  Linus”.

SB: “Peter era soddisfatto, professionalmente, o c’erano obiettivi a cui aveva aspirato senza arrivarci? Si sentiva marginalizzato, o ostracizzato, nell’ambiente letterario e giornalistico?”

CK: “Sicuramente si sentiva soddisfatto. Diciamo che questo successo è andato al di là delle sue aspettative, d’altro canto si trattava di libri di saggistica… Però, poverino, ha sempre sofferto dell’ostracismo dei critici, tanto più della sinistra. Più che ostracismo era un modo ironico, superficiale, di affrontare certi temi, da parte della critica di sinistra, che li considerava cose da strapazzo, cosa di cui lui soffriva. È vero che ha lavorato per Vie nuove, settimanale del Partito Comunista Italiano, ma questo negli ultimi tempi. Però, quando la sinistra appoggia un suo autore lo si sa, lo si vede e lo si capisce, e certamente Kolosimo non è stato appoggiato nella diffusione dei suoi libri, che pure, secondo me, hanno contribuito ai cambiamenti culturali del 1968/1969, cioè gli anni che hanno cambiato il mondo nella musica, nei costumi, nell’arte e così via. Anche Kolosimo ha fatto la sua parte, facendo conoscere un settore inesplorato. Ma è uscito dai binari scientifici e questo nessuno glielo ha mai perdonato”.

SB: “Ho letto vari autori in questo campo, e un elemento dei libri di Kolosimo che mi colpisce, in paragone agli altri, è come si rapporta alla religione, in particolare quella cristiana. Pur potendola criticare non lo fa mai. Il discorso sul ‘paleocontatto’, infatti, può essere sviluppato verso una critica delle sacre scritture e della teologia, sostenendo che il concetto di ‘Dio’ o di ‘angelo’ è nato da un equivoco su quegli antichi visitatori extraterrestri. Questo tipo di discorso al momento va per la maggiore e si ritrova, per esempio, nei  libri e nelle conferenze di Mauro Biglino. Erich von Däniken ha pubblicato nel 1975 un libro tutto dedicato ai miracoli, che critica o reinterpreta in chiave ‘aliena’, e sostiene che ogni giorno prega un essere superiore, la cui immagine trova però essere  distorta dalle religioni del mondo, che accusa di soffocare il libero pensiero. In Kolosimo non c’è nulla di tutto questo. Fa anzi diversi riferimenti al Creatore e ad autori religiosi, a teologi, e così via. Quello di Peter, allora, era un atteggiamento ‘tattico’, visto l’ambito culturale in cui voleva e doveva muoversi, o era una linea, almeno in alcune occasioni, dettata esplicitamente da un editore, oppure ancora c’era una religiosità di Kolosimo, di cui lui non parlava apertamente, ma che a livello di scrittura si esprimeva sia con riferimenti occasionali a Dio e alla Bibbia, sia attraverso l’astensione dalla critica alla religione?”

CK: “Sicuramente non era ateo. Diciamo che in senso ampio era credente. Come si dice adesso, era un devoto laico. Lui credeva alla creazione, e a una intelligenza universale, di cui anche noi facciamo parte, che avesse presieduto a questa creazione. E aveva anche una sua spiritualità. La figura di Cristo gli piaceva moltissimo. Era a suo modo un devoto, nel senso più ampio del termine, spirituale. Forse non gli piaceva parlare tanto di Dio, ma si capiva dai suoi scritti che lui sentiva che c’era qualcosa, una parte spirituale nel creato”.

SB: “Per quanto riguarda gli antichi astronauti mi sembra che Kolosimo fosse possibilista ma non si sbilanciasse mai troppo. Su Atlantide e Mu mi sembra invece che fosse incline a corroborare la tesi della loro esistenza, anzi convinto. È una impressione corretta?”

CK: “Effettivamente posso confermare che l’ipotesi che la terra avesse conosciuto in passato dei momenti di alta civiltà, come nel caso di Atlantide, a lui sembrava molto possibile, dato poi che ripeteva spesso che, come tra l’altro la scienza sta verificando, ci sono sempre stati dei cataclismi sulla terra, e dunque la storia dell’evoluzione dell’umanità poteva essere molto più antica di quello che si diceva ai tempi suoi, in cui si andava indietro solo di pochi millenni. A lui pareva possibile questa ipotesi di Atlantide, e forse più d’una Atlantide, di una civiltà che indicativamente faceva risalire a undicimila e cinquecento anni prima di Cristo. In fondo, questa teoria non è mai stata smentita, e anzi non è mai stata considerata certa, perché si tratterebbe di scoprire un’Atlantide che, se è esistita, è sul fondo dell’Atlantico.

Un’altra ipotesi a sé era quella, che si trova almeno in certi libri, come Ombre sulle stelle, che il germe della vita fosse venuto dal cosmo. Infine, un’altra ancora era quella degli antichi astronauti venuti sulla terra tantissimi secoli fa, appartenenti a civiltà molto avanzate su altri lontanissimi pianeti e arrivati sui famosi dischi volanti. Credo che, più di tanto, anche lui non sapesse orientarsi quanto a quest’ultima ipotesi, mentre considerava tutto sommato più possibile che il germe della vita fosse venuto dallo spazio viaggiando sulle comete, quindi l’idea di una panspermia. L’ipotesi degli extraterrestri, pur non avendola mai rinnegata, gli sembrava più fantastica ma in fondo lo affascinava molto. Di questa visita ci sono ‘prove’ che spesso si prestano, in realtà, a più di una spiegazione, compresa l’idea  che una determinata figura possa sembrare un extraterrestre o un’astronave, ma per pura coincidenza. Quanto, per esempio, alla lastra tombale di Palenque, che dà l’impressione di un antico veicolo spaziale, lui teorizzava che fosse stata elaborata non tanto da una cultura che avesse interagito con degli esseri arrivati su macchine volanti, ma che avesse delle memorie, tramandate oralmente da tempi ancestrali, di tale interazione, insomma che non fosse la pietra tombale di un essere alieno morto sulla terra ai tempi in cui l’incisione fu realizzata”.

SB: “Quando Kolosimo parla del paranormale mi sembra che abbia una fiducia nella scienza quasi magica. Ovvero: lui sostiene che determinati fenomeni non siano soprannaturali, e però suggerisce anche che la loro spiegazione scientifica sia in fieri. Insomma, non era esattamente un debunker del tipo di quelli di oggi… Invece di usare la scienza che c’era per demolire certe idee, lui si affidava alla scienza che ancora non c’era, asserendo, fiducioso, che avrebbe spiegato i fenomeni impropriamente descritti come soprannaturali o demoniaci”.

CK: “Sì, ed è un’impostazione abbastanza valida. Ancora adesso vediamo che la prova scientifica della telepatia non c’è, e probabilmente non la raggiungeremo, però la comunicazione tra mente e mente, l’intuizione, l’esistenza di una energia individuale, una comunicazione sottile tra le persone che va al di là dei famosi cinque sensi, è una realtà. Premonizioni in punto di morte, saluti attraverso i sogni, onde cerebrali… Sono fenomeni reali, con moltissime testimonianze, che però la scienza sta ancora capendo in modo rudimentale. Lui si considerava un divulgatore scientifico. Oggi i divulgatori ci dicono quello che la scienza già sa. Allora lui ipotizzava che la scienza potesse fare molti ma molti passi avanti”.

SB: “Che cosa ne pensava della teoria dell’evoluzione? Ho l’impressione che, pur non dedicandosi mai a una sua sistematica demolizione, fosse piuttosto critico, almeno sulla periodizzazione”.

CK: “Devo dire che a me il suo punto di vista sull’evoluzione è rimasto oscuro. Certo che se pensava che la vita potesse essere venuta dal cosmo… Secondo lui, comunque, l’umanità, da qualunque parte provenisse, che si trattasse di panspermia o di antichi astronauti, era più antica di quanto si pensasse”.

SB: “Che cosa ne pensava Peter dei suoi colleghi scrittori di ‘paleoastronautica’ e simili? Abbiamo una risposta a un lettore di Pi Kappa, piuttosto nota agli esperti kolosimiani [2] in cui Peter faceva notare le scopiazzature che, a suo dire, caratterizzavano i libri di von Däniken, sottolineando come i propri libri fossero stati pubblicati prima di quelli dello scrittore svizzero. Con Robert Charroux mi sembra che ci sia un rapporto più tormentato. In almeno un passaggio di Non è terrestre lo critica in modo alquanto severo per alcune sue idee strampalate, ma per il resto lo cita a profusione. Soprattutto, ad un certo punto, in Fiori di luna, cita una risposta di Charroux data con ‘il suo buon sorriso sempre a metà tra la realtà e il sogno scientifico’ (p. 130); il passaggio non lo dice esplicitamente, ma mi sono chiesto se quel ‘sorriso’ fosse solo metaforico o se fosse un ricordo personale, cioè se si fossero incontrati. E poi ci sono tante citazioni da William Drake, da Louis Pauwels e Jacques Bergier, da Ivar Lissner (che peraltro pare avesse un passato da spia nazista)…”

CK: “Charroux deve averlo letto prima di Drake, anche se si tratta di pochi anni, forse due. E lo apprezzava moltissimo. Anche Drake gli piaceva. Con von Däniken invece era arrabbiatissimo; forse non è vero, ma lui aveva l’impressione che il fatto che von Däniken fosse stato tradotto prima di lui negli Stati Uniti fosse qualcosa di negativo, perché poi lo scrittore svizzero era sembrato il primo. Questo naturalmente gli era molto dispiaciuto. Io non lo conosco a fondo, però poi von Däniken, entro i suoi limiti, mi risulta fosse stato anche bravo, perché per esempio in Svizzera aveva fondato un centro e a modo suo aveva lavorato in questo settore. Però Peter aveva un po’ il sangue amaro. Che si sia incontrato con Charroux è possibile, anche perché Peter aveva fatto numerosi viaggi a Parigi anche prima che ci conoscessimo. Però, di ricordi specifici su di lui, che si fossero incontrati, francamente non ne ho. Mentre ricordo benissimo che aveva incontrato il famoso veggente Gerard Croiset che ritrovava le persone scomparse vicino all’acqua”.

SB: “Kolosimo era uno scrittore con tante anime. C’era quello di misteri, quello di fantascienza, quello umoristico (per inciso la raccolta Io e l’indiano mi ha sbalordito per quanto è divertente). Ma lui queste anime come le concepiva? Erano dei compartimenti separati, Kolosimo Uno, Kolosimo Due, Kolosimo Tre… Oppure erano aspetti collegati della sua attività come scrittore?”

CK: “Per lui erano aspetti unitari. Al grande pubblico è noto soprattutto per i libri che riguardano l’archeologia e lo spazio, ma ci sono stati dei momenti in cui si è preso le sue libertà. Erano libertà mai condivise dall’editore di base, Sugar. Gli diceva che, scrivendo cose umoristiche, o sul paranormale, o sui sogni, avrebbe confuso i suoi lettori. Peter certamente poteva spiazzare il suo pubblico, ma per lui era una cosa normale. Tutto quello che era oltre i canoni strettamente scientifici lo colpiva e faceva partire la sua fantasia. Lui sicuramente era una grande penna, gli venivano bene le storie. Non so perché invece di scrivere prosa narrativa vera e propria abbia scritto soprattutto quel tipo di libri che lo hanno reso famoso. Ma era una persona talmente curiosa, e vedeva intorno a sé tanti e tali misteri per cui gli è venuto da raccogliere delle prove, degli indizi, per mettere insieme un qualcosa di comune”.

SB: “Ma questa fantasia, questo umorismo, questo saper strappare la risata, c’erano anche in Peter Kolosimo come persona? Com’era, per esempio, interagire con lui a cena?”

CK: “Sì, era così, aveva questo aspetto istrionico, che mostrava in tante circostanze. Ricordo una notte di Carnevale a casa di amici a Rivoli. Lui era stato truccato da creatura di Frankenstein, si era divertito moltissimo tutta la sera. Lui poi di per sé era magro, pallido, aveva un aspetto magnetico… Era entrato così bene nel personaggio che non ne usciva più, si era messo a girare da una stanza all’altra camminando a passi pesanti con gli occhi socchiusi e spaventando i bambini.

Un’altra sera eravamo a cena a casa di amici e lui a un certo punto si è messo a parlare di una casa in tono sempre più alto, rabbioso, finché tutti gli astanti non sono rimasti ammutoliti. Una tavolata di otto-dieci persone. Nessuno sapeva come reagire, tutti si sono messi a guardarlo. Io pure, visto che tutto quello che faceva lui per me andava bene, non ho mai cercato di cambiarlo… Una volta che ha avuto gli occhi di tutti addosso ha detto, dopo un attimo di silenzio: ‘Ve l’ho fatta, eh?! E intanto a Vittorio è passato il singhiozzo!’ Insomma, si era accorto che al commensale  suo vicino era preso un forte singhiozzo e ha pensato di farglielo passare con quella scenetta!”

SB: “C’è chi esprime grande apprezzamento per Kolosimo per le sue idee politiche. Tuttavia ho notato che nei suoi libri i commenti politici sono sì critici nei confronti del nazifascismo ma abbastanza rari. Quando va a toccare temi di pertinenza della sociologia, come ne Il comportamento erotico degli europei, non suggerisce certo che oltrecortina la società sia perfetta. È vero poi che attinge molto a scrittori sovietici, ma anche a un antimodernista come Charroux e a uno scrittore con un passato, a quanto pare, nazista, come Lissner. Scrivendo la storia dell’esplorazione spaziale si cura inoltre di riconoscere l’enorme apporto sovietico, ma questo non significa che metta gli statunitensi in secondo piano. Nel discutere di educazione sessuale fa molti riferimenti ad autori religiosi, tra cui dei cattolici, secondo i quali la sessualità è un dono di Dio: insomma, la sua posizione poteva piacere a un cattolico progressista (progressista di un tempo, almeno). Ed aveva idee molto critiche in materia di omosessualità. Ora, pur tenendo conto del fatto che anche i comunisti di un tempo tendevano ad essere piuttosto conservatori in fatto di famiglia e sesso, alla luce di tutte queste osservazioni io mi chiedo: ma è davvero illuminante descrivere Kolosimo come ‘comunista’, magari ‘duro e puro’, e fermarsi a questa definizione? Oppure c’è altro, e di più, nella sua visione del mondo e della politica?”

CK: “Sono un po’ impreparata su questo terreno, perché anche io non l’ho mai capito molto bene. Sicuramente aveva una sua morale cattolica, benché non fosse praticante. Sua madre, nordamericana, aveva una bigotteria un po’ da presbiteriana, protestante, e penso che lui ne sia stato molto influenzato, e mi risulta che avesse i sacramenti del battesimo e della comunione. Io avevo notato la sua non aderenza a una religione, che però si accompagnava a una spiritualità in cui era compresa una visione positiva della religione. Le persone che conducevano una vita etica, che erano persone oneste e specchiate, le apprezzava molto. Tutto quello che era imbroglio gli era proprio sconosciuto. Aveva anche una sua ingenuità di fondo, che probabilmente a quei tempi gli ha consentito di mettere insieme tutti quegli argomenti, che forse oggi alla luce di quello che sappiamo risultano un po’ azzardati, però il suo spirito si attivava quando vedeva che c’erano circostanze che non rientravano negli schemi classici.

Per quanto riguarda la sua visione politica e della vita, sicuramente lui è stato dapprima influenzato dalla madre, a modo suo molto severa. Non so che cosa sia successo in seguito, ma a Bolzano aveva fatto la guerra con i tedeschi e lì ha subito la loro influenza in più di un ambito, non solo quello morale, ma anche per quanto riguarda i temi che avrebbe coltivato. Dobbiamo ricordare che era un ragazzino di diciotto-diciannove anni e l’età offriva terreno fertile a certe suggestioni. A quello che ne so io lui ha sentito parlare in quelle circostanze del superuomo di Nietzsche, delle civiltà antiche con uomini-dèi, e sempre in Germania ha sentito parlare delle esperienze sul paranormale; sappiamo che Hitler era affascinato da certe ipotesi, aveva mandato spie nel lontano oriente… Questa esperienza deve averlo influenzato e poi ne deve avere distillato una sua visione della vita con una sua morale di fondo.

Lui poi ha cercato anche di riscattarsi dal fatto che aveva operato insieme ai nazisti. Mi raccontava che, dopo essere stato ferito a un occhio, era stato in ospedale, ed è stato lì che per la prima volta ha sentito veramente parlare del fascismo da parte di una persona che non era fascista. Gli si sono aperti gli occhi e dunque è passato dall’altra parte, diventando di sinistra. Questa è stata una forma di ribellione rispetto alla sua vita di prima. Lui ha portato avanti questa idea in maniera molto determinata per gli anni seguenti, ci teneva a sottolineare in ogni circostanza che era un uomo di sinistra, che aveva fatto il partigiano sui monti Tatra, però, riguardo a questa epoca, storiograficamente, non è stato trovato nulla. Lui sicuramente lo ha fatto, ma finora nessun altro ha parlato di un gruppo di partigiani ostili ovviamente al nazismo, prime frange di quello che sarebbe stato il blocco dell’Est; di questo periodo, tanto più che si parla di paesi stranieri, non abbiamo dettagli chiari e certi.

Tornato in Italia lui ha lavorato per il Sempre Avanti! che era un giornale socialista, poi sappiamo, per quanto riguarda le sue origini, anche come narratore, che si era appoggiato alla cattolica S.E.I. di Torino. La sua anima cristiana e la sua anima politica lì hanno cercato di unirsi, scriveva senza problemi per giornali diciamo di sinistra in senso generale e per giornali cattolici.

Quanto agli specifici autori che apprezzava, e al problema del loro retroterra politico, non saprei. Per quanto riguarda Lissner, lo ammirava e probabilmente sapeva delle sue idee politiche. Forse ne considerava la passata appartenenza al nazismo qualcosa di normale per i tempi, come era stato per lui e per tantissimi. Per un certo tempo, in Italia e in Germania, tutti erano stati fascisti o nazisti e lui era stato tra di loro, fino a che gli si erano aperti gli occhi. Mi ricordo sempre che, alla domanda perché avesse deciso di combattere a fianco dei tedeschi, lui rispondeva: ‘perché ho visto che erano meglio vestiti, con dei begli scarponi’”.

SB: “Ci sono dunque misteri biografici su Kolosimo, zone sconosciute?”

CK: “Sicuramente, come dicevo, il periodo da partigiano. Poi c’è la storia del ricovero in ospedale; non so dove fosse, ma doveva essere vicino al fronte russo. Dai miei ricordi emerge che era stato un soldato russo a spiegargli bene come stavano le cose, la differenza tra fascismo e nascente comunismo. Io non ho memoria delle località precise. Quello che mi ricordo è che mi diceva che aveva fatto il partigiano sui Monti Tatra, però altri episodi non me li ricordo. Allora io ero anche poco curiosa sui fatti di guerra. C’erano delle persone che gli chiedevano spiegazioni dettagliate e lui rispondeva, ma non ero tra quelle”.

SB: “E tutto quello che viene prima della Romagna, prima del periodo con la famiglia Silvestri?”

CK: “Anche lì la storia è un po’ confusa. Devo dire che nel librino di Silvestri ci sono molte verità che io ho scoperto quando è stato pubblicato, anche se magari non dice tutto. La madre di Kolosimo non si era mai sposata con il padre, però lo aveva, diciamo così, tallonato per un po’, tanto è vero che Peter è nato a Modena perché lei aveva seguito il padre, e a Modena era stata presa dalle doglie. Però questa madre era una donna veramente irrequieta, tant’è che nel periodo in cui sono stati a Torino hanno cambiato non so quanti appartamenti. Un’abitudine che anche io ho notato in lui: a Bolzano, quando ci siamo messi insieme, aveva già cambiato tre appartamenti nel giro di cinque anni, in seguito anche a Torino siamo andati prima in una casa, poi in un’altra, poi in un’altra ancora… Peter doveva sempre muoversi, e la madre era stata così. Gli era attaccata morbosamente, però nell’età tra i quindici-sedici anni fu lasciato in casa del colonnello Silvestri, del cui figlio era amico fraterno, come risultato del comportamento un po’ particolare della madre. Alberto mi ha raccontato che la famiglia Silvestri, abitando a Forlì, andava al mare sulla riviera romagnola, e vedevano un ragazzino tutto solo che giocava con la sabbia. Dopo un po’ gli si erano avvicinati e lui aveva detto loro che la madre era in albergo: pare che lei avesse un amico e che a quei tempi trascurasse il figlio. I figli di Silvestri si occuparono del ragazzino, che sembrava un po’ perso, il colonnello si mise in contatto con il padre di Peter, e insieme alla madre di Peter si trovò d’accordo sull’adottarlo per un paio d’anni. Peter ha poi mantenuto rapporti ottimi con la famiglia Silvestri per tutta la vita.

Questa cosa però a me non era stata detta in maniera esplicita; anche Peter aveva ovviamente le sue remore e gli dispiaceva dire delle cose non gradevoli sulla madre. Anche a me capita di leggere le sue biografie, quasi sempre un po’ distorte, però più che altro perché le cose non si sanno; d’altro canto anche io, che ho vissuto con lui per vent’anni, faccio fatica ad orientarmi. Ma i punti fermi ci sono, la data di nascita c’è, quello che ha fatto fino ai diciotto anni è un po’ ‘ballerino’ ma da quel momento in poi, fatto salvo il vuoto logistico e biografico del periodo da partigiano e il rientro in Italia”.

SB: “Kolosimo critica molto i contattati come George Adamski, che riteneva proprio un pazzoide; ma mi sembra che riguardo agli UFO non fosse poi così ostile. Cioè ammetteva che certi avvistamenti e contatti fossero genuini?”

CK: “Peter riteneva sempre possibile che qualche visitatore alieno venisse a trovarci, non la considerava un’ipotesi così assurda. Forse sperava anche che gli capitasse nell’arco della vita che si ricevesse la prova, la testimonianza, che una civiltà più evoluta potesse venirci a trovare. Sicuramente ci sperava. Era scettico rispetto alle persone che, come ancora accade oggi, dicevano di vedere dischi volanti a ogni momento, o che sostenevano di essere state rapite, o che colloquiavano con gli extraterrestri, tutti episodi che adesso possono essere spiegati come turbe psichiche, esperienze anche mistiche di persone sfasate”.

SB: “Kolosimo e i viaggi. Abbiamo rievocato le visite alle biblioteche europee. Ma Peter si dedicava anche a viaggi di esplorazione di antiche rovine, per documentarsi? Nei libri di altri autori non è inusuale vederli in fotografia a spasso per templi e grotte. Peter non farciva i propri libri di immagini che lo rappresentassero, ma nella loro preparazione rientravano investigazioni archeologiche in prima persona?”

CK: “Molto poche. Intanto lui mi diceva che aveva avuto un trauma ai tempi di guerra e non prendeva volentieri l’aereo, che poi ai nostri tempi comunque si usava meno. Abbiamo cominciato a prenderlo verso il 1970/1971. C’erano però posti che erano raggiungibili in treno. Le incisioni in Lombardia, Grottarossa, le grotte con i graffiti vicino a Bordighera, ecco, quelli sono posti che siamo andati a vedere. Negli ultimi tempi siamo andati in Egitto, alle piramidi, lui stava già poco bene. Erano posti che avrebbe voluto vedere comunque, ma non viaggi per preparare i libri”.

SB: “Nei suoi libri non si mette mai in mostra, non ci sono polemiche personali, non ci sono fotografie sue, tranne forse una o due, e scrive quasi sempre in prima persona plurale. Peter non amava la visibilità, era riservato?”

CK: “Diciamo che, a pensarci adesso, lui non era questo grande ambizioso. Poi certamente scrivendo uno desidera di essere letto, anche se scriveva molto per i giornali, che rispetto ad altre forme di scrittura più difficilmente danno la fama. Ma, in generale, non è che si mettesse in primo piano, salvo quando c’è stato il grande successo, che comunque è arrivato da sé, non coltivato. Chiaro che quando gli è capitato di tenere conferenze nei teatri davanti a mille persone ha sentito il successo, ma parlando non tanto di sé, bensì sempre delle sue teorie, e metteva molta forza nel difenderle. E per uno o due anni ha avuto anche un programma su Rai 2, al sabato pomeriggio, era il 1982/1983 e noi tutti i sabati venivamo a Roma. Era stato invitato dal capostruttura, Leonardo Valente. Questo aveva fatto seguito a un altro episodio di qualche anno prima: un certo Aldo Bruno aveva realizzato una serie di filmati di fantascienza inframmezzati da commenti, compresi dei commenti di Peter; ma quelli erano anni in cui la televisione si seguiva molto poco. Il programma dell’82/’83 invece gli aveva guadagnato un certo pubblico”.

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Note

[1] La conversazione si è svolta al telefono, il 20 giugno e il 4 luglio 2021. La presente trascrizione, con correzioni, modifiche e integrazioni, è stata letta e approvata da Caterina Kolosimo, che ringrazio per la disponibilità e la gentilezza.

[2] “Kolosimo: una risposta. Io e l’altro.” Pi Kappa 5, maggio 1973, p. 3.

 

Bibliografia

1. Libri di Kolosimo

1959. Il pianeta sconosciuto. Torino: S.E.I.
1964. Terra senza tempo. Milano: Sugar.
1966. Ombre sulle stelle. Milano: Sugar.
1967. Psicologia dell’eros. Milano: Rizzoli.
1968. Guida al mondo dei sogni. Roma: Edizioni Mediterranee.
1968. Non è terrestre. Milano: Sugar.
1970. Il comportamento erotico degli europei. Torino: MEB.
1971. Astronavi sulla preistoria. Milano: Sugar.
1971. Cittadini delle tenebre. Torino: MEB.
1973. Pi Kappa. Cronache del tempo e dello spazio. Novembre 1972 – aprile 1973. Milano: Sugar.
1973. Pi Kappa. Cronache del tempo e dello spazio. Maggio 1973 – ottobre 1973. Milano: Sugar.
1974. Odissea stellare. Milano: SugarCo.
1975. Fratelli dell’infinito. Milano: SugarCo.
1975. Polvere d’inferno. Milano: SugarCo.
1977. Italia mistero cosmico. Milano: SugarCo.
1978. Civiltà del silenzio. Firenze: Salani.
1979. Fiori di luna. Milano: SugarCo.
1979. Io e l’indiano. Milano: Editoriale Corno.
1981. Viaggiatori del tempo. Milano: SugarCo.

 

2. Pubblicazioni con Caterina Kolosimo

1978. Presentazione a Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini, Tex contro Mefisto, Milano: CEPIM, pp. 9-20.
1979. Fronte del sole. Milano: De Vecchi Editore.
1982. I misteri dell’universo. Milano: Mondadori.

 

3. Testi su Kolosimo

Bianucci, Piero. 1992. “Kolosimo, esploratore tra scienza e mistero”, Il nostro tempo, 26 aprile.

Ciardi, Marco. 2017. Il mistero degli antichi astronauti. Roma: Carocci editore.

Colavito, Jason. 2014. “Review of Peter Kolosimo’s ‘Not of This World’ (Pt. 1)”, Jason Colavito (pagina web), 2 febbraio: https://www.jasoncolavito.com/blog/review-of-peter-kolosimos-not-of-this-world-pt-1

De Giuli, Matteo. 2018. “Peter Kolosimo non era terrestre”, Not, 5 settembre: https://not.neroeditions.com/peter-kolosimo-non-era-terrestre/

Pietroselli, Massimo. 2002. “PK: Peter Kolosimo, sognatore patafisico”, Fantascienza.com: https://www.fantascienza.com/6391/pk-peter-kolosimo-sognatore-patafisico

Silvestri, Alberto. 2007. Peter Kolosimo. Dall’Atene di Romagna all’archeologia spaziale. Cesena: Società Editrice «Il Ponte Vecchio».

Talentoni, Viola. 2007. “Peter Kolosimo. Fantasioso divulgatore di scienza”, appendice a A. Silvestri, Peter Kolosimo. Dall’Atene di Romagna all’archeologia spaziale, pp. 49-62.

Wu Ming. 2009. “UFO e rivoluzione”: https://www.wumingfoundation.com/italiano/wumingwood_prime5.pdf

Wu Ming. 2014. “Peter Kolosimo, 30 anni «across the universe» (1984 – 2014)”, Wumingfoundation.com: https://www.wumingfoundation.com/giap/2014/03/peter-kolosimo-30-anni-across-the-universe-1984-2014/

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(c)  Stefano Bigliardi  &  Centro Italiano Studi Ufologici

Nella foto in alto: Peter Kolosimo a Torino nel 1966 [foto (c) Archivio Clypeus]

 

 

Stefano Bigliardi, professore associato di Filosofia e Storia delle Idee presso l’AUI (Al Akhawayn University in Ifrane, Marocco), dove lavora dal 2016. In precedenza ha lavorato come insegnante e ricercatore presso università in Germania, Svezia, Messico e Svizzera. È  specializzato nello studio dei rapporti tra scienza e religione.  Si interessa alla letteratura sugli “antichi alieni” per le sue implicazioni culturali e filosofiche.

2021: tante parole, pochi UFO

di Stefano Innocenti e Gian Paolo Grassino

 

Il 2021, è stato un anno dal punto di vista ufologico decisamente contraddittorio. Da una parte gli UFO sono tornati ad occupare le pagine dei giornali con gli articoli sui nuovi studi “ufficiali” promossi dal Pentagono, dall’altra tutto questo clamore non si è tradotto in un aumento degli avvistamenti di Oggetti Volanti Non Identificati, che sono rimasti in numeri paragonabili a quelli degli ultimi anni.

Da un primissimo elenco delle sole segnalazioni giunte direttamente sul sito del CISU, Andrea Bovo ha conteggiato 78 avvistamenti con la curiosa caratteristica di un sensibile calo ad agosto, che di solito è invece un mese “ricco”, nonostante la ripartenza e le prime vacanze dopo il lockdown.

E’ un po’ prematuro fare ragionamenti generali, ma probabilmente anche questo secondo anno di Covid-19 ha fatto sì che si uscisse poco di casa e conseguentemente ci fossero meno occasioni per guardare il cielo.

Le caratteristiche delle osservazioni sono state quelle ormai costanti negli ultimi tempi: luci misteriose che di volta in volta si rivelavano essere satelliti artificiali, bolidi o razzi di segnalazione, quando li si è visti ad occhio nudo, oppure riflessi nelle lenti delle fotocamere dei cellulari o quando sono apparsi a sorpresa nelle fotografie.

L’anno era iniziato infatti con una nuova ondata di avvistamenti dei satelliti Starlink di Elon Musk, a formare lunghi “trenini” di luci che riempivano di stupore chi, ancora, non era a conoscenza della loro esistenza.

L’unico fatto originale dell’anno è stato forse il ritorno degli “UFO triangolari” che per un po’ si sono visti in tutti i cieli italiani, come nel caso delle luci a triangolo osservate nella zona del poligono di Monteromano con il conseguente tam tam su Youtube che, come gli altri social media, è stato uno dei canali preferenziali di diffusione delle notizie, ma più spesso delle “emozioni”, di avvistamenti ufologici.

https://www.ilfaroonline.it/2021/10/16/un-ufo-triangolare-avvistato-a-trastevere-lanalisi-del-caso/442127/

 

Intanto negli USA…

Come si diceva, nell’anno appena concluso gli UFO sono ritornati improvvisamente di moda grazie all’interesse mostrato dal Pentagono in seguito agli avvistamenti che negli ultimi anni hanno avuto come protagonisti i piloti di aerei militari statunitensi, spesso durante missioni di addestramento.

Dopo annunci ed attesa, il 25 giugno è stato reso noto il rapporto preliminare sugli UAP (Unidentified Aerial Phenomena) che i militari hanno presentato al Senato degli Stati Uniti.

Al di là della genericità delle affermazioni e dei dati riportati, l’affermazione di aver registrato più di cento casi ritenuti non spiegabili in termini convenzionali è stata generalmente letta come la definitiva certificazione della realtà del fenomeno UFO e – secondo alcuni un po’ più fantasiosi – della sua natura non terrestre.

Come però molti ufologi un po’ meno ingenui avevano pronosticato, finora la montagna ha partorito il topolino: il 23 novembre è stata infatti annunciata l’istituzione di un “gruppo di coordinamento per l’identificazione e la gestione degli oggetti aerei” (AOIMSG) con lo scopo di analizzare ed identificare gli oggetti volanti rilevati nelle zone aeree dedicate alle esercitazioni militari e più in generale di prevenire i rischi per la sicurezza del volo e per quella nazionale.

In poche parole il tutto sembra ricondotto a problematiche molto “terrestri”, a capire cosa ci può essere dietro ad intrusioni negli spazi aerei di interesse militare.

A differenza di quanto molti auspicavano – e speravano – siamo quindi molto distanti dal famoso Project Blue Book che dal 1951 al 1969 raccolse ed indagò migliaia di casi di avvistamenti UFO da parte di militari e soprattutto di privati cittadini. Casomai questa commissione fa tornare alla memoria i primi uffici di studio degli UFO, a cavallo tra gli Anni 4O e l’inizio dei 50, che si avvicinavano al fenomeno con la sola preoccupazione di trovarsi di fronte a qualche arma segreta straniera.

https://www.defense.gov/News/Releases/Release/Article/2853121/dod-announces-the-establishment-of-the-airborne-object-identification-and-manag/

Inoltre, trattandosi di una commissione che opererà nell’ambito dell’intelligence militare, si tratterà di un lavoro coperto da regole di segretezza molto restrittive e al pubblico finiranno per arrivare poche informazioni, lasciando purtroppo lo spazio per voci e illazioni come quelle che ancora circondano il fantomatico Advanced Aerospace Threat Identification Program (AATIP) sul quale un personaggio come Luis Elizondo ha costruito tutte le sue attività para-ufologiche.

E i militari italiani?

Volendo guadare a cosa succede nel nostro Paese nell’ambito degli interessi delle Forze Armate, a fine anno è stato reso pubblico il consueto report del Reparto Generale Sicurezza dello Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, che quest’anno ha raccolto 9 segnalazioni di privati cittadini, due delle quali facilmente attribuite ai satelliti Starlink. Sia da questa, sia dalle altri fonti a disposizione non emerge quindi nessuna similitudine con le osservazioni durante le esercitazioni navali USA, che finiscono per sembrare come un’anomalia nel pur articolato mondo ufologico.

http://www.aeronautica.difesa.it/organizzazione/loStatoMaggiore/organigramma/RGS/Oggetti%20Volanti%20Non%20Identificati/Documents/OVNI_202108.pdf

 

Il tempo dei complotti

In mancanza di fatti salienti è rimasto quindi spazio per le parole, spesso diventate chiacchiere sui social, non di rado a sfondo complottistico.

Anche nel 2021 si è infatti parlato molto di complotti, dai no-vax che insistono a negare l’epidemia e purtroppo ne muoiono, ai terrapiattisti che per loro fortuna rischiano solo la derisione, seppure pesante, fino ad arrivare a coloro che insistono col dire che la Terra è in mano ad extraterrestri “rettiliani” che insieme ai poteri forti ci comandano a bacchetta e leggono i nostri pensieri. Senza dimenticare quelli che – ancora oggi – vedono costruzioni su Marte e sulla Luna ma al tempo stesso negano che l’uomo ci sia mai stato.

Proprio su questo argomento, di stringente attualità, Paolo Toselli, nella sua attività di studioso ed esperto di leggende contemporanee, ha pubblicato il volume Complottismi (Editrice Bibliografca) che si occupa dei meccanismi che, partendo dalla sfiducia nella scienza e nelle istituzioni, portano a immaginare gruppi occulti di potere, in combutta con forze demoniache o razze aliene. Nel libro non mancano infatti i riferimenti ai complotti di ambito extraterrestre che hanno accompagnato la storia dell’ufologia fino dai suoi albori.

https://www.letture.org/complottismi-paolo-toselli

 

Per il CISU un altro anno di lavoro

Come già per il 2020, anche lo scorso anno il lockdown ha portato  la nostra comunità ad avere più tempo da dedicare all’ufologia e così, registriamo – piccolo fatto positivo in un altro anno negativo – un incremento delle attività di raccolta, catalogazione della casistica ed avanzamento dei vari progetti di ricerca del CISU.

Nel corso del 2021 sono state molte le occasioni di incontro virtuale fra gli studiosi e i collaboratori del Centro Italiano Studi Ufologici:   oltre all’assemblea degli iscritti si sono tenute altre dieci riunioni periodiche di aggiornamento e due incontri dedicati all’approfondimento di argomenti specifici (l’indagine su un complesso caso di abduction, un incontro di formazione su “Indagine, raccolta, archiviazione, catalogazione, analisi dei casi di avvistamento”).

Infine è stato tenuto in modalità virtuale “da remoto” anche il nostro 36° convegno annuale che è stato dedicato – volutamente in controtendenza – agli avvistamenti tratti dai nostri archivi, al trovare e riscoprire quei casi che dovrebbero essere sempre il nostro principale focus di interesse.

Un modo, anche questo, per rispondere al clima di “follia” collettiva di questo periodo: noi, che nella scienza crediamo, cerchiamo una spiegazione razionale che possa farci comprendere quali siano i meccanismi che portano a mal interpretare fenomeni sociali o naturali, nella speranza che tutto questo serva sempre più a studiare nel migliore dei modi l’affascinante fenomeno degli Oggetti Volanti Non Identificati.

 

Nuovo statuto e nuovo direttivo del CISU

L’assemblea degli iscritti al Centro Italiano Studi Ufologici ha eletto un nuovo consiglio direttivo il 3 dicembre 2021.

Nel corso dell’annuale assemblea di soci e collaboratori per l’approvazione del bilancio, è stato approvato un nuovo testo dello statuto e del regolamento, per adattare la struttura del CISU  alla nuova normativa sulle associazioni.

Nella stessa occasione, come avviene con cadenza biennale, è stato eletto il consiglio direttivo per il periodo 2021-2023, nelle persone dei soci Andrea Bovo, Arcangelo Cassano, Paolo Fiorino, Gian Paolo Grassino, Edoardo Russo. Presidente è stato confermato Gian Paolo Grassino.

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Nella foto in evidenza: un momento dell’assemblea.

Nelle foto piccole: Andrea Bovo, Arcangelo Cassano, Paolo Fiorino, Gian Paolo Grassino, Edoardo Russo

Flap di avvistamenti sulla Sicilia

di Antonio Rampulla e Salvatore Foresta оставить заявку на ипотеку

 

In gergo ufologico si parla di “flap”, per indicare una concentrazione di avvistamenti  in una certa zona e in un arco temporale ristretto.

La sera dello scorso 7 aprile, tra le ore 20.30 e 20.40, un insolito spettacolo luminoso si è presentato agli occhi di molti, increduli  (in alcuni casi  spaventati) testimoni che si trovavano in varie località della Sicilia, e che si sono rivolte al Centro Italiano Studi Ufologici e ad altre associazioni.

La cosa è subito balzata agli occhi degli inquirenti locali del CISU era la notevole somiglianza nelle descrizioni del fenomeno osservato: quasi tutti riferivano di avere osservato un oggetto luminoso, “come una nuvoletta”, con a sinistra un altro oggetto più allungato, muoversi lentamente in sincronia da ovest verso est.  In alcuni casi gli oggetti sono stati anche fotografati e filmati.

Vediamo in sintesi alcune delle testimonianze pervenuteci.

A Gela (CL), ore 20.30, I. T. si trova in compagnia della sua ragazza, quando entrambi notano un oggetto che presenta una luce più grande e un’altra più allungata in basso. A primo impatto pensano trattarsi di un drone militare, anche se da l’idea di essere molto grande e non emette nessun tipo di rumore. Escludono invece l’ipotesi di una cometa, in quanto il bagliore emesso pare di natura artificiale.

A Sommatino (CL), ore 20.30, dal balcone di casa D. G. vede due strani oggetti volare assieme. Uno sembra emanare un fascio luminoso, come quello di una torcia, e accanto c’è una luce simile a una barra luminosa. L’andamento degli oggetti non è veloce, ma dopo un po’ il testimone non ha visto più niente a causa di nuvole.

A Catania, ore 20.30, G. B. si accinge a chiudere il balcone quando nota in cielo una grossa luce diforma non definita, che si muove in modo regolare  verso sud-est. Davanti ad essa il testimone nota una fila di luci, circa 13-15, tutte molto vicine e in fila tra loro, che precedono la luce più grande. Dopo alcuni secondi le luci scompaiono per ricomparire poi nello stesso punto.

A Priolo Gargallo (SR), ore 20.33, un testimone nota un oggetto luminoso che è come avvolto da una specie di nebbia, sebbene il cielo sia limpido. Si tratta di una luce principale di forma sferica accompagnata a poca distanza da una luce secondaria, come un’asta orizzontale luminosa. L’oggetto sembra abbastanza vicino al testimone e si muove molto lentamente senza produrre alcun rumore. Allontanandosi, l’oggetto è quasi scomparso all’interno della sua stessa “nube”.

Ancora a  Catania, ore 20.40, A. I. si trova nei pressi di casa sua quando da lontano, verso nord, vede una luce che ad un certo punto viene coperta da qualcosa che il testimone all’inizio ritiene   una nuvola, anche se nel cielo si vedono solo stelle. In seguito la luce lentamente dà l’impressione di venire verso il testimone e sembra essere la parte finale di un’enorme “cosa” dalla grandezza paragonabile ad un elicottero, di forma quadrata, con davanti un collegamento ad un’antenna rettangolare. L’oggetto vola a pochi metri sopra i palazzi ed è silenziosissimo.

Un “oggetto misterioso” si è dunque fatto un  giretto sopra la Sicilia centro-orientale quella sera? Forse un anticipo delle “clamorose” rivelazioni annunciate dagli Stati Uniti per il mese di giugno?

Niente di tutto questo, purtroppo.

Sono bastati pochi controlli da parte del effettuate dal coordinamento regionale siciliano del Centro Italiano Studi Ufologici per risalire alla causa di tutte queste segnalazioni.

Si è trattato infatti dell’ennesimo lancio (per la precisione: il centesimo) di un Falcon 9 Space X con il relativo carico di satelliti Starlink da mettere in orbita, avvenuto il 7 aprile alle ore 12.34 locali (le 18.34 in Italia) dalla base di Cape Canaveral (missione “Starlink L23”).

Gli oggetti che i testimoni hanno immortalato nelle loro foto e nei filmati non sono altro che l’ormai noto “trenino” dei satelliti, seguiti a pochissima distanza dal secondo stadio della navetta Falcon 9, che circa due ore dopo il lancio  (orario che coincide con le varie osservazioni sopra descritte) sono stati osservati da varie regioni italiane.

A tal proposito ecco la testimonianza(non ufologica) riferita da Massimo Martini, appassionato di astronomia e astronautica sul sito “Alive Universe“: “Circa due ore dopo il lancio è stato possibile osservare, anche da gran parte dell’Italia, il passaggio del ‘trenino’ dei satelliti, seguiti a pochissima distanza, dal secondo stadio. Ho avuto la fortuna di poter assistere al passaggio e riuscire a vedere bene l’accensione del motore Merlin per l’uscita programmata dall’orbita dello stadio. Un vero spettacolo al quale abbiamo assistito io e mia moglie per la prima volta, molto emozionante!”

Ancora una volta dunque gli Starlink sono responsabili di segnalazioni ufologiche, com’era accaduto in particolare nella primavera dello scorso anno e come abbiamo avuto modo di riferire.

L’invasione degli UFO è quindi rimandata.

Fonti:

https://www.spacex.com/launches/;

https://www.heavens-above.com/StarlinkLaunchPasses.aspx;

https://aliveuniverse.today/flash-news/missioni-spaziali/5329-100esimo-lancio-spacex-dalla-florida

https://www.forumastronautico.it/t/2021-04-07-falcon-9-block-5-starlink-23/37514/23

 

Iscrizione CISU 2021

Il Centro Italiano Studi Ufologici ha lanciato la consueta campagna iscrizioni per il 2021, 36° anno di attività.
Il CISU è infatti un’associazione culturale, basata sul volontariato dei propri iscritti. Chiunque sia interessato ad un approccio razionale e scientifico al problema UFO può contribuire.
Esistono vari ambiti nei quali ciascun iscritto può partecipare, più o meno attivamente, a seconda delle proprie inclinazioni e disponibilità: indagini su segnalazioni di avvistamento locali, ricerche d’archivio, aree specifiche di approfondimento e studio, di solito in coordinamento con i responsabili locali dell’associazione.
Esistono gruppi di lavoro e diverse mailing list di collegamento fra gli iscritti interessati o attivi su tematiche specifiche. I principali progetti di catalogazione e ricerca in corso sono indicati qui
Dal 1986, il CISU organizza annualmente un convegno, che a volte è aperto al pubblico ed a volte riservato agli iscritti (l’ultimo in forma tradizionale si è tenuto a Bologna nel 2019, mentre quello del 2020 si è svolto da remoto su Zoom Meeting il 5 dicembre scorso; l’elenco dei precedenti è consultabile qui).
Da 35 anni il Centro Italiano Studi Ufologici pubblica una rivista (attualmente semestrale) che, senza lasciare spazio al sensazionalismo, offre una panoramica ragionata dello studio ufologico in Italia e nel mondo, ed è affiancata da una collana di monografie (Documenti UFO) e dai libri tecnici pubblicati dalle Edizioni UPIAR. Agli iscritti è inoltre riservata la circolare “Notizie CISU” che riporta le attività in corso da parte dei soci e dei collaboratori.
Gli iscritti al CISU hanno poi diritto ad uno sconto del 15%-20% sull’acquisto di tutti i libri pubblicati o distribuiti sul sito UPIAR Store.
Lo statuto e il regolamento del Centro Italiano Studi Ufologici sono consultabili qui e qui.
Il Manuale di metodologia d’indagine ufologica è scaricabile qui.
Il codice etico del CISU è pubblicato qui.
Per fare domanda di iscrizione basta scaricare e compilare questo modulo, e restituircelo a mezzo e-mail (cisu@ufo.it), fax (011545033) o posta ordinaria (CISU, casella postale 82, 10100 Torino).

Nuovo direttore per il MUFON

mirziamov.ru David MacDonald torna all’incarico di direttore  del Mutual UFO Network, la più grande organizzazione ufologica americana.

Il comitato direttivo del MUFON ha diffuso il 15 luglio un comunicato per informare dell’estromissione dal suo vertice di Jan Harzan, a seguito del suo arresto avvenuto il 3 luglio (ma reso noto dalla polizia californiana solo il giorno 14) per reati sessuali.

Imprenditore nel settore aeronautico nell’Ohio, MacDonald era già stato direttore dell’organizzazione dal gennaio 2012 all’agosto 2013, prima che l’incarico passasse ad Harzan, un ingegnere informatico californiano, che l’ha mantenuto negli ultimi sette anni.

L’arresto di Harzan (per tentato adescamento di minorenne) ha destato scalpore non solo nell’ambiente ufologico ma anche sui mass media (fra gli altri, Newsweek negli USA, il Sun in Gran Bretagna), non solo in America. La filiale francese del MUFON, diretta da Pascal Fechner, ha addirittura sospeso le attività.

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Nella foto in alto: David MacDonald

Nella foto al centro: Jan Harzan

 

Fulmine globulare nel cielo di Reggio Emilia? No



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Articolo di Paolo Toselli e Roberto Labanti

Nella prima mattinata di mercoledì 3 giugno 2020 Reggionline – Telereggio, testata locale di Reggio nell’Emilia, sotto il titolo di “Prima i fulmini, poi una sfera rossa nei cieli” ha pubblicato un video (di provenienza sconosciuta, ma presumibilmente realizzato martedì 2 giugno, ad un orario imprecisato; il video disponibile non è quello originale, ma il frutto di una conversione da altro formato realizzata alle 09h10m57s del 3) col seguente breve testo:

Curioso e raro fenomeno ieri sera. Diverse le segnalazioni arrivate, comprese le immagini che vi mostriamo. La sfera si è mossa lentamente verso il basso fino a “spegnersi”.

Su Facebook il link, postato alle 09h16m della stessa mattina sulla pagina dell’emittente (con circa 32.800 followers) è stato ampiamente condiviso, a Reggio e fuori Reggio. Secondo i dati raccolti da Crowdtangle, su quel social network all’11 giugno aveva ottenuto 3.863 interazioni (2.173 reazioni, cioè “Mi piace” e cose simili, 631 condivisioni, 879 commenti). Di queste solo 363 (rispettivamente 149, 43 e 171), poco meno del 10%, sono sul post originale.

Su Instagram, invece, dove il profilo di Telereggio conta circa 9.850 followers, il post con un fotogramma del filmato ha ottenuto (sempre all’11 giugno) 430 “Mi piace” e 15 commenti.

Il filmato (della durata complessiva di 30 secondi circa) mostra, su un panorama rurale con un’illuminazione crepuscolare, una sfera biancastra (un effetto, probabilmente, della saturazione del sensore, a causa dello stimolo troppo luminoso) circondata da un alone rossastro in lenta discesa. Dopo 20 secondi circa, mentre si notano alcune illuminazioni del cielo prodotte da lampi, la sfera dà l’impressione di rimpicciolirsi d’improvviso e scompare spegnendosi. Sulla destra dell’inquadratura si nota un traliccio dell’alta tensione.

Purtroppo la privacy di Facebook non ci permette di seguire i commenti di tutte le condivisioni. A scorrere quelli accessibili sembra chiaro che, come  affermato nella caption del video, il fenomeno sia stato osservato da diverse persone (ad esempio qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui o qui) senza però che la natura del mezzo faciliti il recupero di informazioni utili alla ricostruzione dell’evento (uno di noi è riuscito comunque a contattare direttamente una testimone che ha collocato il fenomeno, descritto come più rosso di quanto appaia in video, intorno alle 22 del 2 giugno). In un commento su Instagram, S. P. (di Reggio Emilia), invece, dopo aver ipotizzato che “qualcuno si è divertito con un razzo di segnalazione…” racconta che “[…] dopo il primo ce n’è stato un secondo…senza fulmine…” ma non è chiarissimo se abbia o meno osservato dal vivo il fenomeno.

Il comportamento del fenomeno che si osserva nel filmato, infatti, ha fatto pensare a molti ad un “razzo a paracadute” producente luce rossa, un segnale di pericolo solitamente utilizzato in mare.

Non così per tutti però.

Nelle ore seguenti, il video in una versione dipendente da quella di Reggionline è stato pubblicato dapprima, in mattinata, anche sulla pagina FB del Centro Meteo Emilia Romagna sotto il titolo di “Fulmine Globulare a Reggio Emilia | 02-06-2020 e con la seguente caption

Un’insolita sfera rossa è comparsa ieri nei cieli di Reggio Emilia dopo i temporali

Si tratterebbe di un FULMINE GLOBULARE, un fenomeno raro e non ancora del tutto compreso

poi, in serata, sulla pagina FB Tornado in Italia; in questo ultimo caso il titolo era più cauto, “Possibile fulmine globulare”, mentre meno cauta era la descrizione:

Habemus il primo video di un fulmine globulare girato in Italia? Forse sì!

Ci scusiamo per la qualità, probabilmente il video è stato scaricato e caricato diverse volte, e purtroppo non è stato possibile risalire all’autore. In ogni caso, il possibile fulmine globulare, è stato visto ieri sera a Reggio Emilia durante il temporale. A prima vista le ipotesi sembravano essere tante, successivamente però siamo riusciti a risalire a due altre persone che hanno visto il fenomeno, ed abbiamo escluso altre possibili cause, tra cui anche la presenza di un drone. Ovviamente, non abbiamo la certezza che si tratti del raro fenomeno menzionato, ma, forse per la prima volta, le probabilità sembrano essere buone.

Fino all’11 giugno, nel primo caso (una pagina con 61.446 followers), il video ha ottenuto 1.133 reazioni e 180 commenti; nel secondo caso (una pagina con 59.738 followers), le reazioni sono state 510, 89 i commenti, per 169 condivisioni.

Concentriamoci su quest’ultima, una pagina a livello nazionale. Tra i commenti: molti collegano il fenomeno al vicino elettrodotto, qualcun altro ricorda simili esperienze personali o riferite da amici e parenti, Il gestore della pagina precisa “come segnalano anche le altre persone, è stato fermo più o meno 15 secondi e poi è sceso verso il basso, spegnendosi”, per contrastare l’ipotesi di un razzo di segnalazione. Un altro azzarda l’ipotesi di “un flare lanciato da un jet”. Altri chiedono lumi sui Ball Lightings (in sigla BL), di cui sapevano poco. Un altro suggerisce di informare gli astrofili per verificare eventuale rientro in atmosfera. Anche qualche battuta scherzosa collegata al 5G. Un altro ancora avanza l’ipotesi della “lanterna cinese, usata per i funerali” e qualcun altro ha dubbi sull’ipotesi BL. Uno solo ipotizza un bengala. Curiosamente nessuno ha tirato in ballo gli UFO (come invece è accaduto in commenti apparsi altrove).

Tra l’altro un utente, senza l’accompagnamento di un testo, posta il video di provenienza russa di un presunto BL che attraversa scoppiettando i binari di una ferrovia. Peccato che si tratti di un fake creato in computer grafica. Di fatto, le foto di BL sono veramente rare e ancor più i video. Forse se ne contano una decina o poco più in tutto il mondo.

Da decenni il Centro Italiano Studi Ufologici, riconoscendo l’importanza di questo particolare e ancora poco chiaro fenomeno naturale nell’ambito di uno studio scientifico degli UFO, ha costituito un progetto di catalogazione degli avvistamenti italiani di presunti fulmini globulari (in sigla BLITA), coordinato da  Paolo Toselli, che nel 2001 si è concretizzato nella pubblicazione di una monografia della serie “Documenti UFO” in cui sono esposti 184 casi accaduti a partire dal 1672. In collaborazione col fisico Renato Fedele, Toselli ha presentato in ambito accademico il progetto BLITA in un paper all’International Symposium on Ball Lightning tenutosi in Belgio nel 1999. Per l’Italia è da citare anche il lavoro svolto dal fisico Albino Carbognani che nel 2006 ha pubblicato presso Macro Edizioni il libro Fulmini globulari. Alla scoperta di uno straordinario fenomeno naturale, contenente fra l’altro l’elaborazione di 74 segnalazioni che si estendono in un arco temporale che va dal 1925 al 2004.

Esistono alcune affinità fenomenologiche tra fulmini globulari e alcuni casi UFO, ma al contempo molte sono le differenze, e un collegamento diretto, anche se ipotizzato da alcuni sin dagli albori dell’ufologia, non è ancora stato provato. L’unica certezza, sia per gli UFO sia per i fulmini globulari, è che la maggioranza dei casi può essere spiegata con errate interpretazioni di eventi che hanno ben poco di misterioso, come il caso di Reggio Emilia insegna.

La mattina del 4 giugno, infatti, fra i commenti del post FB di Reggionline ne è apparso uno di una residente a Coviolo, una frazione di Reggio Emilia a 4 km a sud-ovest dal centro cittadino:

[…] Semplicemente, un branco di i*** che hanno pensato bene di sparare un razzo segnaletico sul tetto di casa mia […].

Quella stessa sera. in un altro commento, un’altra persona (presumibilmente non indipendente dalla prima) ha confermato quanto descritto:

[…] ci siamo anche spaventati perché lo hanno sparato proprio a fianco di casa nostra e abbiamo sentito un rumore fortissimo…poi siamo usciti e abbiamo capito che erano solo un branco di *** […]

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Nell’immagine in evidenza: frame estratto dal video pubblicato da Telereggio.

Carl Feindt, l’altro “usologo”

di Marco Bianchini выдам займ от 18 лет

Esistono quelle amicizie che una volta erano definite “di penna”, con persone lontane, che non vedrai mai dal vivo e con cui non ha mai scambiato una sola parola.

Carl William Feindt era una di queste. Ci siamo scritti per anni e ci siamo scambiati decine e decine di casi di avvistamenti di USO. Già, perché proprio gli avvistamenti di Oggetti Sommersi Non Identificati era la cosa che ci accomunava e ci interessava.

Posso quasi dire che forse eravamo gli unici due ufologi al mondo che si erano specializzati sugli UFO nell’acqua e proprio per questo era nata tra di noi un’amicizia “di penna” per cui, non appena saltava fuori un caso nuovo, eravamo immediatamente in contatto e ci scambiavamo tutte le informazioni.

Ma chi era Carl W. Feindt? Fin da ragazzo era un appassionato di aerei tanto da divenire un cadetto della Civil Air Patrol. Dopo il diploma, ha studiato ingegneria aeronautica presso l’Accademia di aeronautica di New York City e dopo due anni di servizio nell’USAF è tornato alla vita civile, a causa di quelle che lui stesso ha definito «difficoltà familiari». Non ha però abbandonato la sua passione giovanile e così ha lavorato per oltre 30 anni nel servizio clienti di una grande compagnia aerea.

Dopo il pensionamento si è dedicato attivamente all’ufologia che, fino ad allora era stata solo oggetto di letture dai primi Anni 60. Sulla scia delle ricerche condotte a Jan Aldrich con il Project 1947, in circa otto anni Carl ha visionato i microfilm dell’Università del Delaware, coprendo in modo esauriente gli anni tra il 1923 e il 1967 e scoprendo circa 750 articoli relativi agli UFO, in quello che è il secondo stato più piccolo degli USA.

In seguito ha iniziato ad interessarsi agli avvistamenti di UFO che emergevano o si immergevano in acqua, creando di lì a poco l’unico sito web specialistico al mondo su questo argomento (www.waterufo.net).

Carl W. Feindt è poi apparso nei documentari TV di History Channel Deep-Sea UFO’s e Deep-Sea UFO’s Red Alert e ha presentato una conferenza dal titolo “Physical Influences of a UFO on Water” al Simposio del MUFON a Denver, Colorado nel 2006. Nel 2010 ha pubblicato il suo libro “UFOs and Water”, la cui seconda edizione ampliata e riveduta è del 2016.

Purtroppo, il fatto che il nostro fosse solo un contatto epistolare e che dopo la pubblicazione del libro vi fossero meno avvistamenti da segnalarci reciprocamente, ha comportato che negli ultimi tre anni, ci siamo scritti solo un paio di volte.

Carl è scomparso all’età di 81 anni il 21 aprile 2019, ma io purtroppo ho saputo la notizia solo alcuni mesi dopo.

E’ questo l’aspetto brutto degli “amici di penna”, degli ufologi con cui tutti noi collaboriamo e ci scambiamo materiale da anni. In realtà non sappiamo nulla delle nostre vite private, di chi siamo, cosa facciamo, dove viviamo viviamo esattamente. Poi un bel giorno si scopre da Internet che non ci siamo più e allora ci si rende conto che dietro all’ufologo, c’è una persona, con cui hai condiviso un pezzo della tua vita e che porterai sempre con te.

Adesso mi sento veramente solo a studiare i miei amati Ufo nell’acqua.

34° Convegno nazionale di ufologia: gli UFO del Pentagono: il caso del secolo o una nuova “grande illusione”? (Bologna, 23 novembre 2019)

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Nelle ultime settimane gli “UFO del Pentagono” sono diventati un argomento di grande interesse con articoli di rilievo su quotidiani e periodici, servizi televisivi ecc.

Ciò che ha catalizzato l’attenzione dei mass-media sono state le dichiarazioni della Marina degli Stati Uniti che hanno confermato la veridicità di tre filmati di oggetti ripresi negli scorsi anni da loro mezzi aerei e il fatto che i casi, in sostanza, siano rimasti “non identificati”.

Questi fatti sono però gli ultimi elementi di una catena di eventi che inizia ben prima e che vede coinvolti ambienti militari e politici statunitensi, commissioni segrete del Pentagono, enti privati molto attenti al business e un poderoso programma di comunicazione che ha ora usato come elemento centrale i filmati di cui oggi tanto si parla ma che sono di pubblico dominio da oltre due anni.

In realtà le discussioni, i dibattiti e le polemiche che si stanno sviluppando attorno a questi video e al reale coinvolgimento delle forze armate americane non  sono una cosa nuova, ma – anzi – il coinvolgimento della difesa degli Stati Uniti con le problematiche ufologiche risale ai tempi di Kenneth Arnold con le prime commissioni di studio ufficiali degli Anni ’50 e i primi sospetti su veri o presunti segreti occultati dal Pentagono.

Anche il parlare di casi “non identificati” non sembra una vera e propria novità. Avvistamenti e inseguimenti da parte di piloti militari, rilevamenti radar, velocità “impossibili”, ammissioni da parte dei portavoce dell’ U.S. Air Force:  tutti fatti che si sono ripetuti molte volte, da oltre sessant’anni, suscitando ogni volta la speranza degli appassionati che si stesse per arrivare alla “rivelazione della verità”.

C’è poi da considerare che negli ultimi anni c’è stato  un gran numero di rilasci di documenti ufficiali  sugli UFO da parte delle autorità di Paesi di ogni parte del mondo. In questi dossier non si fa difficoltà a trovare casi non identificati e di grande rilevanza, senza che questo abbia causato particolari conseguenze o clamori.

Cosa c’è oggi di nuovo e di diverso nei video della Marina USA e nei suoi comunicati? Siamo davvero di fronte ad un riconoscimento “ufficiale” del fenomeno UFO e dalla sua natura non convenzionale oppure ci troviamo davanti all’ennesimo fuoco di paglia, alla nuova “grande illusione” che la soluzione del mistero UFO sia finalmente dietro l’angolo?

Occorre piuttosto fare chiarezza sull’origine e sui contenuti di queste documentazioni e, soprattutto, su come questi casi siano usciti dal Pentagono. E’ poi necessario comprendere la natura di alcuni movimenti attorno a tutta la vicenda, che sembrano creati ad arte con finalità poco trasparenti.

Per approfondire questi argomenti è stato deciso di farne il tema centrale del prossimo convegno annuale del CISU che si svolgerà a Bologna sabato 23 novembre 2019. Si tratterà di un incontro di studio e discussione, riservato agli iscritti al CISU. Chi altri desiderasse partecipare può farne richiesta alla segreteria del Centro.

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Nell’illustrazione in evidenza: fotogramma tratto dal filmato ripreso da uno dei piloti della U.S. Navy.

Nell’immagine in centro articolo: come i giornali di tutto il mondo riportarono l’annuncio ufficiale dei clamorosi avvistamenti, rilevamenti radar, velocità impossibili e inseguimenti inutili da parte dell’U.S. Air Force nel 1965. Nil sub sole novi…